Intervista a uno studente del Da Vinci occupato

Dopo il corteo di venerdì, varie scuole di Firenze hanno deciso di occupare per protestare contro la #buonascuola proposta dal governo Renzi. Una di queste scuole è il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, che ha deciso di occupare per il settimo anno di fila, in continuità anche con il lavoro svolto negli anni precedenti, ma portando anche novità: gli studenti quest’anno, nell’ottica di riappropriarsi degli spazi scolastici, stanno cercando di organizzare dei piccoli  lavori per rendere la scuola un posto per loro più vivibile, rimettendo apposto attrezzature sportive, banchi, porte, ridipingendo muri, pulendo il giardino…
Riportiamo in seguito l’intervista a uno degli studenti che stanno occupando la scuola in questi giorni.

Contro cosa nasce questa occupazione?

Politicamente protestiamo contro la riforma Renzi-Giannini, che comprende prima di tutto, la privatizzazione della scuola, con l’entrata dei privati nel Consiglio di Istituto; è dal 2008 che si sta procedendo con la privatizzazione e con i tagli, tagli che già viviamo con, ad esempio, orari di lezione ridotti per mancanza di fondi. Attraverso l’introduzione di un privato può esserci, secondo noi, una discontinuità in quella che è la cultura di tutti, perché magari un’azienda che finanza può fatturare e versare contributi alla scuola che variano di anno in anno, creando quindi possibilità diverse per i ragazzi che studiano di anno in anno. Un altro punto politico è quello degli insegnanti, che verranno valutati sul merito, ma non si capisce con che criteri e non è nemmeno chiaro da chi… se sarà la presidenza a farlo ciò porterà chiaramente a favoreggiamenti e competizione interna al corpo docenti. Il terzo motivo su cui ci siamo concentrati è appunto che la preside diventa a tutti gli effetti un dirigente statale, che può licenziare o assumere professori a su scelta.

Quali sono gli obbiettivi di questa occupazione?

Quest’anno stiamo cercando di creare molte assemblee di dibattito tra di noi, con rassegne stampa e confronti tra i quotidiani, assemblee tenute dai ragazzi stessi del liceo o molte assemblee di dibattito collettivo. Non mancano comunque le assemblee con i relatori, che oltre a toccare gli argomenti riguardanti la scuola cercano anche di affrontare temi importanti per la società in cui stiamo crescendo come l’omofobia. Vogliamo poi portare avanti alcuni lavori nella scuola, per renderla un posto nostro e per noi più vivibile.
Uno dei nostri scopi sarebbe quello di presentare la nostra #buonascuola su internet insieme anche ai professori e di firmarla come Liceo Scientifico Leonardo da Vinci… Comunque vada abbiamo ripetuto molto che l’occupazione non è soltanto un momento dove puoi fare la tua protesta e dove puoi fare informazione, ma è anche un posto dove c’è aggregazione, dove c’è socializzazione, dove si sta bene, dove soprattutto gli spazi li gestisci te, dove crei te le assemblee, crei te i dibattiti su cosa vuoi e soprattutto non c’è il ricatto del voto di mezzo, poiché noi qui siamo tutti sulla stessa linea e anche se tendiamo a essere noi del collettivo a  proporre le cose, qui siamo tutti alla pari e nessuno di noi può imporsi sull’altro o viceversa.

Da cosa è venuta la volontà di portare avanti dei “lavoretti” nella scuola?

Perché la scuola comunque vada è qualcosa che ci appartiene, secondo noi, ed è qualcosa che ci apparterrà anche in futuro, Alcuni genitori di studenti che venivano in questa scuola da giovani ci dicevano che prima non era così, era tenuta molto meglio. Abbiamo quindi realizzando che se tutti ci impegniamo, facendo anche un minimo, la scuola potrebbe migliorare molto. La vorremmo più a posto, quindi si prova a fare qualcosa, organizzando delle collette e spendendo subito i soldi raccolti per rimettere apposto quello che possiamo. Sappiamo che dovrebbero essere lavori di cui si dovrebbe occupare la Dirigenza, o forse qualcuno anche sopra la Dirigenza, ma da Roma non sono arrivati soldi quest’anno e tutti gli organi che dovrebbero occuparsene se ne fregano completamente.

Non avete paura che occupare per il settimo anno di fila rischi di far diventare l’occupazione un’abitudine e non più una forma di protesta?

Un’occupazione per il settimo anno di fila, in un momento storico del genere io non la ritengo assolutamente inutile, in quanto, magari non ci può essere una riforma vera e propria nella scuola ma ci sono così tanti altri problemi, dalla crisi agli abusi di potere, passando dalla privatizzazione delle scuole, che come dicevo prima è al centro della nostra protesta fin dal 2008. Poi comunque vada è un lavoro che è stato portato avanti da sette anni e non vedo perché si dovrebbe interrompere, non c’è nessun motivo in questo momento storico per interromperlo e sono io a dirlo in primis in quanto cinque anni di occupazione mi sono serviti in tutto, come ho anche detto in assemblea, sono cresciuto e mi sono divertito di più in cinque settimane di occupazione in cinque anni che in tutti gli altri mesi durante le lezioni: quello che ti dà l’occupazione non te lo dà nient’altro, secondo me. Mi ha fatto crescere sotto un punto di vista politico, prima di tutto, dandomi un senso critico, non solo all’interno di un dibattito politico, ma anche verso quello che faccio tutti i giorni, in tutte le azioni, e non intendo mangiare e vestirmi, ma intendo in tutto dallo studio ai rapporti con gli altri; mi ha dato un modo di pensare che prima non avevo e spero che tutti gli altri possano condividere la mia stessa esperienza perché appunto mi ha formato tanto.

Nelle occupazioni c’è un cambiamento rispetto agli anni scorsi?

C’è un cambiamento perché quest’anno la protesta è meno sentita: quelle uscite fino a ora sono linee guida che sappiamo dove andranno a parare, ma rispetto ad anni precedenti in cui la riforma era già approvata era diversa. L’occupazione viene vissuta molto, però, come un momento per riprendersi gli spazi e per renderci protagonisti. Comunque come modo di pensare e condurre l’occupazione non è cambiato, le modalità sono sempre le stesse, i pensieri sono sempre i soliti e gli ideali pure.

Vedi differenze tra chi ha già fatto un’occupazione e chi è arrivato ora in questa scuola?

Si, spesso le persone arrivate nuove non sono interessate, avendo visto dall’esterno sei anni di proteste e nessun cambiamento realizzato. La mia risposta è sempre che è ovvio che non è l’occupazione di una scuola a cambiare le cose, ma almeno è un messaggio in quella che è la società al giorno d’oggi, che ti priva di sempre più cose. Rinunciare è sbagliato, perché così ti fai sottomettere più di quanto sei già sottomesso. Sto provando a spiegarlo ai ragazzi più piccoli, ma è difficile e questa cosa mi fa paura: ho l’impressione che quelle entrate ora nelle scuole superiori stanno iniziando a essere le generazioni della tecnologia “completa”, cresciuti fin da piccoli con cellulari e computer e questo fa sì che siano spesso focalizzati su come ci si fa vedere, come si appare tramite internet e i social network e non come si è nella realtà e spesso queste cose si contrappongono. Ciò tende a creare persone false… o forse sarebbe meglio dire un po’ sole perché appari in un modo e poi sei tutto in un altro. La speranza è che anche l’occupazione, pur essendo solo una settimana, possa togliere l’apparenza data dai social, perché le persone qui si conoscono realmente e socializzano in maniera sincera.

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