Empoli – Addio all’università pubblica
Lo scorso 19 dicembre il ministro Profumo ha dichiarato che metà degli atenei italiani sono a rischio default grazie ad un insufficiente stanziamento di fondi da parte del (suo) governo. Gli effetti di queste politiche sono visibili già oggi, come documentato dai casi dell’ateneo fiorentino e pisano. Strano però che a farne le spese non siano stati ne i baroni ne i loro figli, ma piuttosto i lavoratori e gli studenti delle classi più disagiate. Il costo dei tagli all’istruzione più che ricadere sul “futuro dell’Italia” o altri concetti astratti, segue gli interessi dei potenti e plasma la realtà universiaria in questo senso. In questo quadro non si arriverà – almeno per ora – ad una fine del mondo accademico, piuttosto a un suo storpiamento; di seguito il comunicato dei cobas del pubblico impiego, che denuncia la situazione a Empoli:
Cosa sta succedendo nel Polo Universitario di Empoli, sede distaccata dell’Università degli Studi di Firenze?
Nel maggio 2012 viene costuita A.RE.A. s.c.r.l. (Azioni per la rete accademica), società a capitale misto pubblico-privato. Ne fanno parte Il Circondario Empolese Valdelsa (59%), la Camera di Commercio (20%), l’Università di Firenze (5%), la Asl 11 (5%), la banca di Credito Cooperativo di Cambiano (7%), il Gruppo SeSa (1%), il Gruppo Bitossi (1%), Berni (1%) e Sed (1%).
Ad A.RE.A. faranno capo i seguenti corsi di laurea: urbanistica e pianificazione territoriale e ambientale, ottica-optometria, scienze tecnologiche e chimiche, pianificazione e progettazione della città e del territorio.
Tutti d’accordo: il Rettore dell’Università di Firenze, il Direttore del(l’ex) Circondario Empolese Valdelsa, il Comune di Empoli (che percepirà affitti per i locali).
Nessuno ha trovato strano che corsi universitari su materie quali materiali ceramici e vetro, chimica e tecnologia delle acque, ecologia recupero e riciclo dei materiali vengano finanziati da aziende che operano, direttamente o indirettamente nel settore. Come se i corsi di Scienza dell’Alimentazione fossero cofinanziati da McDonald’s o da Barilla.
Nessuno ha trovato strano che la Banca di Credito Cooperativo di Cambiano finanzi anche progetti universitari (a livello culturale è “solo” presente nella Fondazione Teatro del Popolo di Castelfiorentino che gestisce il Museo Be.go, il Teatro del Popolo e il Cinema Mario Monicelli, ha rilevato il Fondo Fotografico Bastianoni, finanzia pubblicazioni, mostre, premi letterari etc.), ovviamente in nome della sua innata “generosità” e non per condizionare le pubbliche amministrazioni del territorio.
Le Amministrazioni gettano soldi pubblici in spese inutili (Tav, rappresentanze, incarichi dirigenziali etc.), poi affermano che mancano i fondi e, da un lato, tagliano i servizi ai cittadini, dall’altro spalancano le porte ai privati.
Ribadiamo il nostro NO all’ingresso dei privati nella cultura e nell’istruzione. L’Università e l’insegnamento devono restare pubblici, liberi ed indipedenti da condizionamenti politici ed economici.
Cobas Pubblico Impiego