Brasile – La sindrome di Stoccolma di Dilma Rousseff

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UNA VITTIMA DELLA DITTATURA MILITARE HA ACCAREZZATO LA MANO CHE ARMÒ I SUOI AGUZZINI”
(Jacques Gruman)

Si è da poco conclusa la visita della presidente Dilma Rousseff negli Stati Uniti. In un momento di grave crisi economica (e politica) la visita ha avuto l’obbiettivo di ampliare gli scambi commerciali tra i due paesi e riconquistare la fiducia degli investitori stranieri in Brasile.
La presidente Dilma Rousseff ha incontrato, oltre al presidente Obama, imprenditori del calibro di Rupert Murdoch, banchieri e rappresentanti di grandi fondi di investimento. Lunedì scorso, la presidente Dilma, ex “guerrigliera valente”, arrestata e torturata ai tempi della dittatura militare brasiliana, appoggiata e patrocinata dagli USA, ha voluto incontrare anche Henry Kissinger… e non si è limitata a volerlo incontrare, ne ha teso le lodi…

A questo proposito pubblichiamo la lettera di Jacques Gruman, noto intellettuale brasiliano di sinistra

Signora Presidente,

Seguo con interesse la sua visita al Grande Fratello del Nord. La vedo a suo agio quando s’incontra con grandi imprenditori, contropartita necessaria al malumore permanente quando è costretta a fare politica e a dare chiarimenti al popolo brasiliano. Qualsiasi apprendista commesso viaggiatore sa quanto sia importante sorridere a potenziali clienti. Pertanto, presidente, sorrida a chi vede nel Brasile un terreno fertile per succhiare altre risorse dai lavoratori. Loro ingrasseranno statistiche e contribuiranno a migliorare gli indici di popolarità. Chissà, daranno una mano per far guadagnare al Brasile un posticino permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?

Ora, detto tra noi, non era necessario esagerare con le adulazioni. Incontrare uno dei più grandi genocidi del ventesimo secolo e trattarlo come “persona fantastica con grande visione globale”? Dichiarare di aver avuto “una conversazione ispiratrice” con uno degli assassini più sanguinari della storia, produttore efficiente di despoti (compresi quelli che ordinarono la sua tortura e quella dei suoi compagni), con un politico cinico e astuto? Perdoni la franchezza, ma dire questo di Henry Kissinger è equivalente a lodare l’ufficiale Anselmo, il colonnello Brilhante Ulstra, il commissario Sérgio Paranhos Fleury. Tutti uniti dallo stesso legame di sangue innocente versato. (ndt. il riferimento è a noti torturatori del regime militare brasiliano)

Chi ha memoria corta, e non credo che sia il suo caso, forse non ricorderanno chi è questo vecchietto novantenne, dalla faccia bonaria. Kissinger possiede un curriculum di crimini da rendere i peggiori mafiosi dei miseri dilettanti. Nel libro ben documentato (La sentenza Kissinger, Editore Boitempo), Christopher Hitchens fa una lista, probabilmente incompleta, delle barbarità del signor K. Egli è colpevole di ciò che segue:

* La morte di circa 600.000 civili in Cambogia e 350.000 nel Laos, risultato dei bombardamenti da lui ordinati durante l’amministrazione Nixon.

* La morte di almeno 500.000 civili in Bangladesh. Kissinger portò gli Stati Uniti a sostenere e armare il generale Yahya Khan per il colpo di stato del 1971.

* Progettazione e cospirazione che ha portato al rovesciamento del governo di Salvador Allende in Cile nel 1973. Il generale Pinochet, che prese il potere con il pieno sostegno della diplomazia nord-americana, guidò uno dei regimi più sanguinari e crudeli in America Latina. Durante un incontro alla Casa Bianca, Kissinger disse: “Non vedo perché dobbiamo sederci ad aspettare, visto che un paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo stesso popolo.”

* Supporto del generale Suharto nel genocidio di, almeno, 200.000 persone a Timor Est, a partire dal 1975.

* Pianificazione del colpo di stato militare che ha portato alla caduta, nel 1974, del presidente eletto Mihail Makarios a Cipro.

Questa, signora Presidente, è la “persona fantastica”. Nel vedere le foto di voi due sorridenti e a stringersi la mano, sono diventato triste. Ho sentito le urla di chi è stato massacrato nelle catacombe delle dittature. Ho visto, con orrore, l’ombra dei corpi devastati dal napalm e dalle bombe a grappolo. Ho sentito l’indignazione dei popoli per l’arroganza imperiale, che ha portato solo miseria e disperazione. È questa immagine spettrale che aleggiava nella sua stretta di mano con il macellaio dai capelli bianchi. Mi dispiace che la rappresentante del mio paese debba piegare la colonna vertebrale fino a questo punto per non perdere buoni affari.

Faccia un buon e tranquillo viaggio di ritorno. Da parte mia, mi ricorderò della sua impresa in terra yankee: una vittima della dittatura militare che ha accarezzato la mano che armò i suoi aguzzini.

Riceva il mio abbraccio non accondiscendente.
Jacques Gruman

da “Il Resto del Carlinho (Utopia)” Il Brasile che NON vi raccontano.

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