Bisogni educativi, diritti e doveri della scuola (in)disciplinata

È stato pubblicato dal Corriere Fiorentino di ieri un articolo a cura del “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità” sui BES (Bisogni Educativi Speciali). Già dal titolo l’impostazione del gruppo è chiara: “Per gli Studenti servono Disciplina e Specialisti non Decreti e Commissioni”. Chi volesse approfondire il loro retaggio ideologico può verificare dal loro sito come rivendichino l’aver contribuito tanto al background della riforma Gelmini quanto al tentativo di sopprimere sul nascere le proteste studentesche.

Parlando dei BES questo gruppo di pressione, finora ossequioso paladino della legalità, si è trovato nella sgradevole posizione si dover contestare una direttiva ministeriale. L’introduzione dei BES lo scorso anno sta infatti spingendo l’insegnante verso il difficile compito di presa in cura dei disagi e dei problemi educativi degli alunni, sopperendo così al mancato impiego di insegnanti di sostegno. Questa misura può essere oggetto di facili critiche, sia tecniche che sindacali: da una parte non si specifica sufficientemente, delegando all’impreparato consiglio di classe, chi e come può garantire i “diritti” dello studente bisognoso, dall’altro si gravano i docenti di un ulteriore, difficile, compito, chiaramente senza alcuna forma di compensazione.

Il Gruppo fiorentino cavalca il malcontento proponendo i loro soliti mantra: responsabilità, disciplina, merito. In questo modo deviano astutamente frustrazioni e possibili critiche verso il legislatore contro il più debole di turno, lo studente. Questi è infatti presentato come l’indisciplinato contro cui far valere l’autorità di chi comanda, salvo i rari casi in cui è necessaria la medicalizzazione dei suoi problemi con tanto di esperti nelle scuole, dai logopedisti fino ad arrivare ai neuropsichiatri(!). Questa nuovo appello all’autorità superiore, in una sfrenata corsa all’aumento dei doveri, non può però che tradursi in un circolo vizioso di premi e punizioni in cui stritolare docenti e alunni. La passiva sottomissione agli ordini del più forte spesso evolve semplicemente nel futile e astioso ribellismo contro il più debole.

Da parte nostra non vogliamo abbassarci a questa polemica fra diritti (garantiti sulla carta da un’autorità benevola, peraltro incapace di tradurli nella pratica) e doveri (di reazionaria memoria, dove il disaccordo con l’autorità diventa un’infamia o un sintomo di follia, a cui l’autorità, incarnata nel giudice o nello psichiatra, deve rispondere con la forza). Non vogliamo quindi dover scegliere fra disciplina e specialisti o decreti e commissioni: entrambe queste strategie rispondono al tentativo di fornire un palliativo contro il disagio reale che affligge i giovani.

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