Usa – Il 15 aprile si sciopera per l’aumento del salario e la libertà di organizzazione

Da qualche settimana è iniziato il tam tam per l’organizzazione di un “Global Day of Action”, il prossimo 15 aprile, di #FightFor15. La chiamata allo sciopero è diretta principalmente a cassieri e cuochi della ristorazione veloce, addetti alla vendita al dettaglio, fornitori di assistenza domiciliare, operatori aeroportuali; e a tutti quei lavoratori che lottano per 15 dollari l’ora e la libertà di formare un sindacato senza ritorsioni da parte dei datori di lavoro.

#FightFor15 è nato nel novembre del 2012 organizzando circa 200 dipendenti dei fast food di New York City. Nel 2013 si è allargato, coinvolgendo migliaia di lavoratori in tutti gli Stati Uniti e dando vita ad uno sciopero nei ristoranti di oltre 150 città. Nel 2014 il movimento è diventato globale e ha lanciato il #FastFoodGlobal con scioperi e azioni di solidarietà in 33 paesi e 6 continenti.

I “working poor” americani lavorano per società che generano enormi profitti (McDonald’s, Burger King, Taco Bell, Wendy’s, ecc.) ma pagano i dipendenti una miseria. I salari corrisposti non sono sufficienti a coprire le spese per le necessità di base, come l’approviggionamento del cibo, l’assistenza sanitaria, l’affitto e i trasporti. Molti lavoratori hanno una famiglia da mantenere e sono costretti a ricorrere ad aiuti pubblici per tirare avanti.

Anche la Filcams-Cgil ha annunciato – senza troppa convinzione – un’iniziativa di solidarietà per il 15 aprile: “L’iniziativa di mobilitazione Turismo in sciopero coinciderà con la giornata di lotta dei sindacati mondiali e europei in difesa dei diritti e della dignità dei dipendenti dei Fast Food Global fast-food workers’ action day, #FightFor15. Come lo scorso anno, in tantissimi paesi del mondo si assisterà contemporaneamente a scioperi, cortei, presidi, dall’America all’Oceania passando per Asia e Europa, per denunciare le condizioni di chi lavora nelle multinazionali dei panini a partire da Mc Donald’s.”

La lotta per un salario universale di sopravvivenza, oltre ad essersi intrecciata ad altre lotte come le proteste contro l’1% (pensiamo al movimento #BlackLivesMatter), ha superato i confini nazionali e si è fatta globale. Il movimento si organizza in rete e pratica picchetti, blocchi del traffico e flash mob metropolitani.

Era inevitabile che i sindacati americani finissero per prendere spunto dal movimento Occupy. I nostri invece, cosa stanno aspettando?

da http://www.chicago86.org/index.php

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