Nasce il comitato Oltrarnofuturo: contro il parcheggio in pzza del Carmine e non solo…

Nasce il comitato Oltrarnofuturo, a difesa del quartiere e contro il progetto del comune di Firenze di realizzare un parcheggio in piazza del Carmine, con tutto ciò che questo comporterà. Di seguito, dal blog del comitato, due parole sulla nascita dello stesso e sul perchè è giusto opporsi alla costruzione del parcheggio e ai “progetti” dell’amministrazione comunale.

protesta contro parcheggio Piazza del carmine oltrarnoL’Oltrarno è il quartiere storico di Firenze che si estende sulla riva sud del fiume Arno.

E’ ormai l’ultimo quartiere del centro storico a essere ancora vissuto dalla popolazione residente, in una città soffocata dalla speculazione.

Il quartiere è ancora vivo perché esistono restrizioni al traffico, i vincoli alle destinazioni d’uso rendono gli affitti accessibili a una popolazione spesso non facoltosa, ci sono piccoli esercizi rivolti ai residenti, una rete di asili nido e scuole di ogni ordine, alcuni presidi sanitari e due spazi pubblici importanti, Piazza Tasso e il giardino della Ludoteca Nidiaci.

Il Comitato Oltrarnofuturo è sorto per difendere e promuovere la vivibilità del quartiere; in questo momento gli sforzi sono concentrati in particolare su due fronti:

- la mobilitazione per impedire la costruzione di un parcheggio sotterraneo in Piazza del Carmine

- la difesa dello spazio della Ludoteca Nidiaci

L’Oltrarno – detto anche Diladdarno – è la parte del centro storico di Firenze che si estende sulla riva sinistra del fiume Arno.

Il patrimonio storico e architettonico del quartiere comprende siti come la Chiesa del Carmine – con la Cappella Brancacci, uno dei più importanti monumenti di tutto il Rinascimento -, la Chiesa di Santo Spirito e Palazzo Pitti.

Ma il quartiere ha anche una caratteristica che non si trova sulle guide turistiche.

Ovunque in Europa, i centri storici sono stati svuotati dei loro abitanti e trasformati in vetrine commerciali di giorno e divertimentifici di notte; i residenti sono andati a vivere in quartieri periferici, dormitori senza vita condivisa, spesso divisi per censo e quindi anche per gruppi etnici.

Nell’Oltrarno, invece, sopravvive un’intensa vita comunitaria: l’artista e l’impiegato vivono accanto al muratore, entrambi mandano i figli alle stesse scuole e entrambi comprano dagli stessi negozi di quartiere; e chi cerca un idraulico o un falegname, non deve andarselo a cercare sull’elenco telefonico.

Una percentuale molto alta dei residenti sono nati all’estero, magari in Inghilterra o in Cina, in Albania o in Giappone; ma la vita comune significa che non ci sono ghettizzazioni – il “problema dell’integrazione”, che preoccupa tanto il resto d’Europa, noi l’abbiamo risolto senza nemmeno pensarci. E’ un quartiere che vive senza paure: i delinquenti più temuti sono i misteriosi ladri di biciclette.

Questo miracolo sociale dipende da alcune cose molto concrete.

Ci sono pochi negozi-immagine, che farebbero salire i prezzi dei locali al pianoterra alle stelle obbligando artigiani e piccoli commercianti a chiudere.

Ci sono alcuni importanti spazi sociali, come Piazza Tasso e le ludoteche.

Il traffico, almeno di giorno e almeno teoricamente, è limitato a quello residenziale.

Ci sono scuole pubbliche di vario livello.

Se si toccano queste cose, la vita condivisa del quartiere morirà.

E tutte queste cose sono oggi minacciati. Anche da istituzioni che casomai dovrebbero prendere a modello l’Oltrarno.

La vita dell’Oltrarno è minacciata dall’incessante apertura di nuovi locali, dall’aumento del traffico di transito e a breve termine, dalla chiusura dei presidi sanitari e degli spazi sociali, dai tagli al sistema scolastico.

Questo è il motivo per cui l’Oltrarno, al di là diversità partitiche, etniche o religiose, si batte con tanto impegno su questioni che a prima vista possono sembrare diverse tra di loro: la salvezza dello spazio del Nidiaci, la lotta contro il traffico in Via dei Serragli, contro il parcheggio interrato di Piazza del Carmine e per non far chiudere l’ASL del Lungarno Santarosa.

Non è campanilismo, ma lotta per difendere un modello di civile convivenza.

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