Tav, autostrada, cemento, appalti e Pd a Firenze: un po’ di memoria storica

Pubblichiamo questo interessante riepilogo delle “iniziative” intraprese negli ultimi anni dalle varie amministrazioni in quota Partito Democratico. Dall’area di Castello, all’autostrada Signa-Prato, cosiddetta Bretella, dalla Linea 2 della tramvia al TAV. Ecco, in poche righe, quali sono i reali interessi portati avanti dal Pd e dai suoi “amministratori”, in barba alle proteste degli ultimi anni.

Da Mente locale della piana:

A MANCATA MEMORIA

Al Consiglio comunale di Firenze del 21 gennaio, il primo dopo l’avvio dell’inchiesta sulla realizzazione del sottoattraversamento di Firenze della TAV, era ovvio aspettarsi la contestazione degli attivisti NOTAV, che dopo anni di denunce, e dopo essere stati trattati come dei cerebrolesi dall’AD di Ferrovie Moretti e da simpatici esponenti del governo e del sottogoverno del PD, si potevano lasciar andare. Non era ovviamente presente il garrulo sindaco, tutto preso dalle conferenze stampa; non sia mai che un fatterello banale come l’inchiesta sulla TAV lo distolga dall’attenzione degli amati media. Però i cartelli in Consiglio comunale gli dovevano essere rimasti un po’ sul gozzo, perché il RenziMatteo s’è lasciato andare a due affermazioni assolutamente strepitose, sentite in diretta a Controradio (c’è il file audio, quindi non si può negare) che dicevano: 1) nulla di quanto hanno paventato i NOTAV a proposito della TAV si è avverato; 2) il Comune di Firenze i controlli li ha fatti davvero, anzi è l’unico che li ha fatti.
A parte il fatto che sulla pericolosità dello smaltimento dei materiali di scavo prodotti dalla famosa “talpa” Monnalisa (chi, chi mai gli appioppò un nome così? Se era vivo Leonardo, gli sputava addosso) i comitati civici contro il sottoattraversamento hanno condotto una battaglia giuridico-politica arrivata fino alle istituzioni europee; a uno che si è fatto eleggere sindaco di una città, ma gli scappa di fare il politico nazionale, per cui ai consigli comunali non viene più e gira tutta Italia per cavoli suoi, è chiaro che certe cose gli sfuggono. Così come gli sfugge il fatto che magna pars dell’inchiesta della magistratura riguarda sia i pericoli della salute derivanti dallo smaltimento dei materiali di scavo; sia che tale smaltimento, secondo le ipotesi di reato contestate, era gestito con infiltrazioni mafiose. Pazienza; glielo ricorderemo noi.
Quanto ai controlli fatti, c’è da sganasciarsi; e tutte queste cose avvenivano nonostante il fatto che tutti i controlli erano stati fatti? E a che cosa sono serviti, di grazia, tutti questi controlli? Ma ciò detto, riteniamo utile ricordare al distratto RenziMatteo alcuni recenti scandali relativi a grandi progetti voluti da queste parti. Certo, non sono tutti imputabili al Comune di Firenze né tutti alla di lui attuale amministrazione; però resta il fatto che tutte le volte che si è messo in piedi un progetto grosso o un’operazione infrastrutturale c’è stato un enorme spreco di denaro pubblico. Perché in futuro dovrebbe essere diverso?.. sull’inceneritore di Case Passerini… sul raddoppio dell’aeroporto di Peretola… sul nuovo stadio… e chi garantisce che non sarà così? RenziMatteo? Così come ci ha garantito sulla TAV? Senza contare il fatto che se poi qualcuno aveva l’ardire di dirlo ecco subito il politico trombonato del PD che ammoniva col ditino alzato che se si sosteneva questo, si aveva il dovere di andare dalla magistratura. Quante volte ce lo siamo sentiti dire dal ChiniAdriano, per dirne una. Poi, quando la magistratura arrivava davvero, questi qui però non erano mica contenti… Comunque ecco il promemoria.
1. Area di Castello, sotto sequestro dal novembre 2008, rinviati a giudizio due ex assessori comunali (Cioni e Biagi) assieme a altre 13 persone tra il presidente di Fondiaria-Sai, Ligresti. Sotto accusa ovviamente il piano urbanistico per l’area di Castello.
2. Autostrada Signa-Prato, cosiddetta Bretella, un’arteria (prevista) di 9 km. Un progetto a dir poco demenziale di collegamento tra la FI-PI-LI e l’interporto di Prato-Mezzana, al costo ridicolo di 196 milioni di euro (veniva 21 milioni e 777 mila euro a chilometro… se non è record del mondo poco ci manca). Nel 2006 la Regione, che nel 2004 ha dichiarato di pubblica utilità l’opera, la finanzia per 28,9 milioni di euro, che gli appaltori (la BTP, il colosso della cooperative rosse Consorzio Etruria, la Coestra spa), si divisero tra loro, e utilizzarono immediatamente per pagare i proprio debiti – si trattava di ditte avviate verso il fallimento: BTP utilizzò 14,5 per ripianare alcuni mutui verso Unicredit, Consorzio Etruria ci pagò i fornitori per 7 milioni e rotti, e Coestra ci coprì altri 7 milioni e rotti di chiodo con l’Anas. Chi fallì fu l’opera; nel 2011 la Regione chiese di recedere dal contratto e richiese indietro i soldi, tra le risate generali; e li aspetta ancora.
3. Linea 2 della tramvia. Novembre 2011, RenziMatteo, ancora lontano dalle candidature nazionali (e dal relativo trombamento), annuncia trionfante l’avvio a breve dei lavori della linea 2 della tramvia, che verranno rigorosamente completati entro 950 giorni. “noi garantiremo il rispetto dei tempi e faremo una massiccia campagna di informazione per i cittadini per spiegare l’avanzamento dei cantieri” proclama il futuro trombato nella solita conferenza stampa; ma era già distratto allora. Infatti gli appaltatori dell’opera sono i soliti Consorzio Etruria e BTP. Evidentemente l’esperienza della bretella non ha insegnato niente; o forse ha insegnato tutto. Pur di garantirsi l’affidamento dei lavori, il Consorzio Etruria, che ha acquistato la Coestra, ha stretto un patto con la BTP, impegnandosi a versare alla BTP un margine garantito di 18 milioni di euro, cifra che poi la magistratura giudicherà “di gran lunga superiore rispetto al possibile utile ricavabile dall’ esecuzione dell’ appalto”. Scontato il finale; Etruria si avvia alla bancarotta, che eviterà solo per il rotto della cuffia quando la magistratura ammetterà il Consorzio al concordato preventivo, nominando tre commissari giudiziali per gestire il passivo di 460 milioni di euro (un crack mica da ridere). Seguiranno azioni di responsabilità verso i vertici della società e nuove indagini penali. Ovvie le ripercussioni sui cantieri, tanto che RenziMatteo sentì il dovere di chiarire che i ritardi erano dovuti non all’Amministrazione comunale, ma alle ditte che erano fallite. Già, ma gli affidamenti ai futuri falliti chi li aveva fatti? Tra l’altro il Consorzio Etruria sarà un caso ma ricapita spesso nelle disgraziate operazioni urbanistiche della città di Firenze; tramite la consorziata INSO ha realizzato il nuovo Palazzo di giustizia; proprio quello da cui, qualche settimana dopo l’inaugurazione hanno cominciato a piovere mattonelle…
4. La TAV e la talpa. E siamo ai giorni nostri. Se c’è stato un reato annunciato, è stato proprio quello dello smaltimento. Che lo smaltimento delle terre di scavo, inquinate dagli olii lubrificanti della talpa e dalla bentonite, sarebbe stato un problema mica da ridere, i comitati civici l’avevano predetto proprio per tempo (anche se RenziMatteo s’era distratto). Già nel 2008, l’allora assessore regionale Conti aveva lanciato un appello all’allora ministro per l’ambiente Matteoli, osservando che se il materiale di scavo verrà classificato come rifiuto speciale, sarà difficile poterlo smaltire nei tempi previsti dalla legge per questo tipo di rifiuti nelle cave di Santa Brigida. Si mise così in moto la soluzione “legislativa” ai problemi ambientali della sospirata TAV fiorentina che ha portato dapprima alla analisi della SALI (la società costruttrice della talpa… le perizie insomma le faceva una parte in causa), poi alla relazione del geologo Gualtiero Bellomo (membro della commissione VIA del Ministero ma in precedenza coordinatore della segreteria provinciale PD di Palermo) secondo la quale le terre di scavo erano innocue, e infine l’attuale esecutivo con il DL 161/2012 a classificare le terre di scavo come rifiuti ordinari (classificazione contro cui i battaglieri comitati civici hanno combattuto una guerra senza esclusione di colpi). Il guaio è che Bellomo va sotto inchiesta della magistratura fiorentina per corruzione assieme alle ditte appaltatrici Nodavia, società costituita da Coopsette, il solito colosso delle cooperative rosse, che, secondo l’accusa, si valeva dell’aiuto di Maria Rita Lorenzetti, ex presidente PD della regione Umbria e poi catapultata alla presidenza di Italferr, una delle società delle Ferrovie (alla cui guida sta Moretti, ex sindacalista CGIL). Grazie al legame con Italferr, nell’ipotesi accusatoria, e grazie all’azione di Maurizio Brioni, dirigente della Cooperativa nonché consorte di Elena Montecchi, ex sottosegretario PD, Coopsette aveva messo le mani sull’appalto pur non avendo la necessaria solidità finanziaria. Al contrario, la Cooperativa riusciva a proseguire l’attività solo grazie a cospicui anticipi. Peraltro, proprio a causa del dissesto finanziario dei contraenti, proprio la qualità dei lavori era alquanto sgangherata; secondo l’ipotesi accusatoria, la famosa talpa era stata montata con guarnizioni scadenti, di modo che gli olii lubrificanti avevano inquinato molto più del previsto… Eppure qualche dubbio a qualcuno era venuto; il 19 gennaio 2013, nell’ambito dell’inchiesta, i magistrati Monferini e Tei avevano ascoltato come persona informata sui fatti un funzionario regionale, Fabio Zita, autore nel 2012 di un memorandum molto critico sulla classificazione delle terre di scavo come rifiuti speciali e sul progetto di stoccamento a Santa Brigida. Nell’ipotesi accusatoria, per evitare il pericolo che tali terre fossero classificate come rifiuti speciali (fatto che avrebbe dato una mazzata mortale all’intero progetto), si era realizzato un vero gioco di squadra tra aziende, controparti politiche e tecnici ministeriali per arrivare al risultato finale del DL 161/2012 di cui si è detto… fino a che la magistratura non ci ha messo il naso…
Può bastare? Ci fermiamo qui? E badate che non abbiamo parlato ancora di tante altre cose; la questione del Maggio Fiorentino e del nuovo teatro, la faccenda Quadra, e soprattutto la questione più grossa, anzi gigantesca: il Monte dei Paschi di Siena, di cui diremo una cosa sola (tanto il resto lo potete leggere in questi giorni sui quotidiani); per salvare MPS, lo Stato italiano è intervenuto con un prestito tramite sottoscrizione di bond per un importo di miliardi 3,9 di Euro. Avete letto bene: 8.000 miliardi di vecchie lire. L’equivalente di una manovra finanziaria. Non sappiamo se esista una stima effettiva, ma 4 miliardi sono più o meno il gettito che lo Stato si attendeva dalla prima rata IMU. Ecco a che sono serviti tutti i sacrifici di pensionati e lavoratori di questi ultimi due anni. Credevate che fossero serviti a diminuire il debito pubblico e a creare nuovi posti di lavoro? E alla befana ci credete? Ecco alcune cose che sarebbe utile ricordare. Non sappiamo se RenziMatteo se le ricorderà. Forse sarebbe meglio se le rammentaste voi… magari alle prossime elezioni.

Ps. per chi ama le figurine… ecco alcune figurine degli eventi citati:

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Figurina 1: l’allora sindaco Domenici con Ligresti nel 2011. Secondo le cronache dell’epoca, l’accordo definitivo tra i due fu perfezionato in una stanza d’albergo durante un tete-a-tete

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Figurina 2: il progetto della bretella con uno dei viadotti costruito direttamente sopra il Parco dei Renai (protetto dall’Unesco)

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Figurina 3: il tunnel del sottoattraversamento di Firenze nelle previsioni della banda del buco

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