Intervista a un (ex)studente del Capponi: a proposito di scuola e innovazione

Abbiamo intervistato un ex studente del Liceo Machiavelli-Capponi, tirando con lui un bilancio sul suo percorso scolastico e affrontando specialmente il tema dell’innovazione scolastica, sia per quando riguarda temi come la tecnologia nelle scuole, sia per i nuovi metodi di valutazione, Invalsi in primis.

Cinque mesi fa hai passato l’esame di maturità: potresti fare un bilancio dei tuoi 5 anni?
Non ne sono rimasto troppo convinto. La scuola non mi ha dato quello che mi aspettavo mi potesse dare. Appena arrivato ero veramente motivato, specie i primi anni. Poi, vuoi perché ho iniziato a maturare una coscienza critica rispetto al mondo in cui vivo, vuoi perché ho sviluppato altri interessi e in questo la scuola non mi ha minimamente supportato, ho finito per viverla come un peso…

La tecnologia ha avuto un peso nel tuo percorso scolastico?
Sicuramente. La scuola degli ultimi anni ha aperto forzatamente le porte alla tecnologia senza però saperla integrare in modo fluido ed efficace nelle dinamiche dell’insegnamento. Mi è sembrato che l’unione di didattica e tecnologia sia stata una fusione a freddo: gli insegnanti non hanno saputo e/o comunque non sono stati messi in grado di utilizzare al meglio gli strumenti tecnologici, non è stato dato loro il tempo di aggiornarsi. Ciò ha dato vita ad una tecno-didattica all’italiana che è un mix di un uso sbagliato della tecnologia e del peggio di ciò che ancora resta dell’ottima tradizione didattica italiana che in passato ha formato i vari E. Fermi, L. Geymonat, L. Russo, ecc.

Qualche esempio?
Beh l’uso delle email, dei pdf: Il prof. te li invia per il giorno dopo e chi si presenta che l’ha stampati e spillati è più “bravo” o quanto meno “simpatico” di chi magari non ha fatto in tempo a connettersi, o aveva semplicemente finito la cartuccia. In questo c’è anche un po’ di “classismo”, quanto meno si verifica una selezione che non ha niente a che vedere con l’apprendimento: non tutti hanno internet in casa o la possibilità di stampare, ma non per questo magari non hanno capito l’argomento.

La tecnologia viene usata quindi come sorta di “ricatto”?
Sì esatto in un certo senso sì. Spesso e volentieri, tra l’altro, viene usata perché “va usata”, non perché ce ne sia un reale bisogno.

Ritieni le conoscenze tecnologiche dei prof. sufficienti al ruolo che devono portare avanti?
Assolutamente no. Spesso loro devono fare quelli che usano (cioè devono usare) la tecnologia ma finiscono spesso con il chiedere a noi studenti come si fanno certe cose. Poi che c’entra, avere il pdf in email della lezione alla quale magari non si è potuti essere presenti causa malattia è comodo.

Tra studenti è diffusa l’abitudine di cercare su internet contenuti alternativi a quelli della scuola? Tutorial di matematica su youtube? Siti di esercizi ecc.?
Sì, ogni tanto sì, ma sai lì si paga dazio alla mancanza di curiosità che dilaga tra i giovani. È raro che qualcuno abbia sviluppato un attitudine a studiare su internet, la rete viene usata più che altro come fonte di sottofondi musicali mentre si fanno i compiti.

Si fa un gran parlare di INVALSI, tu che posizione hai in proposito?
Penso che non si possa ridurre la verifica di tutti i contenuti di tutte le materie a dei test. Se si guarda anche i test di lingua (i livelli europei dall’ A1 al C3 ma anche il Toefl) si noterà che la prova che ti fa passare l’esame non è basata su un semplice test ma viene richiesto un colloquio orale. Questo perché i test possono essere uno strumento, pur oggettivo, di verifica, ma andrebbero affiancati ad altri strumenti più tradizionali.

Oggettivo dici?
Beh sì, come strumento di verifica è sicuramente oggettivo, con questo non intendo giustificare gli INVALSI.

Eppure gli INVALSI sono test…
Sì ma sono test all’italiana: strumenti di verifica che vengono inseriti in una didattica che non li può contemplare, strumenti di verifica che verranno fatti con criteri bislacchi. Non è una questione pregiudiziale contro i test in sé che, ripeto, possono essere oggettivi e possono essere, al fianco di una prova orale, un buono strumento di verifica; è una presa di posizione verso questi “invalsi” che verranno organizzati da un manipolo di gente che con la didattica non ha proprio niente a che vedere.

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