Gli assassini della conoscenza: “Non promuoviamo i talenti, li educhiamo”

Poche righe pensiamo possano bastare per commentare questa notizia.
Il tono dell’articolo è come meravigliato, e quasi stentiamo a spiegarci il perché di tanta meraviglia. La scuola italiana, con rari casi fortunati che però non hanno fatto “sistema”, ha sempre avuto come programma il negare la scienza e la mentalità scientifica, il metodo scientifico non è mai entrato a far parte della valutazione scolastica (il recente dibattito idiota e strumentale sui i quizzoni “inV/Falsi” ne è una prova). Il prof. di Daniele, uno dei tanti boia del sapere che si aggirano per le classi degli istituti superiori italiani, ha potuto fargli lo sgambetto perché la materia Fisica è considerata “orale” e quindi non ci sono prove scritte, il che vuol dire che in sede legale Daniele non avrebbe argomenti; sarebbe la sua parola contro quella del boia, gli unici testimoni potrebbero essere solo gli studenti…
L’unico “metodo” di valutazione di molti insegnanti è l’invidia degli stessi nei confronti di chi ha più entusiasmo, più joie de vivre di loro: se l’obbiettivo di ogni buon maestro è quello di portare l’allievo a superarlo nella sua disciplina il ruolo che i prof. delle scuole italiane sembrano essersi dati è quello di pugnalare selvaggiamente l’entusiasmo, di amputare quella mano sempre alzata che magari vorrebbe porre una domanda, chiedere un “perché” in più, di mozzare qualche lingua biforcuta che con la sana ironia alla quale qualsiasi adolescente dovrebbe poter dare libero sfogo potrebbe piazzare la battuta sbagliata, o disegnare una vignetta di troppo su qualche prof. troppo ridicolo. E’ come se da quel Giuseppe Verdi che non fu ammesso al Conservatorio di Milano perché non era portato per la musica la storia non si fosse annoiata di ripetersi fino ad oggi.
Un’altra fondamentale qualità del corpo docenti è l’omertà: il preside della scuola si smarca, guardando in basso, facendo finta di non sapere; e questo “valore” viene trasmesso agli alunni i quali non scrivono una riga per denunciare l’accaduto, magari così facendo a giugno arriveranno alla…sufficienza.

Noi Daniele non siamo come te (del resto ognuno di noi è stato a suo modo un “giovane favoloso”; a 17 anni magari avevamo interessi esterni alla scuola ma chi per un motivo chi per un altro ci sentiamo vivi leggendo il tuo racconto. Continua così Daniele, ricorda “fatti non foste per viver nel #disagio ma per seguire il futuro e la scienza”, a loro non farci caso, sono dei poveri meschini, dei repressi: magari tra di loro c’è anche qualche 68ino che proprio perché non ha mai capito niente pensa di aver capito tutto! ti facciamo tanti in bocca al lupo, sicuri che, comunque andranno i tuoi prossimi tests nell’immediato futuro, proprio perché non eri “adatto” alla scuola italiana, sarai sicuramente adatto ad una vita da fuoriclasse.

Un caro saluto,
La Redazione CortocircuitO

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