Il Boy-Scout di Rignano in gita in Vietnam

Lo ha ripetuto numerose volte che non avrebbe fatto la first lady, preferendo continuare nella sua mansione di insegnante e di premurosa sorvegliante del focolare domestico e della prole. Ed infatti, ha fedelmente accompagnato il consorte nel primo viaggio di un Presidente del Consiglio italiano in Vietnam. La persona in questione, come avrete facilmente indovinato, è Agnese Landini. Il suo tratto più spiccato è l’unione coniugale con il Boy Scout di Rignano. Adesso però non cascateci dal pero: non ci sembra veramente il caso di stupirsi più di tanto. La bugia è infatti il marchio di fabbrica in casa Renzi (almeno questo lo daremmo per assodato ormai), dove la coerenza mostrata nei comportamenti richiama fedelmente l’applicazione del tanto citato codice etico dell’Angelo del Bello, nonché fedele sostenitore del premier, Cesare Prandelli.

Tra l’altro, nello stuolo di cortigiani al seguito dell’abbronzatissimo Renzi, non ci sembra uno scandalo che abbia trovato un posticino anche la ex docente (precaria aggiungerebbero i giornali di regime, perché questo aiuta a sottolineare la lontananza della coppia dalla tanto citata “casta”). Stante così le cose, avete proprio ragione a chiedervi perché stiamo scrivendo questo articolino. Certo la famiglia Renzi non è sincera, ma francamente in politica, e nella vita in generale aggiungeremo noi, la sincerità è moneta alquanto rara. Il viaggio è lungo e costoso, ma gli impegni istituzionali sono da rispettare e necessari per #cambiareverso all’Italia. Eppure qualcosa non ci convince. Il primo indizio è il prolungato silenzio di ieri del quotidiano online la Repubblica, non proprio, per usare un eufemismo, un cane da guardia alle calcagna del potente di turno. Tutto il pomeriggio la visita di Renzi in Vietnam non ha infatti meritato neanche una piccola finestrina sul portale. Strano visto che lo spazio per due interessantissimi (e non stiamo affatto scherzando) approfondimenti come Vita da scambisti: le coppie raccontano e L’Americana più bella viene dal Nevada, è stato trovato. Ma si sa, lo scandalo c’è solamente quando la tv di stato turca trasmette un documentario sui pinguini mentre proseguano le proteste in Taksim Square di quelli che alle nostre latitudini sarebbero peraltro bollati come antagonisti. Un secondo suggerimento che qualcosa non vada giunge dall’aggiornamento serale del portale, dove la visita del Premier trova finalmente spazio, abilmente camuffata però sotto le mentite spoglie di un titolo, quasi in codice Morse, che richiama la stringente attualità italiana: Renzi “Voto segna fine posizioni di rendita”. Adesso però, visto che la stampa mainstream tace, vorremmo dire noi due paroline sul Paese dove l’ex Sindaco di Firenze si è recato in visita. Tuttavia, immaginandosi già le reazioni (siete di parte, siete brutti e sporchi, sapete solo criticare…), abbiamo deciso di metterci in silenzio, facendo parlare Freedom House, la più importante organizzazione mondiale che studia e valuta lo sviluppo dei regimi politici di tutto il globo terreste. Questi sono classificati su una scala da 1 (massima libertà) a 7 (assoluta assenza di libertà) con riferimento a due variabili: libertà civili e diritti politici. Per capire il tono di questa organizzazione forniamo due rapidi esempi. Gli Stati Uniti ricevono 1 in materia di libertà civili ed un altro brillante 1 nel campo dei diritti politici. Al polo opposto, la vicina isola caraibica di Cuba, peraltro non certo un modello per noi, riceve un 13 totale, frutto di un desolante 6 in libertà civili ed un ancora peggiore 7 in diritti politici. Insomma, lo avete capito da soli, questi non sono certamente bolscevichi vestiti in giacca e cravatta che mangiano hot-dogs nelle pause pranzo all’ombra della Casa Bianca (visto che, immancabilmente, la sede centrale dell’organizzazione si trova a Washington).

A questo punto, se la vostra curiosità è di almeno un granello di sabbia più grande di quella mostrata da molti facebook-nauti, vi starete chiedendo i punteggi totalizzati dai nostri nuovi amici del Vietnam. E qui il silenzio di la Repubblica diventa melodia. Infatti, gli eredi di Ho Chi Minh ricevono un bel 5 in libertà civili ed un prestigioso 7 in diritti politici!! A questo punto cominciamo a sospettare che qualche cittadino avrebbe gradito essere informato sul fatto che il Presidente del Consiglio incontrava Nguyen Tan Dung, un dittatore che raggiunge lo stesso punteggio, in materia di diritti politici, di quanto ottenuto da Mu’ammar Gheddafi in Libia e Bashar al-Assad in Siria prima dello scoppio della cosiddetta Primavera Araba (siamo nel non lontano 2010). Ma come l’immancabile cinguettio di Renzi ci ricorda in serata l’obiettivo primario era portare l’interscambio tra Vietnam ed Italia a 5 miliardi di dollari. In altre parole, la democrazia per i presunti sinceri-democratici può attendere. Anche perché, giova ricordarlo, al governo ucraino di Viktor Yanukovych non è bastato per salvarsi dalle mire imperialistiche europee ed americane neanche un 3,5 di media tra libertà civili e diritti politici, in uno scontro che ha visto uscire sconfitto, almeno per il momento, quello russo, di imperialismo si intende. Che possiamo dirvi? Buona democrazia liberale a tutti voi. E buone appassionate discussioni sulle first ladies bugiarde…

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