Berlino: quando gli affitti non cadono

Il 25° anniversario dalla caduta del muro di Berlino ha attirato l’attenzione dei media internazionali durante lo scorso fine settimana. Anche molte persone di spicco in Italia si sono dimostrate entusiaste per la commemorazione della fine di un periodo che, al contrario di quanto assunto dalla retorica imperante, non fu di contrapposizione tra due blocchi ma di mantenimento di una spartizione decisa concordemente verso la fine della seconda guerra mondiale.

Abbiamo sentito parlare di palloncini illuminati e assistito a commenti di illustri personaggi quali Laura Boldrini (“ci sono ancora dei muri: muri materiali e… muri non materiali, che comunque esistono e dividono”, niente male per una laureata alla Sapienza).

Perfino Marcello Veneziani ha fatto la sua splendida figura accostando il crollo del muro a quello delle torri gemelle, e motivando così l’ardito nesso: “con il muro di Berlino cadde il bipolarismo tra Est e Ovest, ovvero tra Urss e Usa; il crollo delle due Torri sancisce il nuovo bipolarismo tra Nord e Sud, ovvero tra Occidente e Islam o, se si preferisce, tra nord-sviluppato e sud-terzo mondo”. Analisi storica e geopolitica estremamente raffinata, che sfrutta un’ottima occasione (la parola crollo) per buttare in pentola un po’ di ottusità occidentale-centrica e un pizzico di teoria di Huntington (per una critica del suo scontro di civiltà vedi l’ultimo editoriale).

Certamente per chi si è trovato nella capitale tedesca in quei due giorni è stato molto più interessante incrociare un’altra manifestazione. Sabato pomeriggio un corteo di abitanti di Kottbusser Tor è passato per le strade di Kreuzberg. La storia (per niente originale, purtroppo) è la seguente. In ottobre gli affitti della zona hanno subito dei notevoli aumenti, anche intorno ai 5 €/mq, motivati dall’agenzia immobiliare GSW, facente parte della società Deutsche Wohnen, come costi di servizio. Aumenti del genere sono del tutto insostenibili da parte di una popolazione che non naviga certo nell’oro (si pensi che Kreuzberg è uno dei quartieri di Berlino con più alta percentuale di immigrati). Il fatto ha peraltro dei precedenti: la GSW aveva già imposto in passato degli incrementi sugli affitti promettendo lavori edili per case che tuttora cadono a pezzi.

Gli inquilini della zona che si riuniscono nel collettivo Kotti und Co, promotore della manifestazione di sabato, sono convinti che dietro queste richieste si celi una precisa strategia da parte di GSW. Kreuzberg è un quartiere molto conosciuto, che richiama fiumi di turisti, molti dei quali giovani, invitati dai negozi eccentrici e dai ristoranti economici, oltre che dai locali notturni. Lo scopo dell’agenzia immobiliare sarebbe quello di trasformare molte delle abitazioni in alloggi per studenti e per fare questo sta cercando di indurre i residenti, soprattutto gli immigrati turchi e arabi, a lasciare le proprie abitazioni.

La manifestazione di sabato si è svolta per contestare proprio queste politiche sotto lo slogan “GSW / deutsche wohnen = fette profite mit unserer miete!” (“GSW / deutsche wohnen = grassi profitti coi nostri affitti”).

Chissà se Angela Merkel, arrivando a Bernauer Strasse per infilare la rosa in una fessura del muro, ci avrà pensato che anche il sistema che in quell’ottobre 1989 sembrò aver vinto definitivamente garantendo “libertà di espressione, di stampa, di fede e di viaggio”, ha sempre creato ingiustizie non riuscendo ad esempio a garantire a tutti una casa.

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