La politica “del piacere”: da Matteo Salvini a Donald Trump
Jodi Dean, In These Times, Stati Uniti: traduzione a cura di Internazionale
Il successo di Trump evidenzia le disuguaglianze del sistema statunitense, dove chi ha i soldi gestisce il potere
Donald Trump è riuscito a diradare la nebbia ideologica della politica statunitense per mostrare la verità di fondo: la verità del piacere. Mentre gli altri candidati fanno appello a una inta unità o a una pretesa integrità morale, Trump mostra il potere della disuguaglianza. I soldi spalancano le porte al potere, perché negarlo? I soldi creano opportunità, naturalmente per chi ne possiede in abbondanza. I soldi permettono ai ricchi di dare sfogo ai loro impulsi e ai loro desideri più spregevoli, perché se non esiste un’autorità davanti a cui vergognarsi non c’è bisogno di nascondere il proprio lato oscuro (potremmo chiamarlo il principio di Berlusconi). E sono gli altri che devono inchinarsi.
Mostrando esplicitamente il potere del denaro negli Stati Uniti di oggi, Trump facilita, stimola e mette in circolo il piacere. Trump fa vedere tutto il razzismo, il sessismo, il disprezzo e l’arroganza che le norme della convivenza e della correttezza politica vorrebbero nascondere. In questo modo dimostra la verità della disuguaglianza economica: la civiltà è per la borghesia un contenitore normativo per la rabbia degli sfruttati e per il disprezzo degli sfruttatori. L’1 per cento non ha nessun bisogno di mostrarsi preoccupato. La libertà di non seguire le regole della civiltà e il privilegio di manifestare la propria superiorità provocano reazioni diverse, che però hanno un elemento in comune: tutte spingono a godersi questa situazione politica.
Alcuni elettori sottopagati e sfruttati godono attraverso Trump. Non solo ricevono il permesso di manifestare il loro razzismo, sessismo e odio, ma sono già abituati a immaginarsi come lui, con il suo potere, mentre distruggono tutte le persone con cui non sono d’accordo. Dai suoi programmi televisivi hanno imparato tecniche di giudizio e intolleranza fatte su misura per passare dall’intrattenimento alla sfera politica. Altri amano il modo in cui la sua brutalità e la sua schiettezza svelano le bugie dei partiti. Il concetto è: “Trump fregherà le persone che hanno fregato noi”. Più Trump chiama le donne “maiale” e “bambole” e più quegli elettori (e tra loro ci sono anche alcune donne) lo amano. Più è razzista e meglio è. Trump non ha paura di perdere, e non è nemmeno un uomo arrabbiato. Il suo è un miscuglio di buon senso e spirito imprenditoriale.
Trump non fa altro che incarnare gli impulsi più osceni degli americani, impulsi che molti faticano sempre di più a reprimere.
La sinistra compiaciuta
Le persone di sinistra si godono il loro sdegno. Trump, infatti, gli permette di giustiicare il disprezzo per la base repubblicana, che in fondo è un malcelato disgusto per la classe lavoratrice.
Usando Trump come catalizzatore per i loro buoni sentimenti, i progressisti ricalcano i suoi atteggiamenti sprezzanti ma su un altro registro. Trump non è solo un candidato che possono odiare senza rimorsi, ma giustiica l’estensione del loro odio verso tutti i cittadini non milionari che lo sostengono: devono per forza essere una massa di idioti.
In una plutocrazia comandano i plutocrati. Ai repubblicani non piace Trump perché non nasconde questa realtà dietro la bandiera e la croce. Per lui la bandiera e la croce sono solo un corollario della sua politica della veri- tà: chi ha i soldi vince, chi non ce li ha perde; i vincitori possono fare quello che vogliono, i perdenti subiscono. Trump scatena i sentimenti che di so- lito sono tenuti a freno dagli schemi politici tradizionali.
È la politica del piacere
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