Inquinamento: Firenze batte tutti

Sono stati resi noti dati assai preoccupanti sull’inquinamento atmosferico nel territorio fiorentino: Firenze risulta addirittura aggiudicarsi il gradino più alto del podio per le emissioni di biossido di azoto. Di seguito pubblichiamo un articolo tratto dal sito di repubblica.

Firenze è la città più inquinata d’Italia per il biossido di azoto. A renderlo noto Legambiente Toscana che ha rivelato come nelle sole prime due settimane del 2013 a Firenze è stato sforato il limite delle polveri sottili già 11 volte. L’associazione ha così organizzato un ‘green flash mob’ in piazza Beccaria a nell’ambito della giornata nazionale intitolata ‘Mal’Arià. Allo slogan ‘Ci avete rotto le Bolle!’, attivisti dell’associazione, in tuta gialla e mascherina, hanno manifestato soffiando del fumo all’interno di alcune bolle di sapone, per sensibilizzare i cittadini contro i pericoli delle polveri sottili e dell’inquinamento atmosferico.

Secondo il presidente di Legambiente toscana Fausto Ferruzza “l’emergenza smog è una realtà quotidiana. A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM 10 e il PM 2,5. Nel 2012 Firenze, Lucca e Prato hanno maggiormente superato il bonus di 35 giorni previsti per legge”. In particolare, è stato ricordato, a Firenze la centralina in via Ponte alle Mosse ha registrato 68 giorni di sforamento. A Prato, quella in via Roma, ne ha contate 42 giornate. A questi dati si aggiungono anche quelli dell’ozono nei mesi estivi. I limiti previsti dalla normativa consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera.
Nel 2012 Lucca ne ha ‘collezionati’ 46 e Firenze 40. Per Ferruzza “in particolare tutte le città dell’area metropolitana toscana sono molto inquinate” e “sono al limite dell’allarme sanitario. I dati del 2012 sono inoltre in peggioramento rispetto all’anno precedente”. Per l’associazione ambientalista “le domeniche ecologiche e i blocchi del traffico servono ma quello che è più necessario sono azioni di medio e lungo periodo. Bisogna investire in maniera più decisa sulla cosiddetta mobilità dolce, ovvero più tranvie, più reti pedonali o ciclabili”.

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