Zoo di Basilea, soppressi due leoncini

fonte corriere.it

Uccisi due dei quattro cuccioli di leone nati da 43 giorni fa. La direzione: «Non c'è abbastanza spazio»

MILANO — Non avevano virus né malformazioni. Erano bellissimi, sembravano peluche. Ma per loro non c'era posto. Sabato lo zoo di Basilea ha annunciato di aver soppresso due dei quattro cuccioli di leone nati 42 giorni fa in quell'ambiente «in tutto simile a una savana », come scrive con orgoglio il sito zoobasel.ch. Il motivo: non c'era abbastanza spazio. Quel paradiso terrestre «a misura di leone» non poteva accogliere troppi nuovi ospiti. I due in eccesso, entrambi maschi, non sarebbero cresciuti «in condizioni naturali». E, appena diventati adulti, dicono gli esperti, avrebbero rischiato di morire brutalmente, uccisi dal capobranco. Così «sono morti dolcemente, senza soffrire». Non avevano nemmeno un nome. O almeno l'amministrazione dello zoo non l'ha comunicato, forse per non far affezionare troppo i visitatori.

Di certo l'11 giugno non si aspettavano così tanti cuccioli da un solo parto. È un fatto raro per una leonessa, almeno in un ambiente naturale. In cattività, invece, la fertilità delle leonesse sta crescendo in modo esponenziale: aumentano le gravidanze, e i parti plurigemellari sono sempre più frequenti. Per questo quando da Basilea hanno chiesto agli altri zoo se ci fosse posto per due cuccioli, si sono sentiti rispondere sempre di no: «Abbiamo lo stesso problema, non sappiamo dove mettere i nostri».

La gabbia dei leoni è uno dei fiori all'occhiello dello zoo svizzero. Gli animali hanno spazio per correre, per socializzare, per accoppiarsi al riparo dallo sguardo dei visitatori. Anche se la privacy non è totale, visto che quello che succede nelle zone «private » è filmato da telecamere nascoste che trasmettono le immagini in diretta sugli schermi fuori dal recinto. Le ragioni della «terribile decisione di uccidere degli esemplari» è spiegata in un comunicato, anche questo sul sito dello zoo. È tutto un problema di Lebensraum, di «spazio vitale». In più, il comunicato aggiunge un dato statistico: «Anche nella savana i cuccioli di leone nei primi due anni di vita hanno una mortalità molto alta: attorno al 50 per cento».

Impossibile tenere tutti gli animali nello stesso spazio, costringendoli a vivere un po' più stretti. I leoni sono «poligini», in ogni branco c'è un solo maschio adulto. Nella savana, quando i cuccioli maschi diventano autosufficienti se ne vanno per la loro strada. Oppure uccidono il capobranco (o è lui a ucciderli), anche se è il loro stesso padre. Troppo difficile mandare i due cuccioli a crescere in Africa, dove peraltro la specie è in calo preoccupante: l'ambientamento sarebbe stato complesso, e l'operazione sarebbe costata molti soldi. Sbagliata — almeno per la filosofia dello zoo — anche la politica del controllo delle nascite: «L'istinto alla riproduzione non può essere deviato, sarebbe andare contro le leggi della natura». Qui però il problema diventa più complesso. «Non mi sembra che programmare a priori le nascite sia meno legittimo che sopprimere vite a posteriori — commenta l'etologo Danilo Mainardi —. In fondo, vale anche per la nostra specie».

Lun, 23/07/2007 – 14:37
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