E la chiamano speranza di vita…

La cosa è nota, ma vederla nei numeri fa un certo effetto: nei mesi freddi si muore molto di più che nei mesi caldi. Nel Veneto, per fare un esempio, a gennaio i morti sono stati circa sette volte di più che a giugno. Complessivamente, a livello nazionale, il saldo naturale 2015 tra morti e nati vivi è stato negativo per 23.439 unità. Nei primi otto mesi dell’anno i dati disponibili mostrano un incremento della mortalità dell’11,3 per cento.

Un dato abnorme. Si faranno anche meno figli, ma si muore ormai come in periodo bellico. Per trovare un’analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918, scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo.

Durante il fascismo non si deve credere che il tasso di natalità fosse in ascesa, anzi, come mostra questa tabella esso fu decisamente in declino. Si dovette attendere dapprima e ovviamente la fine del secondo conflitto per vedere una ripresa demografica e soprattutto attendere il boom economico. Sull’aumento della popolazione relativa aveva ragione, come solito, il vecchio ubriacone di Treviri.
Ma chi vuoi che lo legga. Tuttavia ciò che è successo nei primi otto mesi di quest’anno ha ancora dell’inspiegabile.
Il professor Blangiardo si chiede: E’ solo la naturale conseguenza del progressivo marcato invecchiamento della popolazione italiana o è (anche) un segnale di allarme? Il sistema socio-sanitario, che finora ha permesso un continuo allungamento della vita anche alle età anziane, inizia forse a subire gli effetti di una congiuntura economica meno favorevole? In altre parole ci chiediamo se i tagli alla sanità pubblica, dovuti alla crisi, abbiano accresciuto nel corrente anno il rischio di mortalità nei gruppi tipicamente più fragili: i vecchi e i “grandi vecchi”.
Pare non sia questo il motivo predominante del fenomeno. E allora che centri in qualche modo la Monti-Fornero, ossia che molti si siano stancati di aspettare l’età per la pensione e le promesse di flessibilità del governo? E quale incidenza ha questa brusca impennata della mortalità sul tasso di disoccupazione e non occupazione? Attendiamo lumi da Seminerio che sull’analisi dei decimali è molto più affidabile del governo.
tratto da http://diciottobrumaio.blogspot.it/
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