Banca dati Dna: si schedano i settori di classe “pericolosi”

Alcuni giorni fa, esattamente il 10 giugno, è entrato in vigore il Regolamento attuativo della legge istitutiva della Banca dati del Dna [legge 85 2009]. Prelievo obbligatorio, anche coattivo, del Dna di tutti i detenuti e degli arrestati per delitti non colposi. È iniziato così, nel silenzio totale dei media, la schedatura  delle persone che sono cadute sotto l’interesse della giustizia. Chi verrà schedato/a ?

*gli arrestati in flagranza o sottoposti a fermo perché indiziati di delitto;

*detenuti/e per effetto di condanna relativa a reato non colposo;

*chi è sottoposto a misura alternativa alla detenzione per delitto non colposo;

*chi è oggetto in via provvisoria o definitiva di una misura di sicurezza detentiva

Esclusioninon sarà possibile procedere a prelievo nel caso dei più frequenti reati dei “colletti bianchi”, quelli tributari e quelli societari in primo luogo.Inoltre è prevista la cancellazione dalla banca dati dei profili acquisiti in seguito ad assoluzione con formula piena.

E’ chiaramente una schedatura di classe!

Già prevista dal trattato di Prum del 2005, recepito nel 2009, la banca diventa realtà dopo che il consiglio dei ministri ha approvato definitivamente, a 9 mesi dal primo via libera del luglio scorso, il regolamento attuativo, dopo aver acquisito il parere del Garante per la Privacy, del Comitato nazionale per la Biosicurezza e del Consiglio di Stato.

È un prelievo che riguarda aspetti particolarmente “sensibili” come il i dati genetici di ciascuno/a. Fino ad ora i prelievi, e le successive analisi, potevano essere effettuate unicamente nel corso di indagini penali, su disposizione della magistratura. Ora la legge autorizza una mappatura generalizzata, con conseguente creazione di un archivio nazionale. E ad occuparsi dei prelievi sarà il personale della polizia penitenziaria e le altre forze dell’ordine.

dnaAd operare dovranno essere sempre in due, infilando una specie di “leccalecca” in bocca al detenuto/a o alla persona arrestata. I tamponi dovranno poi essere conservati con precise modalità. L’obbligo di prelievo del Dna riguarda tutti coloro i quali stanno scontando pene definitive, ma anche i semplici indagati ai quali è stata applicata una misura cautelare, oppure il cui arresto sia stato convalidato, anche se con successiva remissione in libertà. Le  modalità operative propongono gravi problemi (col sospetto di anticostituzionalità): facciamo l’esempio di un indagato/a al quale il giudice abbia disposto la scarcerazione in attesa del processo per direttissima, oppure subito dopo la condanna con sospensione della pena, ebbene questa persona dovrà essere condotta per il prelievo in carcere, pur essendo una persona “libera”. Vengono ribaltate le regole alla base dell’ordinamento giuridico! Eppoi, quanto tempo sarà trattenuta questa persona “libera”? Dove la parcheggeranno? Non potrà andare nelle celle, non dovrebbe essere perquisita, dovranno realizzare strutture disponibili 24 ore su 24? Hanno stracciato la Costituzione senza nemmeno fare un referendum!

Ma a parte questi maneggi occulti, questi raggiri giuridici, queste diatribe costituzionaliste che lasciamo ad altri/e, ci interessa di più porci la domanda: a cosa serve questa banca dati?

Non certo a quello che dicono ministri e tecnici del governo e dei media (Orlando: «in un momento delicato come questo, credo sia giusto dire che questo è un passo fondamentale per aumentare il livello di sicurezza del Paese. La banca dati consentirà non solo diprevenire e agevolare la realizzazione di indagini…»), il verbo esatto l’ha detto: “prevenire” ossia dislocare la repressione su un terreno sempre più preventivo limitando le libertà ed aumentando il controllo per quelle fasce di popolazione proletaria, (e non dite che questo termine è desueto perché mi incazzo; avete letto con i vostri occhi che i colletti bianchi sono esclusi dal prelievo … e che diamine!).

Così il potere avrà a disposizione di una banca dati dei proletari pericolosi da sottoporre ai più ferrei controlli e da additare come responsabili da dare in pasto a un’opinione pubblica in preda a una paura sempre più viscerale, senza nemmeno uno straccio di prova.

Non c’è bisogno di evocare scenari apocalittici e fantascientifici (troppo diffusi in questo paese in preda alla paura), né stracciarsi le vesti o incartarsi in diatribe costituzionaliste, che lasciamo ai liberali ottocenteschi, per chi ha dimestichezza con l’analisi marxista questa tendenza è stata ampiamente prevista (vedi post precedenti, qui  e  qui): il passaggio dal regime della punizion/rieducazione individuale al controllo preventivo sulla base dell’individuazione dei settori di classe pericolosi. Questa transizione sta avvenendo da tempo, chi non l’ha voluta vedere dovrà ricredersi.

Cosa possiamo/dobbiamo fare? Semplice a dirsi, difficile a farsi, ma è possibile: costruire nei territori organismi autorganizzati in grado di esprimere un sostanziale contropotere. E’ un percorso che va accelerato, al quale dedicare la grandissima parte delle energie disponibili.

tratto da https://contromaelstrom.com/

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