Il superpoliziotto De Gennaro confermato alla presidenza di Finmeccanica

Sono state approvate ieri le nomine al vertice delle società partecipate dello Stato del Governo Renzi, il quale, dopo un colloquio con il ministro dell’Economia Padoan e con Giorgio Napolitano, ha ripescato dal cappello marcio, i nomi di chi andrà a guidare le principali società partecipate dal Tesoro: Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste. Per le nomine degli enti, ancora il tanto decantato brand delle “quote rosa”, con un Pd che riprova a guadagnare consenso con la cantilena del “vota donna”. E quindi ai vertici dell’Eni arrivano Claudio Descalzi nel ruolo di ad, ed Emma Marcegaglia come presidente, all’Enel Patrizia Grieco alla presidenza e Francesco Starace nuovo ad. Alle Poste infine arriva Luisa Todini come presidente e Francesco Caio è il nuovo ad.

Ma tra le varie nomine, spicca la riconferma alla presidenza di Finmeccanica del super-poliziotto, ex capo della polizia De Gennaro. Presidente di Finmeccanica dal luglio 2013, è stato capo della polizia dal 2000 al 2007, impartendo ordini ai macellai della Diaz durante il G8 di Genova 2001, per poi passare a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza dal 2008 al 2012 e a Sottosegretario di Stato con delega ai servizi segreti nel governo Monti fino al 28 aprile 2013. Dal gennaio al maggio 2008 è stato anche Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Una carriera in salita a tutto spiano che come era piaciuta al precedente Governo Letta, ora sembra dare soddisfazioni anche al Governo Renzi, riuscendo a dimostrare che una vita di abusi e violenze, in qualunque caso, ha ragione di essere premiata.

Ad essere nominato invece come amministratore delegato di Finmeccanica, il superpagato ex-manager delle inefficientissime ferrovie Mauro Moretti, a cui ora si offre l’opportunità di continuare la sua carriera e riuscire a riempire le sue tasche dopo che solo il mese scorso si è lasciato andare ad un: “se mi toccano lo stipendio me ne vado”, evidentemente preoccupato per la possibilità di vedersi decurtato il suo guadagno di 800mila euro l’anno. Siamo sicuri che ora, il dirigente può stare tranquillo con questa nuova carica e una nuova poltrona su cui sedersi. Insomma, niente di nuovo sotto il cielo se non l’ennesimo rimpasto mascherato che riconferma ancora l’attitudine di una classe politica in un propagandato “nuovismo”, quello di Renzi, non così nuovo.

da http://www.infoaut.org/index.php

Facebook

YouTube