La lotta dei facchini SDA ci riguarda tutti!
Già lo dimostravano le motivazioni dello sciopero nazionale del 27 Aprile scorso: obbligare l’azienda ad accettare integralmente quell’accordo che SICobas ed ADL hanno già fatto approvare ad altri colossi del settore logistico e che formalizza gli importanti miglioramenti nelle condizioni di lavoro raggiunti in tanti magazzini d’Italia grazie alle lotte degli ultimi anni. Tra le altre cose, mancava quella clausola di garanzia che fa sì che venga mantenuto il posto di lavoro in caso di cambio appalto, un’ipotesi chiaramente inaccettabile.
La risposta dell’azienda è stata clamorosa: serrata nell’intero HUB Bolognese (in cui sono presenti tantissimi iscritti al SICobas tra i più di 500 lavoratori) e minaccia di una sua chiusura definitiva o di un suo drastico ridimensionamento. Un comportamento distintamente antisindacale e ancor più inaccettabile.
Chiaramente i facchini non stanno a guardare e continuano la lotta, in un continuo di trattative ed incontri in prefettura e di tira e molla inconcludenti (tutto ricostruito benissimo dal SiCoabs stesso, qui).
Dicevamo una lotta importante e che ci riguarda. Sì, perché ci sono tutti gli ingredienti che padroni e Governo mettono in campo per distruggere la conflittualità operaia: dalla minaccia di ricorrere alle legge 146 contro gli scioperi nei “servizi essenziali” facendo appello alla proprietà di SDA da parte del Gruppo Poste Italiane all’uso della serrata e di un ingente dispiegamento di forze dell’ordine, per poi passare alla complicità dei sindacati compiacenti, la triplice CGIL-CISL-UIL che proprio nei giorni della serrata ha firmato un accordo con l’azienda simile a quello proposto dal SICobas (ma chiaramente peggiore!).
Ma importante anche per la risposta di lavoratori e solidali, che giusto Venerdì scorso hanno respinto le minacce della celere di sgomberare il picchetto messo in campo dopo aver assistito per l’ennesima volta al voltafaccia dell’azienda che al mattino si era dimostrata non più intenzionata a rispettare quanto stabilito il giorno prima davanti al prefetto.
Per tutti questi motivi sosteniamo e sosterremo questi lavoratori, così come ci invita a fare quest’appello promosso dall’assemblea di sostegno delle lotte della logistica di Roma e che ripubblichiamo qua sotto.
La lotta dei facchini SDA ci riguarda tutti/e!
Da dieci giorni è in atto una nuova vertenza tra i facchini del settore della Logistica e SDA il corriere espresso frutto della trasformazione di Poste Italiane in spa pubblica. I facchini coinvolti sono quegli stessi che da anni animano il più significativo conflitto nel mondo del lavoro conquistando, attraverso scioperi, picchetti e blocco delle merci, salario e rispetto all’interno dei magazzini lì dove solo l’arbitrio e il razzismo delle finte cooperative sembravano regnare. Sono quegli stessi facchini spesso impegnati nell’occupazione delle case, perché impossibilitati ad affittarsi un appartamento per via di salari indecenti ed affitti alle stelle.
La loro controparte però non è più la stessa, SDA non è una propaggine di un servizio pubblico postale oramai allo sbando da anni, ma mostra la faccia feroce del pubblico che assume i connotati del privato, per (nel prossimo futuro) privatizzarsi completamente in accordo con i dettami neoliberisti di cui il Governo è fedele esecutore.
La vertenza è iniziata per la volontà di SDA, in occasione del cambio di appalto delle cooperative che gestiscono il facchinaggio nell’hub di Bologna (centrale a livello nazionale), di colpire il SI Cobas, sindacato ormai maggiormente rappresentativo tra i lavoratori, i suoi delegati e operai più combattivi escludendoli di fatto dal reimpiego presso la cooperativa subentrante in base a un pretestuoso processo di ristrutturazione (il progetto Poste è tenere 120 lavoratori su 510) e in barba ai precedenti accordi sottoscritti a livello nazionale. Ciò con la bieca complicità della CISL e delle altre sigle filopadronali che, nel tentativo di recuperare una credibilità tra i lavoratori persa in anni di accordi al ribasso e di svendita di diritti e garanzie, hanno cercato di condizionare la trattativa che ne è seguita avvallando le rigidità e i fini aziendali.
Un evento comune all’interno del settore per truffare su contributi sociali, TFR e inquadramento contrattuale. Così comune che i facchini organizzatisi il SI Cobas hanno dovuto imporre a livello nazionale alle grandi multinazionale del settore (tra cui come detto la stessa SDA) un accordo quadro che garantisse la continuità occupazionale e di carriera all’interno dei magazzini, a prescindere dalla (finta) cooperativa che gestisce il facchinaggio.
Un cambio di appalto fuori da queste regole e con tali propositi antisindacali ha provocato ovviamente uno sciopero di due giorni dei facchini del SI Cobas.
SDA ha risposto allo sciopero, con un’incredibile serrata sindacale che ha chiuso il magazzino di Bologna per una settimana a costo di perdere milioni di euro pur di piegare la resistenza dei facchini.Martedì 5 maggio si è defintivamente rotto ogni dialogo con l’azienda che svela il contenuto politico di questa vertenza: cancellare, su precisa indicazione di Poste Italiane prossima a quotarsi in borsa, il conflitto dei lavoratori, e il sindacato che lo rappresenta, dal magazzino centrale di una delle maggiore aziende del settore nella città cuore del movimento dei lavoratori negli ultimi anni. Questa lotta assume sempre più un valore politico e non lascia alcuna possibilità di ambiguità per nessuno.
OGGI BISOGNA SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE
NOI STIAMO DALLA PARTE DEI FACCHINI
NOI SFIDEREMO CON I FACCHINI SDA E POSTE ITALIANE
Perché in questi anni hanno svelato lo sfruttamento che c’è dietro il sistema delle cooperative vero e proprio paravento del lavoro servile in Italia
Perché in questi anni hanno di mostrato che i lavoratori migranti trattati pietisticamente da ultimi sono stati i primi nella capacità di confliggere bloccando i flussi delle merci e aprendo degli spazi per tutti/e gli/le sfruttati/e.
Perché la loro lotta è la stessa lotta di chi si prende la possibilità di vivere occupando casa, resistendo agli sfratti, lottando contro le devastazioni territoriali.
Perché il Jobs Act si combatte nei posti di lavoro nelle vertenze di ogni giorno.
Perché Poste Italiane è un ex servizio pubblico diventato metà banca, metà multinazionale che oggi si mette a capo della ristrutturazione sociale esempio scellerato delle politiche neoliberiste.
Per questo chiamiamo tutte le realtà sociali antagoniste a sostenere il percorso di lotta contro SDA e Poste Italiane in solidarietà dei facchini di Bologna.
Prime adesioni:
Da Roma: Assemblea di sostegno alle lotte della logistica – Assemblea per l’autorganizzazione – Blocchi Precari Metropolitani – Campagne in lotta – Clash city worker – Collettivo Promakos Autorganizzati Prenestino – Collettivo Autorganizzato Scienze Politiche (Sapienza) – Collettivo Militant – Coordinamento cittadino di lotta per la casa – Degage – Laboratorio Politico ICS
C.S.A. Vittoria (Milano)
Laboratorio Crash (Bologna)
da http://www.clashcityworkers.org/
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