Settignano, inizia il cineforum “Popoli sotto assedio”

Riceviamo e pubblichiamo il programma del cineforum “Popoli sotto assedio” organizzato da CinemAnemico, che si svolgerà dal 03 Ottobre al 7 Novembre nella Casa del Popolo di Settignano.

In quanti modi può essere assediato un popolo?
…dalla prepotenza di un governo autoritario
…dall’aggressione di uno stato dominante
…dai pregiudizi e dall’intolleranza della religione
…da una maggioranza di censo, di razza, di cultura
…dal maschilismo
…dall’ignoranza
…dagli interessi economici di multinazionali rapaci

 

Cinemanemico apre le rassegne 2014-2015 riproponendo il tema “Popoli sotto assedio”. La sapiente scelta dei titoli fa sì che in questo bel ciclo al piacere di una bella visione, si uniscano la denunzia, la richiesta di attenzione, la voglia di conoscere, capire e solidarizzare nella speranza, che non dovremmo mai abbandonare, che con il tempo si riescano a interrompere le innumerevoli spirali di odio, violenza e sopraffazione che generano tanta sofferenza in ogni luogo del mondo.

Il ciclo inizia il 3 ottobre con la proiezione di “Omar” di Hany Abu-Assad. Il contesto è la Palestina occupata. Il simbolo dominante è il muro della separazione che il protagonista, quotidianamente, trova la forza di scavalcare, spinto dall’amore e dal desiderio di una vita normale. Nel film troviamo tutti i principali sentimenti: l’amore, l’amicizia, lo spirito di ribellione, l’odio e il tradimento. Ma l’accento è messo sui primi due, in mancanza dei quali nulla è più possibile.

Venerdì 10 ottobre ci spostiamo in Marocco. Il film è “Les chevaux de dieu” (I cavalli di dio) di Nabil Ayouch. Il regista racconta la storia di due dei sei ragazzi che nel 2003 a Casablanca si fecero saltare in aria provocando la morte di 42 persone. Ayouch, che inizialmente aveva lavorato per realizzare un cortometraggio basato sulle testimonianze dei sopravvissuti, a un certo punto ha allargato lo sguardo. Per dirla con le sue parole: “Col tempo il mio sentimento di frustrazione si è trasformato in qualcos’altro e ho capito che le vittime stavano da entrambe le parti. Così sono tornato alla Bidonville e ho fatto un lungo lavoro, quasi antropologico. Ho parlato con la gente…”.

Il 17 ottobre, con “Krugovi” (Cerchi) il regista Srdan Golubovic ci aiuta a ricordare la guerra in Jugoslavia che ha messo l’uno contro l’altro chi aveva convissuto, costruito amicizie, amori, famiglie. Serbi contro bosniaci. Ed è un serbo il ragazzo che viene ucciso dai suoi stessi commilitoni perché interviene in difesa di un suo amico musulmano. La frase da cui deriva il titolo del film è pronunciata dal padre del ragazzo ucciso: “Quando un uomo compie un’opera buona, questa, per le altre persone, non significa nulla. Eppure… quando lanci un sasso in acqua, qualcosa succede… compaiono quei cerchi”.  E’ una frase dalla quale vorremmo cogliere un filo di speranza che però si perde nell’amarezza quando il regista ci fa constatare quanta distruzione e quanta disperazione porta la guerra nella vita delle persone.

 La rassegna prosegue il 24 ottobre con il bellissimo film di Bahman Ghobadi, “Fasle kargadan” (La stagione del rinoceronte). Ci viene narrata una storia che ha inizio in Iran nei primi anni della rivoluzione khomeinista. E’ una storia di persecuzioni, di privazione dei diritti, di dolore, tortura e segregazione. Le vite, le gioie e i sentimenti dei protagonisti (un poeta curdo e sua moglie) vengono irreparabilmente distrutte dalla violenza e dall’ingiustizia del fondamentalismo religioso.

Il quinto appuntamento (31 ottobre) verrà proiettato “Jîn” di Reha Erdem.  Siamo nel Kurdistan turco. Jîn è la ragazzina guerrigliera che si muove, con la sua voglia di amore, di libertà e di una vita normale, in un’ambientazione fantastica fatta di bellissimi paesaggi con montagne, pietre e sterpaglie, ma dilaniata dagli spari e dagli scoppi delle bombe. Jîn deciderà di scappare, di disertare e la sua ribellione si allarga e diventa ribellione alla guerra e alla violenza.

Infine, il 7 novembre, il ciclo si conclude con la proiezione di “Niwemang” (Mezzaluna), ancora un film di Bahman Ghobadi. La storia narrata è quella di un musicista che cerca di raggiungere il Kurdistan iracheno per suonare la sua musica. La bellezza dei paesaggi, delle musiche, dei volti e delle voci ci rapiscono. Il ritmo armonico di tutto il film non può che incantare. Non serve dire altro di questa ennesima bella opera del bravissimo regista.

Con questo film il ciclo “Popoli sotto assedio 2014” si conclude…

Tratto da http://www.cinemanemico.net/

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