Londra: vietato scioperare, legalizzati i crumiri
Contemporaneamente ad un attacco a ciò che rimane del welfare state – o dello Stato Sociale, per dirla con termini nostrani – il governo di destra e liberista britannico è impegnato anche a demolire il diritto di sciopero. Nei giorni scorsi il premier ‘conservatore’ ha presentato un disegno di legge che contiene la più pesante limitazione ai diritti dei lavoratori e all’agibilità dei sindacati degli ultimi trent’anni.
La controriforma prevede pene più severe per chi partecipa alle manifestazioni dichiarate illegali da parte delle autorità e permetterà alle aziende di assumere personale temporaneo in caso di sciopero, di fatto legalizzando il ricorso ai ‘crumiri’ e rendendo impossibile per i lavoratori che intendono difendere i propri diritti bloccare o almeno rallentare la produzione. Nick Boles, ministro dell’industria e dell’innovazione del Partito Conservatore, ha naturalmente difeso la proposta di legge parlando alla rete pubblica BBC, anch’essa sotto pesante attacco da parte del governo che vuole il taglio di almeno un migliaio di dipendenti. “Tutto quello che stiamo cercando di fare è trovare un equilibrio tra gli interessi dei sindacati e gli interessi delle persone che cercano di arrivare in orario al lavoro” ha detto il ministro utilizzando la consueta retorica sulla difesa dei diritti di tutti. Secondo Boles, “gli scioperi degli ultimi anni sono andati ben oltre il diritto di sciopero come lo sciopero di ventiquattr’ore dei macchinisti della metropolitana di Londra” di pochi giorni fa che ha paralizzato la capitale.
Da parte sua il ministro alle Attività Produttive, Sajid Javid, ha spiegato: “I sindacati hanno un ruolo costruttivo da giocare nel rappresentare i propri iscritti, ma il governo della nazione vuole bilanciare i loro diritti con quelli delle persone che lavorano e del business”.
Le candidate alla leadership laburista, Yvette Cooper e Liz Kendall, hanno definito la proposta di legge “un attacco spregevole alle organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori”, dai quali però il loro partito si è allontanato assai negli ultimi decenni varando controriforme del lavoro che non hanno nulla da invidiare a quelle oggi proposte dai loro avversari storici.
Come detto, il governo giustifica il giro di vite sul diritto di sciopero con la necessità di bloccare una “ondata di scioperi indiscriminati” del settore pubblico degli ultimi tempi: dalla metropolitana alla scuola. Ma alcuni, come il leader del sindacato dei macchinisti Mick Whelan hanno definito la norma un ricordo delle misure imposte ai lavoratori “dalla Germania nazista”.
Se la norma dovesse essere approvata dal parlamento così come è stata pensata dagli estensori, nel caso di servizi pubblici come la scuola e i trasporti, lo sciopero potrà essere proclamato solo se il 40% dei lavoratori del comparto vota a favore dello sciopero. Una limitazione non da poco per settori quali i trasporti, le scuole, i vigili del fuoco, la polizia e il settore energetico. Inoltre al voto sull’indizione dello sciopero dovranno partecipare almeno la metà più uno dei tesserati ai sindacati affinché la decisione abbia validità legale. Inoltre i sindacati dovranno dare un preavviso di almeno due settimane al datore di lavoro prima che lo sciopero possa essere avviato.
Secondo il provvedimento partecipare ai picchetti e alle manifestazioni non autorizzate sarà considerato un reato, e saranno previste delle forme di “protezione” per chi non aderisce allo sciopero da parte delle forze dell’ordine.
I padroni delle imprese potranno assumere personale delle agenzie interinali dopo quattro mesi di sciopero.
Come se non bastasse il governo potrà fissare dei limiti alle ore di permessi sindacali per i delegati del settore pubblico, avrà il potere di imporre una multa fino a 20mila sterline ai sindacati che non rispettano le restrittive regole sul diritto di sciopero e potrà aprire indagini sull’attività delle sigle ribelli. Ogni sindacato dovrà anche fare un’audizione annuale su picchetti e manifestazioni e ogni cinque anni gli iscritti alle sigle sindacali dovranno per legge manifestare un consenso esplicito per destinare il contributo fiscale al partito politico di riferimento.
Secondo le organizzazioni sindacali, il pacchetto minaccia di rendere l’astensione dal lavoro “praticamente impossibile” in Gran Bretagna, dove esistono tuttora 149 sindacati registrati, 25 dei quali cofinanziati dalla politica. Il maggiore di questi, Unite (legato al Partito Laburista con il suo 1,4 milioni di iscritti) ha già promesso battaglia, così come le sigle più radicali ormai lontane da un laburismo che ha reciso ogni legame con il conflitto di classe.