Stabilimento Mtm di Livorno. Il sindacato cosa fa?

Da 9 giorni una buona parte degli operai  Mtm di Guasticce sono in presidio permanente all’interno dello stabilimento. Venerdì scorso hanno scoperto da un camionista che non vi sarebbero state più consegne di automobili e che probabilmente la fabbrica era a rischio chiusura. Subito dopo la notizia è partita la tiepida protesta.

Eppure sembra che a Cherasco in provincia di Cuneo (sede centrale della Brc) la notizia stesse girando da diverso tempo. E’ possibile che nessuno sapesse niente?

Il 28 di questo mese ci sarà il finalmente il secondo incontro tra sindacati, azienda e rappresentanti istituzionali mentre il 19 luglio scade la cassa integrazione per tutti gli operai. Dopo di essa il nulla..

Una vertenza “sui generis” quella della Mtm con i sindacati CGIL , Strazzullo e Puppo in testa, che stanno insistentemente consigliando agli operai di stare buoni, di aspettare l’incontro del 28. di non fare casino, di essere responsabili… Perche? La motivazione ufficiale è che se l’azienda dovesse dichiarare la chisura prima perderebbero due mensilità di cassa integrazione. A nostro avviso c’è dell’altro. Prima di tutto se prendiamo per buona questa motivazione allora vuol dire che i sindacati danno ormai per assolutamente per scontata la chiusura definitiva, è solo una questione di tempo. Qualche giorno fa abbiamo avuto contatti informali con un dirigente FIOM di Cuneo, sembra che a Cherasco ci sia aria di nuove assunzioni, l’azienda (BRC e non il ramo d’azienda Mtm) ha iniziato a prendere curriculum dalla gente. Si parla di un’ottantina di assunzioni. Se fosse confermata questa “voce” vorrebbe dire che l’azienda ha di fatto deciso di spostare parte della produzione abbandonando la sede di Livorno. Siamo proprio sicuri che non ci siano margini?

Seconda cosa: Anche dando per scontata la chiusura è normale che non vi sia ancora nessuna reazione da parte dei sindacati? ( articoli “strappalacrime” del Tirreno a parte). Non possiamo non notare come tra la scoperta fortuita della crisi aziendale e il fatidico incontro del 28 ci siano nel mezzo le elezioni.

Qual è il rischio reale a questo punto?

Che al prossimo incontro si materializzi concretamente la possibilità di una chiusura definitiva e che a quel punto i sindacati organizzeranno qualche “inutile” protesta ( un blocco concordato e temporaneo dell’interporto ad esempio) per poi far tornare la palla ancora una volta alla dirigenza sindacale che proverà ad elemosinare i soliti ammortizzatori sociali.

In questo senso il presidio di qualche giorno fa davanti all’ingresso dell’interporto potrebbe essere profetico. Una manifestazione che definire di basso profilo sarebbe un offesa. Gli operai convocati dalla CGIL in un piazzale sperduto senza bandiere , senza striscioni , senza un reale obiettivo se non quello di impietosire qualche lettore del Tirreno. Addirittura si parla di un incontro col Vescovo! Come se con qualche Ave Maria e due Padre Nostri si possa veramente sbloccare una situazione che avrebbe bisogno di blocchi continui, manifestazioni in città e perchè no, anche qualche momento di tensione reale. Solo in questo modo si potrebbe alzare la posta in gioco. Sperare di ottenere sicuramente qualcosa di più.

Non vogliamo insegnare niente a nessuno ma non vorremmo neanche vedere ancora una volta le solite trafile già viste in altre decine di stabilimenti Livornesi. I dirigenti CGIL da sempre collusi col potere politico locale pronti ad arrendersi al primo problema.

tratto da http://www.livornoindipendente.it

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