Trento - Impediamo la costruzione della base di Mattarello

per maggiori informazioni: http://romperelerighe.noblogs.org/

english version below

Appello agli anarchici, ai libertari, agli antimilitaristi

Introduzione

Sull’importanza e la necessità di rilanciare la lotta antimilitarista in Italia non crediamo ci siano dubbi. L’esercito italiano ha le proprie truppe dislocate in ventuno paesi del mondo, il territorio in cui viviamo è letteralmente cosparso di servitù militari (basi NATO, USA, europee, italiane, postazioni radar, sottomarini nucleari, centri di ricerca, fabbriche di armamenti, ecc.), l’industria bellica italiana (Finmeccanica in testa) fornisce le proprie micidiali armi agli eserciti e alle polizie di mezzo mondo, e ci stanno abituando ad una crescente presenza di militari nelle città. Alla guerra esterna corrisponde (economicamente e socialmente) la guerra interna: condizioni di vita e di lavoro imposte sempre più con il terrore, militarizzazione preventiva dei territori, repressione del dissenso. Gli stessi dispositivi razzisti (deportazione di migranti, lager, aumento delle pene per i clandestini, legalizzazione delle ronde, ecc.) non sono separabili dal fatto che siamo in guerra. Operazioni neocoloniali, propaganda nazionalista, aggressioni fasciste, razzismo democratico, esercito nelle strade e rilancio del programma nucleare sono le meraviglie prodotte da un mondo che ci vuole portare – in righe ben allineate – verso l’abisso. Sappiamo tutti quali sono stati i limiti delle mobilitazioni contro le varie guerre (pensiamo anche alle recenti manifestazioni contro i massacri di Gaza): la macchina bellica non è stata inceppata. Avvicinare geograficamente e socialmente il problema della guerra, dando al militarismo nome, cognome e indirizzo (e agendo di conseguenza), è il solo modo per spezzare la complicità con i signori dello sfruttamento e della morte. Il progetto di costruire una base militare a sud di Trento è, da questo punto di vista, una iattura ma anche un’occasione: quella di una lotta senza compromessi contro gli ingranaggi della guerra. Riuscire ad impedire la costruzione di una base di morte (o, più modestamente, provarci con tutte le proprie possibilità) avrebbe una ricaduta positiva per tutti i compagni, non solo per noi. La china istituzionale del movimento di Vicenza – che ha portato quella che poteva essere forse la lotta più importante che c’era in Italia ad arrancare, dopo le manifestazioni internazionali, in una protesta democratica locale che, così com’è, non può avere sbocchi – è lì a dimostrare almeno due cose. Primo, che collaborando con le istituzioni non si ferma nessuna base. Secondo, che una critica pratica ai metodi istituzionali (intendendo per critica pratica la volontà caparbia di provare ad inceppare concretamente il militarismo, con altre prospettive e altri mezzi) dovrebbe essere un desiderio e un impegno per chiunque si batta contro lo Stato e il capitale. Siamo convinti che il movimento anarchico, libertario e antimilitarista reale abbia potenzialità inespresse. Che non stiamo facendo, per dirla più semplicemente, tutto quello che potremmo. Nelle note che seguono illustreremo il progetto della base militare di Mattarello, racconteremo quello che abbiamo fatto finora e quello che vorremmo fare in futuro. Diciamo fin da subito che le condizioni in Trentino per una lotta di massa contro la base di Mattarello non sono granché favorevoli, per ragioni che spiegheremo. Non ci facciamo illusioni al riguardo. Pensiamo però che, quale che sia il coinvolgimento raggiunto, sia necessario farsi carico in prima persona di ciò che si sostiene. Chissà poi che, vedendo degli individui che si battono con un minimo di capacità, anche chi è stato alla finestra finora non decida di partecipare alla lotta. Provare ad impedire la costruzione di una base militare è probabilmente il progetto più ambizioso e difficile con cui ci siamo confrontati. Per questo è molto prezioso il contributo (di critica, stimolo, suggerimento) di altri compagni. Questa avventura non la possiamo tentare da soli. Come chiariremo meglio più avanti, siamo disponibili a presentare questa lotta nelle varie città e situazioni in cui siano presenti compagni interessati: per riflettere assieme, per costruire una solidarietà attiva, per capire come intrecciare le varie lotte locali con la questione della base di Mattarello e della guerra. Non vogliamo essere complici di strutture di repressione e di morte: ecco tutto. Non abbiamo garanzie, pronti a ripetere a fine partita ciò che un ribelle francese disse ai propri giudici: “Le nostre disfatte non provano niente se non il fatto che eravamo troppo pochi per resistere all’infamia”.

La base militare di Mattarello

Governo e Provincia di Trento vorrebbero costruire, tra la concessionaria Dorigoni a sud di Trento e l’aeroporto di Mattarello, una base militare in grado di ospitare 1600 soldati di professione. Una base estesa su circa 30 ettari di campagna, un vero e proprio paese nel paese con alloggi, sala convegni, cinema, campi sportivi, officine, armerie, poligono di tiro, ecc., più un’area consistente (superiore al 30%) sottoposta a segreto militare. Per via del rischio di esondazioni dell’Adige, la cittadella militare verrebbe rialzata con migliaia di metri cubi di porfido, causa di emissioni nocive di radon: possiamo renderci conto dell’impatto ambientale di un simile progetto, calato sulla testa della popolazione. Ma senza trascurare l’aggressione al territorio (tutte le basi militari inquinano con solventi e metalli pesanti), i costi (si parla di almeno 400 milioni di euro) e i forti disagi creati ai suoi abitanti (convivere con 1600 soldati non è uno scherzo per via del controllo nel quotidiano, dei continui abusi, ecc.), il punto fondamentale è che una simile installazione serve ad uno scopo ben preciso: la guerra. Finanziando interamente la costruzione della base militare di Mattarello, la Provincia di Trento è l’unica Provincia italiana ad avere a bilancio una spesa di guerra. Per ampiezza, costi e caratteristiche (simili a quelle di un villaggio militare di tipo americano), la base di Mattarello è uno dei progetti italiani più importanti sostenuti dall’esercito. Teniamo presente che i soldati di stanza nelle attuali caserme di Trento hanno già partecipato a diverse operazioni di guerra (in particolare nella ex Jugoslavia). Inoltre, le truppe degli Alpini hanno e avranno un ruolo strategico in diversi conflitti che vedono o vedranno presente l’esercito italiano (pensiamo all’Afghanistan). Queste truppe trovano in Trentino un terreno ideale di addestramento. Benché l’accordo tra governo e Provincia di Trento risalga al 2002, solo nell’autunno del 2007 si è cominciato a saperne qualcosa di più. Come nel caso di altre grandi opere (ad esempio il TAV), si è aggirata ogni discussione persino nell’ambito formale del consiglio comunale e provinciale di Trento. Nessuna sorpresa.

Il contesto in cui si inserisce

Siamo un po’ tutti abituati a considerare il Trentino una provincia sorniona e periferica rispetto ai grandi progetti tecnologico-militari. Ebbene, il futuro prossimo ci costringerà a modificare radicalmente la nostra percezione. Siamo convinti che si stiano progettando e in parte già realizzando delle trasformazioni profonde delle nostre valli. Da una parte, le nuove e gigantesche infrastrutture. La linea ferroviaria ad Alta Velocità Verona-Monaco, l’inceneritore di Ischia Podetti, la base di Mattarello, “metroland” (180 km di gallerie per una rete di metropolitane di superficie). Dall’altra parte, gli intrecci tra l’esercito, la ricerca tecno-scientifica e la produzione industriale. Che rapporti esistono – ad esempio – tra la cittadella militare di Mattarello (che vorrebbero costruire a fianco di un aeroporto civile), il progetto di un centro di ricerca in Trentino della Finmeccanica (il più grande produttore italiano di armi, in particolare aerospaziali) e un nuovo stabilimento a Grigno della Forgital (ditta vicentina specializzata nella produzione di componenti aerospaziali, per lo più a scopo militare)? E ancora, che rapporti esistono tra la base di Mattarello, quella vicentina al Dal Molin e la Pi.ru.bi (l’autostrada Schio-Trento)? Senza contare che rimane aperto il progetto di un centro turistico per Marines nel Tesino e che una delle tratte all’aperto del TAV in provincia di Trento (la sola tratta, tra l’altro, in cui è progettata l’interconnessione con la linea ferroviara attuale) è prevista proprio di fronte alla zona individuata per costruire la base di Mattarello. Come si può notare, siamo di fronte a qualcosa di ben più ampio e inquietante di una semplice “razionalizzazione urbanistica”, come continuano a sostenere in modo grottesco sindaco e assessori di Trento a proposito delle “caserme di Mattarello”. Per quanto riguarda la ricerca tecno-scientifica, il Trentino sta diventando un importante terreno di conquista. Stanno assemblando i vari pezzi delle cosiddette tecnologie convergenti (facoltà di scienze cognitive a Rovereto, il centro Microsoft più importante d’Europa sulla bio-informatica vicino a Trento, nuova facoltà di biotecnologia e, da poco, un laboratorio di nanotecnologie – settore, questo, in cui è ben presente Finmeccanica). Sembra un mosaico degli orrori. Un ultimo esempio è che l’ex IRST (oggi Fondazione Bruno Kessler) sta lavorando, in accordo con l’università di Gerusalemme, alla creazione di un computer atomico le cui applicazioni sarebbero principalmente militari (dai vari ministeri della Difesa arrivano infatti i finanziamenti maggiori). Trentino: terra delle mele e dell’uva?

Finmeccanica in Trentino?

È di qualche mese fa la notizia di un dialogo per un accordo tra la Provincia di Trento e Finmeccanica (colosso italiano dell’industria militare). Si tratta di un progetto di ricerca, in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, nel campo delle cosiddette “energie alternative” e dei satelliti. Ma perché aprire una sede proprio in Trentino? Perché, come afferma il presidente di Finmeccanica, “qui le leggi potete farvele voi [il Trentino-Alto Adige è una regione a statuto speciale] e questa è una sicurezza per le imprese interessate a svilupparsi”. E Finmeccanica di affari e di sviluppo se ne intende. Posseduto per il 32, 45 % dallo Stato, questo gigante industriale è il primo produttore italiano di armi e il settimo a livello internazionale, con sedi in tutto il mondo, un organico di circa 60.000 addetti e un fatturato annuo che si aggira sui 15 miliardi di euro. Il gruppo è costituito da 19 imprese, tra cui spiccano leader europei nel campo della produzione di velivoli militari, come l’Alenia Aermacchi; di missili, come la MBDA; di artiglieria navale e terrestre, come la OTO MELARA; di aerei militari, come la Alenia Aeronautica. Il peso di questa multinazionale italiana è tale da aver condizionato tutte le manovre finanziarie in fatto di spese militari. La ragione non è poi così misteriosa. Un produttore di armi ha costantemente bisogno di nuove commesse e di nuovi campi di ricerca. Un produttore di armi ha bisogno di guerre per vendere i propri prodotti, di usare gli armamenti per rilanciare la produzione. E il mercato funziona, come dimostra il coinvolgimento di tutte le più grosse banche italiane e internazionali. Con l’investimento annuo di 1,836 miliardi di euro nella ricerca e nello sviluppo, Finmeccanica è all’avanguardia nelle tecnologie belliche e di controllo, specie quelle aerospaziali. Non solo. Assieme alla canadese Bombardier (un nome, un programma), Finemeccanica si è aggiudicata un’importante commessa per la costruzione di treni ad alta velocità. Guarda caso in Trentino vorrebbero costruire una nuova linea del TAV. I confini tra la ricerca civile e quella militare (pensiamo proprio ai satelliti, o anche alle nuove fonti di energia) sono estremamente labili. Nei laboratori high tech, d’altronde, chi controlla chi? Per questo viene automatico collegare un centro di ricerca di una società che fa della sperimentazione militare il proprio cavallo di battaglia (pensiamo alla costruzione di velivoli di attacco), con l’aeroporto di Mattarello e la base militare che vorrebbero costruirgli davanti. Teniamo presente che la Forgital ha vinto qualche mese fa, assieme alla torinese TCS Group, un appalto per produrre componenti per i cacciabombardieri F-135. Si tratta di cacciabombardieri concepiti apposta per poter decollare e atterrare anche su piccole superfici (proprio come l’aeroporto civile di Mattarello…).

A che punto siamo?

Per il momento, i lavori veri e propri per costruire la base non sono ancora cominciati: si parla del 2010 (da concludere entro il 2015). Sono però già cominciati alcuni lavori preliminari (sbancamento di una parte di meleti, costruzione di un terrapieno). Entro l’autunno del 2009 vorrebbero completare la recinzione dell’area (che costerebbe, da sola, più di 360 mila euro e che è stata assegnata alla ditta di Trento e Verona Nuova Bitumi s.r.l.). Non si è ancora conclusa la gara di appalto per l’assegnazione dei lavori veri e propri della base.

La mobilitazione contro la base

Sarebbe piuttosto lungo raccontare cosa è stato fatto finora. Ci limiteremo a sottolineare alcuni passaggi. Nel novembre del 2007 si svolgono, ad opera di alcuni abitanti, le prime serate pubbliche a Mattarello sulla questione della cittadella militare. La buona partecipazione spinge gli organizzatori a dare vita ad un comitato. Fin da subito partecipiamo alle iniziative (non al comitato) portando un chiaro contenuto antimilitarista e sostenendo la necessità dell’azione diretta. A giugno del 2008 le prime ruspe vengono fermate a Mattarello da un gruppo di oppositori e nell’area agricola nasce un piccolo presidio. Qualche giorno dopo il presidio viene sgomberato con la forza da polizia e carabinieri. In una quarantina finiamo in Questura, denunciati per una serie di reati. La sera stessa nasce a Mattarello un’assemblea contro la base militare, autonoma da partiti e sindacati, a cui partecipano circa 150 persone. Alcuni del comitato esprimono già le loro perplessità sulla pratica dei blocchi. Il giorno dopo viene di nuovo bloccata la strada davanti al cantiere in costruzione e poi si susseguono per diverse settimane varie iniziative (affissioni di manifesti, striscioni, presìdi, biciclettate di disturbo, incursioni in “convegni sulla pace”, ecc.). L’assemblea è fin da subito una spina nel fianco di disobbedienti e altri politicanti, che fanno di tutto per farla fallire (il motivo è presto detto: il metodo dell’unanimità non permette loro di far passare proposte semi-istituzionali a nome dell’assemblea). Si arriva comunque, non senza difficoltà, alla manifestazione del 4 ottobre a Trento, a cui partecipano circa 800 persone. Dopo averne parlato anche in assemblea, distribuiamo al corteo un volantino che invita, per il lunedì dopo, a bloccare i lavori a Mattarello. L’accordo è che nessuno si deve dissociare dalle iniziative altrui, anche se decide di non parteciparvi. L’esplosione di qualche petardo durante la manifestazione è il pretesto per attaccare gli anarchici. Il lunedì dopo il cantiere viene comunque bloccato per l’intera giornata da una cinquantina di persone (compagni ma anche studenti e altre persone conosciute al corteo). Sia il comitato che i disobbedienti si dissociano dal blocco. La rottura (che sapevamo inevitabile e salutare) avviene sul terreno della lotta. Apriamo un’assemblea antimilitarista settimanale a Rovereto con cui continuiamo, pressoché da soli, la mobilitazione (contestazione di convegni, un corteo organizzato assieme agli studenti medi, incontri pubblici, presìdi davanti alla Nuova Bitumi, partecipazione alle manifestazioni contro i massacri di Gaza con contenuti antimilitaristi e contro la base, ecc.). Pubblichiamo da giugno 2008 un foglio antimilitarista (“Rompere le righe”) che distribuiamo in ogni occasione utile.

La risposta sociale

Come già detto nell’introduzione, la risposta della “gente” alle varie iniziative di lotta non è stata ampia. Il terreno più favorevole è stato ed è senz’altro quello degli studenti medi. Il Trentino, come noto, non è una terra di grandi resistenze né di forti contraddizioni sociali. Aggiungiamo a questo il fatto che la vendita dei terreni a Mattarello (pagati profumatamente ai contadini) ha steso un forte velo di complicità tra gli abitanti del sobborgo e le istituzioni (quando il padre o lo zio o il cugino hanno intascato dei soldi in cambio del silenzio, è difficile che qualcuno, in un piccolo paese, alzi poi la voce contro un’opera che è stata fonte indiretta di guadagno). Le serate informative erano partecipate, ma con quest’umore di fondo: ormai è tardi. Le posizioni ambigue del comitato non hanno certo aiutato. La nota subalternità delle varie associazioni per la pace finanziate dalla Provincia ha fatto il resto (si può andare alla marcia Perugia-Assisi, ma è meglio non ricordarsi che un progetto di guerra… ce l’abbiamo in casa). Senza una comprensione più ampia, l’impatto ambientale della base tocca una popolazione molto più limitata rispetto, poniamo, al TAV (e infatti su quest’ultimo problema la risposta nei paesi è più significativa). Anche per questo abbiamo fin da subito insistito sull’aspetto etico (una struttura di morte) e sociale (militarizzazione del territorio, uso dei soldati anche per difendere le altre nocività, economia di guerra, ecc.), lasciando in secondo piano quello ambientale. Avendo sempre sostenuto che le azioni in piccoli gruppi e le lotte di massa non si escludono, ma, al contrario, si intrecciano, è logico che per noi la partita non sia affatto chiusa. I movimenti specifici (in questo caso quello anarchico e libertario) possono esercitare fino in fondo la propria spinta propulsiva, mantenendo il coraggio delle proprie idee e affinando le proprie forze. La lotta contro la base di Mattarello è in tal senso, per noi, un’occasione notevole.

Il nostro progetto

È, come abbiamo sempre sostenuto pubblicamente, impedire la costruzione della base militare. I mesi a venire saranno molto importanti. L’agitazione permanente sul problema della base, l’opposizione pratica a chi si vuole arricchire grazie alla sua costruzione (diffonderemo l’elenco delle ditte appena noto), l’allargamento e l’affinamento di una rete di contatti tra persone disposte a battersi. In particolare, stiamo pensando a due scadenze grazie alle quali valutare e verificare possibilità e prospettive pratiche: – un convegno antimilitarista internazionale a Trento per sabato 2 maggio – un campeggio di lotta in provincia di Trento per fine giugno. Nel corso del primo appuntamento vorremmo confrontare analisi ed esperienze tra lotte (italiane e non solo) contro la guerra esterna e contro la guerra interna. Nel secondo vorremmo rilanciare con forza l’opposizione senza compromessi alla base militare. Soprattutto in vista del secondo appuntamento, è importante per noi discutere nelle varie città con tutti i compagni interessati, di modo da oltrepassare l’ambito della solidarietà e della partecipazione ad iniziative già decise, per sperimentare insieme un progetto di lotta antiautoritaria contro l’esercito, braccio armato dello Stato e del capitale. La presenza di compagni solidali in alcuni momenti darebbe maggior forza alla nostra “propaganda antimilitarista”, mentre in altri sarà addirittura decisiva. La posta in gioco, come si vede, è alta. Faremo del nostro meglio per esserne all’altezza. D’altronde, senza progetti apparentemente “folli”, la vita e la lotta non ci appassionano.

febbraio 2009

anarchici di Rovereto e di Trento

navedeifolli@gmail.com

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Appeal to anarchists, libertarians, antimilitarists

Introduction

We have no doubts on the importance and need to revive the antimilitarist struggle in Italy. The Italian army has its troops dislocated in twenty-one countries in the world; the territory we live in is literally scattered with military servitudes (NATO, US, European and Italian bases, radar posts, nuclear submarines, research centres, armament factories, etc.); the Italian war industry (Finmeccanica above all) provides its lethal weapons to the armies and police-forces of half the world, while they are getting us used to an increasing military presence in the cities. The external war corresponds (economically and socially) to internal war: life and work-conditions imposed each time with more terror, preventive militarization of our territories, repression of any form of disagreement. The very same racist provisions (migrants’ deportation, lagers, increase of penalties for irregular migrants, legalization of citizens’ patrols, etc.) cannot be separated from the fact that we are at war. Neo-colonial operations, nationalist propaganda, fascist aggressions, democratic racism, the army in the streets and revival of the nuclear programme are the wonders produced by a world that wants to bring us into line, towards the abysm.

What have been the limits of the various no-war mobilizations (let’s think about the recent manifestations against the Gaza massacres), we all know: the war machine has not been jammed. To approach geographically and socially the problem of war – giving to militarism name and address (and acting consequently) – is the only way of breaking the complicity with the masters of exploitation and death.

The project of the construction of a military base in the south of Trento, from this point of view, is a misfortune but also a chance: the chance of a struggle without compromises against the gears of war. Succeeding in impeding the construction of a base of death (or, more modestly, trying to, with all one’s own possibilities) would have a positive relapse for all comrades, not only for us. The institutional slope of the “No Dal Molin” movement in Vicenza – that brought what could have been the most important struggle in Italy to trudge, after the international manifestations, into a local democratic protest without any exit – stands there demonstrating two things at least. First, that no military base can be stopped collaborating with institutions. Second, that a practical critic of institutional methods (meaning with practical critic, the obstinate will to try to jam militarism concretely, with other perspectives and other means) should be a wish and a commitment for anybody who is fighting State and capitalism.

We believe that the anarchist, libertarian and antimilitarist real movement has unexpressed potentialities. To say it straight out, we believe that we are not doing all we could do. In the following notes, we will illustrate the project of the military base of Mattarello, recall what has been done up until now and what we would like to do in the future.

Let’s say at once that, in Trentino, conditions for a mass struggle against the base of Mattarello are not that favourable, due to reasons that we will explain. We do not deceive ourselves in this respect. But we think as well that it is necessary – be the involvement reached what it be – that everyone carries on the burden of what she or he maintains. Who knows: seeing some individuals fighting with a bit of capacity, it may be that also who has stayed at the window until now, may decide to participate in the struggle.

Trying to impede the construction of a military base is probably the most ambitious and hard project we have faced until this moment. For this very reason, the contributions (critics, encouragement, suggestions) of other comrades are precious. We cannot face this adventure alone. As we will clearly explain later, we are willing to go and present this struggle where there are interested groups of people and comrades, to discuss possible initiatives for the construction of an active solidarity, understanding how to interlace different local struggles with the matter of the base of Mattarello and of the war.

We do not want to be silent parties to these structures of repression and death: that is all. We do not have guarantees either, ready to repeat at the end of the game what a French rebel said to his judges: “Our defeats do not prove anything but the fact we were too few to resist at the infamy”.

 

The military base of Mattarello

Italian government and local institutions would like to build, at the south of Trento, a military base which will accomodate up to 1600 professional soldiers. A base extended on about 30 hectares of land, a real town inside the town, with billets, conference hall, cinema, sports grounds, workshops, armouries, shooting-range, etc. plus a considerable area (more than the 30%) subject to military secret.

Due to the risk of flooding from the local river (Adige), the military citadel would be raised with thousands of cubic meters of porphyry,a cause of harmful emissions of radon.

We can realize the environmental impact of such a project, imposed on the population.

Without disregarding the aggression to the territory (all military bases contaminate with solvents and heavy metals), the costs (they talk of about 400 million euros at least) and the difficulties brought to its inhabitants (it is not a joke living together with 1600 soldiers, due to daily controls, continual abuses, etc.), the fundamental point is that such an installation serves a clear purpose: WAR.

The province of Trento finances completely the construction of the military base of Mattarello,this makes it the only Italian province to have in its budget military expenses.

For width, costs and characteristics (similar to those of an American-style military village), the base of Mattarello is one of Italy's most important projects supported by the army.

Let’s keep in mind that the soldiers stationed in the actual barracks of Trento have already participated in various war operations (particularly in ex-Yugoslavia). Moreover, the Alpini troops have and will have a strategic role in the different conflicts that involve or will involve the Italian army (for example, in Afghanistan). These troops have found in Trentino an ideal terrain for training.

Although the agreement between the government and the province of Trento dates back to 2002,only in autumn 2007 has this been common knowledege. As in the case of other big infrastructures (for example, the high-speed railway line), no discussion has taken place, not even inside the formal frameworks of the town and provincial councils of Trento. No surprise.

 

The context in which the project takes place

In Italy we are all a bit used to consider Trentino as a sly and peripheral province in regards of the big technological-military projects. Well, the near future will oblige us to modify radically our perception. As a matter of fact, we believe that deep transformations of our valleys are being projected and partly already in the make. New and gigantic infrastructures: the high-speed railway line from Verona to Monaco, the incinerator of Trento, the base of Mattarello, “metroland” (180 km of tunnels for a light surface-railway net). On the other side, there are connections between the army, the techno-scientific research and the industrial production.

What relationship exists between the military citadel of Mattarello (that would be constructed next to a small civil airport), the project of a research centre of Finmeccanica (the biggest Italian weapons’ producer, particularly aero-spatial) in Trentino and a new factory of Forgital (a company from Vicenza specialized in the production of aero-spatial components, mainly for military purpose)? Moreover, what relationship exists between the base of Mattarello, the base Dal Molin in Vicenza and the Pi.ru.bi (the motorway between Schio and Trento )? It is not all. In Trentino there is also a project of a holyday tourist-centre for US marines. It must also be considered that in the province of Trento, one of the very few outdoor sections of the high-speed railway line would be realised just in front of the area identified for the construction of the military base.

As it can be noted, we are facing something much broader and more disturbing than a simple “town-planning rationalisation”, as the mayor and the chairmen of Trento keep on asserting about the “barracks of Mattarello”.

Regarding the techno-scientific research, the region of Trentino is becoming an important land of conquest. They are putting together the different pieces of the so-called converging technologies (faculty of cognitive sciences in Rovereto, the European most important Microsoft centre on bio-informatics near to Trento, a new faculty of biotechnology and, last but not least, a laboratory of nanotechnologies – sector in which Finmeccanica is deeply implicated). To us it seems like a mosaic of horrors. Another fact is that the ex-IRST (actually Bruno Kessler Foundation) is working, in accordance with the University of Jerusalem, on the creation of an atomic computer whose application would be mainly military (the larger fundings arrive from the Ministries of Defence).

Trentino: the land of apples and grapes?

 

Finmeccanica in Trentino?

It dates back a few months the notice of a dialogue between the province of Trento and Finmeccanica (the Italian military industry’s colossus) in order to achieve an agreement about a research project, in collaboration with the Bruno Kessler Foundation, in the fields of so-called “alternative energies” and satellites. But why open a centre in Trentino? Because, as the president of Finmeccanica maintains, “here you legislate for yourselves (Trentino-Alto Adige is a special-statute region) and this is a guarantee for companies interested in their own development”.

When it is about affairs and development, Finmeccanica is a good judge.Owned for the 32,45% by the State, this industrial giant is the first producer of weapons in Italy and the seventh in the world, with factories all over the globe, a staff of about 60,000 employees and an annual turnover reaching 15 billion euros. Between the 19 companies that form the group, some stand out as European leaders in their respective fields of production: Alenia Aermacchi and Alenia Aeronautica (military airplanes), MBDA (missiles), Oto Melara (naval and land artillery).

Such is the weight of this Italian trans-national, that it has conditioned all the financial manoeuvres regarding military expenses. The reason is not mysterious, an arms’ producer needs constantly new purchases and new fields of research. An arms’ producer needs wars to sell its products, it needs the use of armaments to revive the production, and the market works, as the implication of all Italian and international biggest banks demonstrates.

With an annual investment of 1,836 billion euros in research and development, Finmeccanica stands in the forefront of war and control technologies, particularly the aero-spatial ones. This is not all. W+ith the Canadian Bombardier (a name, a programme), Finmeccanica has been assigned an important off-shore purchase for the construction of the high-speed railway lines. What a coincidence: in Trentino they would like to realize a new high-speed railway line.

The limits between civil and military research (let’s think about the satellites, or also the new sources of energy) are extremely failing. In the high-tech laboratories, on the other hand, who controls who? For this reason it comes automatic to connect the research centre of a company that has military experimentation as its favourite piece (let’s think about the construction of airplanes of attack) with the airport of Mattarello and the military base they would like to construct just in front of it. Let’s keep in mind that a few months ago Forgital has been allocated, together with the TCS Group from Torino, a contract for the production of components of cacciabombardieri F-135. These are conceived for the purpose of taking off and landing on small areas (exactly as the civil airport of Mattarello is…).

 

At what point are we?

 

At the moment, the real and proper works for the construction of the base have still not begun: it has been said it will begin circa 2010 (to be finished by 2015). Some preliminary works have started (excavation of part of the apple-orchard, construction of a terra-plain). By the autumn of 2009 they would like to complete the enclosure of the area (that alone would cost more than 360,000 euros and that has been assigned to the firm of Trento and Verona Nuova Bitumi Ltd.). It still has not completed the tender for the allotment of the base’s real and proper works.

 

The mobilization against the base

It would be quite long to state what has been done up until now. We will confine ourselves to underline some steps.

In November 2007 the first informative meetings on the question of the military citadel took place, organized by a group of residents. The good number of participants to those events convinced the organizers to create a committee. We participated from the beginning to the initiatives (but not the committee), bringing a clear antimilitarist content and backing up the need of direct action.

In June 2008 a group of opposers stopped the first bulldozers in Mattarello; in the agricultural area a small presidio arose. A few days later the presidio was cleared by means of force by the police. About forty of us were brought to the police-head-quarters, and denounced for a series of crimes. The same evening in Mattarello an assembly against the military base was born, autonomous from parties and trade unions, to which about 150 persons took part. Some participants to the committee expressed immediately their perplexities on the practice of the blockades. The following day the road in front of the building site was blocked again, and in the following weeks different initiatives followed one another (poster-sticking, streamers, presidi, critical mass, raids to “meetings on the peace”, etc.). The assembly represents from the beginning a thorn in the side of disobbedienti and other petty politicians, that try everything in order to make it fail (the reason is easy to say: the method of unanimity does not permit them to let pass semi-institutional proposals in the name of the assembly).

So, not without difficulties, we arrive to the 4th of October’s manifestation in Trento, to which about 800 persons took part. After having talked about it in the assembly, during the demonstration we handed out a leaflet inviting people to block the works in Mattarello the following Monday. The agreement was that nobody must dissociate from the others’ initiatives, even if he or she decides not to participate in them. The explosion of a few fire crackers during the manifestation represents the pretext for attacking the anarchists. The following Monday the building site was however blocked during the whole working day by about fifty persons (comrades but also students and other persons known at the demonstration). Both the committee and the disobbedienti dissociated from the blockade. The rupture ,that we knew was unavoidable and salutary, takes place.

We started a weekly antimilitarist assembly in Rovereto with which we kept on, almost alone, the mobilization (institutional conferences’ disturbance, a manifestation organized with high-school students, public meetings, rallies in front of Nuova Bitumi Ltd., participation to the manifestations against the Gaza massacres with antimilitarist and no-base contents, etc.).

Since June of 2008, we've been publishing an antimilitarist paper (called “Breaking files”) that we distribute in every useful occasion.

 

The social response

As already said in the introduction, “people’s” response to different initiatives of struggle mostly has not been wide. The more favourable ground has been, and surely still is, the one of high-school students. The region of Trentino is not a land of great resistances nor strong social contradictions. To this we add the fact that the land selling in Mattarello (paid dearly to the farmers) has laid a veil of complicity between the inhabitants of the suburb and the institutions (when the father or uncle or cousin have pocketed a considerable amount of money as exchange of silence, it is difficult that someone,especially in a small town, shall raise their voice against a work that has been indirectly a source of profits). The informative meetings were participated, but with this background it was too late. The ambiguity of the committee’s positions surely has not helped. The well known obedience of the various peace associations financed by the province has done the rest: one can go to the Perugia-Assisi peace march , but it is better not to remember that we have in our own home a war project.

Without a wider understanding, the environmental impact of the base would touch a much more limited population compared with, for example, the high-speed railway line (as a matter of fact on the latter problem the response in the villages has been more significant). For this reason, too, we have insisted since the beginning more on the ethical and social aspects(a death infrastructure, militarization of the territory, use of the soldiers also for the defence of other infrastructure of dubious utility, economy of war, etc.), than on the environmental ones.

Having always maintained that small group actions and mass struggles do not exclude each other, but, on the contrary, are plaited together, it is consistent that for us thestory is not concluded. The specific movements (in this case, the anarchist and libertarian ones) can exercise their propulsive imput until the end , keeping the courage of their own ideas and sharpening forces. In this sense, the struggle against the base of Mattarello represents, for us, a remarkable chance.

 

Our project

We intend, as we have always declared publicly, to prevent the construction of the military base. The forthcoming months will be very important.Our project is the permanent mobilitation on the problem, the practical opposition to those who want to enrich themselves with its realization (we will issue and circulate the list of the firms implicated as soon as known), the widening and refining of a net of contacts between persons willing to fight.

In particular, we are thinking of two appointments in the course of wich evaluate and verify together possibilities and practical perspectives:

an antimilitarist international meeting in Trento on Saturday May the 2nd

– a camp somewhere in the province of Trento at the end of June.

 

During the first appointment we would like to compare analysis and experiences between different struggles (in Italy and elsewhere) against external and internal war. During the second we would like to revive with strenght the opposition without compromise to the base .

Especially in view of the second appointment, it is important for us to discuss in various towns with the comrades that may be interested, in order to go beyond the precincts of solidarity and participation to initiatives already decided. The idea is to experiment together a project of an antiauthoritarian fight against the army: the armed hand of State and capitalism.

The presence of comrades accomplice with us ,in some moments would give more strength to our “antimilitarist propaganda”,in others it will be downright decisive.

There is much at stake, as it can be noted. We will do our best to act appropriatly to the situation.Still, we believe that without projects,even those to all appearances “silly”, life does not move us.

February 2009
Anarchists from Rovereto and Trento
navedeifolli@gmail.com

Sab, 28/02/2009 – 00:59
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