Livorno: 5 ex precarie Coop si raccontano

Da Senzasoste :

Ci chiamiamo Raffaella, Valentina, Barbara, Graziella e Francesca. Siamo 5 lavoratrici livornesi della Coop, da tanti anni. Ci hanno sempre chiamate “stagionali”, ma in realtà noi abbiamo lavorato in tutti i periodi dell’anno, non solo nelle “stagioni”. Abbiamo sostituito colleghe in maternità, in aspettativa, in ferie o in malattia, arrivando a lavorare anche 9-10 mesi all’anno con contratti a termine che scadevano e ci venivano rinnovati di continuo. E’ così da tanto tempo, visto che i nostri ingressi in Coop iniziano dal 2003.

Per noi (e per i nostri affetti) le vacanze estive non esistono da anni, perché ci dicevano che ci chiamavano proprio per sostituire i dipendenti in ferie, ma nonostante questo ci siamo sempre sentite lavoratrici come i nostri colleghi e colleghe, perché eravamo sicure che prima o poi la nostra situazione sarebbe stata stabilizzata e avremmo ottenuto il tanto atteso contratto a tempo indeterminato.

Nel 2007 arriva una prima bella notizia: una nuova legge dice che chi raggiunge con la stessa azienda i 36 mesi di lavoro con contratti a termine deve essere assunto a tempo indeterminato. Noi i 36 mesi li raggiungiamo e li superiamo di gran lunga, ma l’azienda non ci assume. Evitiamo di andare dal giudice del lavoro perché la Coop continua a chiamarci al lavoro, e noi continuiamo a sperare nell’assunzione fissa.

Passano gli anni, e noi continuiamo a lavorare con contratti a termine che si susseguono l’uno dietro l’altro. A marzo 2012 arriva via telefono un’altra buona notizia: l’azienda ha firmato con i sindacati un accordo in cui è prevista la nostra assunzione a tempo indeterminato. Ci abbracciamo forte, piangiamo di gioia, è fatta! Poco dopo un’altra telefonata ci gela il sangue: l’accordo non prevede l’assunzione immediata ma dal 1 gennaio 2013. Ci abbracciamo (un po’ meno forte), piangiamo lo stesso, e ci convinciamo che la Coop manterrà sicuramente la propria parola.

Arriviamo a dicembre 2012. Alcune voci ci anticipano che l’azienda ci sta ripensando, ma noi non possiamo crederci. Non VOGLIAMO crederci. E invece poi arriva l’ufficialità: Unicoop Tirreno ci manda a casa. In un comunicato dicono che hanno delle eccedenze negli organici, però nello stesso comunicato dicono che l’impresa è forte e ben capitalizzata. E allora perché ci mandano via così? Perché non adempiono all’accordo? Perché non rispettano la legge?

I sindacati si indignano, fanno conferenze stampa, volantinaggi e uno sciopero. Ma l’azienda non si smuove e anzi precetta i lavoratori e poi ringrazia i non scioperanti tramite un comunicato sul giornale. Sembra che sia una guerra, ma in realtà noi non vogliamo nessuna guerra, vogliamo solo il nostro posto di lavoro. Quello che ci spetta, quello per cui ci siamo sacrificate per anni e anni.

Nella nostra stessa condizione ci sono altri colleghi e colleghe dentro Unicoop Tirreno, ci rivolgiamo anche a loro perché NON DOBBIAMO ARRENDERCI E DOBBIAMO CONTINUARE A LOTTARE per ottenere ciò che ci spetta. Ma per farlo dobbiamo essere tutti uniti.

Se sei arrivato in fondo alla lettura della nostra storia ti chiediamo di darci solidarietà tramite gli strumenti a disposizione di soci e clienti, ossia scrivendo dei “Dillo alla Coop” presso i punti vendita, oppure chiamando il Filo Diretto Unicoop Tirreno al numero verde 800 861 081 o scrivendo una mail all’indirizzo filodiretto@ unicooptirreno.coop.it. Grazie!

Raffaella, Valentina, Barbara, Graziella, Francesca

11 gennaio 2013

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