Richard Ginori, raggiunto l’accordo

Ginori, è stato firmato dai Cobas l’accordo sindacale che prevede 73 esuberi su circa 300 lavoratori. L’assemblea dei lavoratori lo ha approvato ieri, a larga maggioranza. La prima fase della lotta termina così, con una parziale sconfitta. 37 persone, da accordo, dovranno essere ricollocate nei servizi in appalto, la portineria, la mensa, la logistica, etc. Altri verranno “accompagnati” verso il pensionamento.

Un vero ricatto, degno di Marchionne, ha portato a questo risultato. A gennaio il concordato preventivo è saltato in base a valutazioni pretestuose del tribunale, con una forte pressione esterna (tra gli altri, anche di CGIL e PD) perchè il marchio andasse ad un imprenditore italiano, a dispetto del numero di esuberi.

In seguito alla dichiarazione di fallimento da parte del tribunale, la base d’asta si è abbassata scientificamente e contemporaneamente è svanita la clausola sociale dal bando di vendita. Ad Aprile hanno fatto la loro comparsa i francesi di Gucci ed insieme a loro il ricatto occupazionale, 230 ricollocati, gli altri a casa, prendere o lasciare. I tempi molto ristretti assegnati per concludere l’accordo hanno aggiunto un ulteriore elemento di pressione sulla schiena dei lavoratori. Entro il 22 maggio bisogna firmare, altrimenti si torna tutti nel vortice dei tribunali! La Procura fiorentina sorprendentemente ha aperto un fascicolo per turbativa d’asta, ma, ha precisato, le indagini non riguardano Gucci. Non avrebbe stupito un’indagine del genere durante il concordato preventivo, ma ora? Ci guardiamo intorno, c’è un unico compratore, chi potrebbe turbare l’asta? La risposta è semplice, i lavoratori.

Alla fine i Cobas, i delegati realmente rappresentativi, hanno firmato, con un cannone puntato alla tempia. Nonostante la solidarietà espressa dal territorio sestese e dai tanti che si sono affacciati alla guardiania occupata dello stabilimento di porcellane, è mancato un momento di rottura sul territorio, che obbligasse padroni e istituzioni a scendere a compromessi con i lavoratori. La fase successiva della lotta non può prescindere dalla costruzione di legami stabili con altri lavoratori di altre aziende, pena l’isolamento costante di qualsiasi lotta per l’occupazione. A partire da coloro che verranno ricollocati in ditte esterne: bisognerà difendere anche le loro condizioni di lavoro.

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Tratto da: http://www.clashcityworkers.org

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