Spagna - Contro le rappresaglie dei carcerieri, solidarietà ai prigionieri in lotta

tradotto da precedente articolo, scritto dal giornale Totaka

sabato, 18 aprile 2009

Dal 1 di dicembre del 2008 fino al 16 di marzo del 2009 si sono susseguite in almeno 15 carceri dello stato spagnolo una serie di iniziative in solidarietà con le proteste che dall'anno 2007 si stanno realizzando in Italia contro l'ergastolo. I prigionieri facevano loro queste proteste denunciando gli ergastoli più o meno espliciti che ci sono nello stato spagnolo; condanne che sono più dure degli ergastoli previsti dai paesi europei dove questo esiste.

Sono stati più di 50 prigionieri quelli che in almeno 15 carceri spagnoli hanno portato avanti in modo differente le denunce: scioperi della fame,dell' aria,invio di lettere di protesta a diverse istituzioni e organismi statali come europei.

Sebbene queste mobilitazioni abbiano avuto un carattere simbolico e pacifico, le diverse istituzioni penitenziarie hanno deciso che queste proteste non dovevano avere spazio nei loro centri di carcerazione e hanno risposto come solo sanno fare , con la punizione e la repressione ,reprimendo per dare una lezione esemplare all’ attitudine ribelle e collettiva di questi prigionieri.

Queste rappresaglie principalmente sono state dirette per tagliare la comunicazione con l'esterno: censure irregolari della comunicazione scritta e orale, perquisizioni delle celle e dei prigionieri,sequestri di pubblicazioni, proibizione di visite di amici, trasferimenti e dislocamenti con falsi pretesti, prolungamento e/o cambiamento dell'indice di vigilanza, minacce,insulti e pressioni costanti da parte dei carcerieri,ecc.In molti casi i giudici di sorveglianza non si sono ancora pronunciati e le direzioni dei diversi centri penitenziari hanno deciso per conto proprio di mantenere le punizioni.

Non si può negare a nessuna persona, privata della libertà, il diritto ad esercitare delle proteste pacifiche, accusandole di alterare il buon ordine dei centri penitenziari, quando questo non è certo.

Lasciare al criterio e alla volontà della direzione di ogni centro penitenziario il limitare, anche se solo temporaneamente, la libertà di informazione e la libertà ideologica delle persone prigioniere

(decidendo che le pubblicazioni devono essere trattenute o che sono motivo per limitare la comunicazione e la vita di una persona), come in pratica succede, grazie ai metodi dei giudici di sorveglianza carceraria,lascia in pratica le persone private della libertà in una situazione indifesa e senza protezione.

Per questo motivo facciamo una chiamata a tutte le persone e organizzazioni antirepressive e solidali con le persone private della libertà, a manifestare nelle forme che credono più opportune (invio di cartoline, affissione di manifesti, presidi,spedizioni di fax ai vari organismi, lettere ai prigionieri ...) per porre fine a questa rappresaglia.

Disponiamo di manifesti e cartoline che si possono richiedere a questo indirizzo di posta elettronica (così come altre informazioni: indirizzi dei prigionieri, dei carceri, ...)

tokata@ateneoalmargen.org

Ven, 01/05/2009 – 00:15
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