Pisa: risposta indecorosa all’ordinanza per il decoro

Pisa, 5 giugno 2012: la giunta comunale emana un’ordinanza, valida dal 1 giugno al 30 settembre, che prevede il divieto di contrattare o concordare prestazioni sessuali a pagamento, di avere qualsiasi tipo di interazione con le prostitute e di assumere comportamenti o indossare abiti che “offendono la pubblica decenza e il decoro della città”

21 giugno 2012: in risposta all’ordinanza alcuni manifestanti sfilano in una slut walk per le strade della città ed entrano nel palazzo comunale (ecco com’è andata) per affermare la necessità di affrontare in tutt’altro modo la questione della prostituzione, non come problema in quanto tale, ma che lo diventa nel momento in cui si traduce in sfruttamento, costrizione, ricatto.

Condividiamo con i manifestanti la convinzione che quando si parla di prostituzione, si parla di lavoro e che il problema nasce dal momento in cui questo viene criminalizzato e dal fatto che vengano negati diritti e garanzie alle lavoratrici del sesso. Come dimostra quest’ultima ordinanza anti-prostituzione, la risposta delle istituzioni ai problemi legati al lavoro sessuale consiste di multe e divieti alle lavoratrici e ai clienti, interventi che criminalizzano e marginalizzano ulteriormente il fenomeno, con il risultato da una parte di generare una divisione sociale tra categorie legali e illegali di lavoratori, e dall’altra di aumentare il rischio di violenze e omicidi nei confronti delle prostitute stesse, fomentando così la paura e di conseguenza il controllo sociale. Piuttosto, come da anni suggeriscono gruppi organizzati di sex workers, il primo passo per l’autodeterminazione e la liberazione di lavoratori e lavoratrici è quello di legalizzare e regolarizzare il lavoro sessuale.

I contributi di Femminismo a Sud sul tema

Facebook

YouTube