Udine - Violenza sessista e razzismo mediatico

riceviamo e diffondiamo:

UCCIDE IL FIGLIO E FERISCE LA MOGLIE
NOTE ANTISESSISTE

del Collettivo Makhno


«Uomo moldavo» uccide il figlio e ferisce la moglie per un «raptus di follia» e perché «in preda ai fumi dell'alcool».
Queste le espressioni che emergono dalle righe de «Il Quotidiano». Uno a caso. È lo stesso con il resto della stampa borghese.
Questo in merito all'ennesima violenza sessista che si è consumata martedì 26 novembre 2013 (all'indomani del teatrino istituzionale della Boldrini & co. per il 25 novembre) a Remanzacco, in provincia di Udine, dove un uomo, che da mesi picchiava la compagna, ha accoltellato moglie e figlio di 19 anni, uccidendo quest'ultimo. Ora la donna si trova in ospedale.
La nostra ferma condanna al femminicidio, alla violenza contro le donne e al sessismo non può però tramutarsi in razzismo e odio verso le vittime della psichiatria, come nella propaganda mediatica borghese. Insomma, l'uomo, qualificato nella seconda parola del sottotitolo del già citato pattume mediatico di mercoledì 27 come «moldavo», appare in qualche modo colpevole non perché violento verso la compagna, ma perché «moldavo». E il problema, a leggere tra le righe, non sembra il sessismo diffuso, ma la “salute mentale”. L'uomo, oltre che straniero, era anche un pazzo, vittima di un «raptus di follia»! Rinchiudiamo i matti, sono tutti criminali! Sembra di sentire Lombroso...
E l'alcool! Come poteva mancare! Come poteva mancare la demonizzazione e la criminalizzazione della sostanza anziché della cultura sessista che questa società produce. Così in qualche modo tutte le schiere di sbirri e militari, che si sono fatti belli come gli eroi del caso (ma gli eroi di cosa? Un ragazzo è morto e una donna, che gli sbirri avevano già visto precedentemente minacciare con un coltello dal marito, è in ospedale), possono legittimare la deportazione in questura di sedicenni perché bevono una birretta in strada in Piazza Libertà a Udine. Perché – vorrebbero farci credere – è giusto criminalizzare stranieri, vittime o magari future vittime della psichiatria e chiunque faccia uso di alcool fuori dai recinti dorati impostigli, se le violenze sessiste sono causate da un «uomo moldavo», un «raptus di follia» e dai «fumi dell'alcool».
Ci sembra di rileggere gli articoli razzisti che hanno fomentato i pogrom contro i Rom quando a Roma venne uccisa Giovanna Reggiani.
Ora, dopo il decreto “contro il femminicidio” di qualche mese fa, che trattava apposta la violenza contro le donne come fatto emergenziale piuttosto che culturale, e che in realtà serviva a reprimere la lotta in Val di Susa, ricominceranno gli strilli securitari, giustizialisti e legalitari di chi ora grida allo scandalo leggendo la cronaca delle violenze sessiste e dell'omicidio, e fra un minuto sfoglia pagina soffermandosi sull'immagine di una donna nuda esibita come merce per la pubblicità di qualche ingranaggio del mondo del produci-consuma-crepa-(e soprattutto)mercifica.
Condanniamo e condanneremo sempre le violenze di genere ed il sessismo – cancro culturale – che le genera. E condanniamo e condanneremo contemporaneamente la repressione, le norme securitarie, le telecamere, la psichiatria, chi strumentalizza casi come questo per aumentare il controllo sociale e soprattutto questo stato e questa società, intrinsecamente sessisti.
Sessista è lo stato! Sessista è chi molesta nella caserma di Bolzaneto, sessista è chi stupra nelle caserme dei carabinieri a Roma, sessista è chi stupra nei Cie, sessista è chi fa morire impiccata Alina nella caserma di Opicina, sessista è lo sbirro tolmezzino che spara alla moglie nel sonno, sessista è il militare che uccide Roberta Budai, sessista è chi manganella e palpeggia Marta in Val Susa. Sessista è lo stato!

Gio, 12/12/2013 – 22:09
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