Bolle e paesi che esplodono… di fiducia

Il fantastico mondo della ripresa, abbiamo letto di previsioni di aumento del pil roba da boom economico, vive di comportamenti particolari. Il primo è l’esecrazione verso i gufi, quelli che farebbero previsioni negative non perchè è fallito un modello economico ma perchè amano portare male. Argomenti da boy scout, si dirà, ma il presidente del consiglio, i cui tweet sui gufi sono roba da collezione digitale, viene da quel mondo. Il secondo è quello dell’individuazione di una inversione di tendenza in un qualche “più 0,1” sparso nel diluvio di cifre riversato ogni giorno da ogni ricerca. Il bello, e il brutto, dei grafici, a differenza della speculazione sul decimo di punto, sta invece nel fatto che mettono i dati su un’asse temporale. Facendoti capire qualcosa. Ad esempio questo:

1Grafico , fonti Istat-FMI, che indica un trentennio di declino del Pil italiano, 1980-2010, con le previsioni per l’anno scorso (2014) puntalmente azzeccate dal FMI. Anche se è facile che il boia, l’FMI, preveda che la testa del condannato rotoli va notata una cosa. Questo grafico è il cimitero di tutte le “iniezioni di fiducia” che una propaganda mediale, a reti unificate, ha raccontato ogni volta che ha intravisto un “più 0,1” o simili da qualche parte. Trentacinque anni anni di declino economico impressi in pochi centrimetri quadrati. E questo grafico è anche il più elementare dei biglietti da visita di un problema: da quando in Italia ha cominciato a declinare il modello economico nessuna delle soluzioni successive, meno che mai “l’Europa” ovvero la subcolonizzazione formale verso il capitalismo renano, ha funzionato.

Di conseguenza c’è il terzo comportamento tipico del fantastico mondo della ripresa, quello che va in onda su multipiattaforma digitale a reti unificate. La continua evocazione del “clima di fiducia”, appunto che sarebbe, alla base della ripresa a venire. Ora, la fiducia nell’antropologia e nella sociologia del diritto, ma anche della finanza (che si serve comunque di modelli di psicologia sociale più facilmente inclini a dialogare con gli algoritmi delle previsioni di rischio finanziario) possiede una dimensione facilmente individuabile. Quella del comportamento sociale che vede il futuro come un evento positivo. Favorendo così i processi di stabilità politica e quelli di investimento finanziario. Per questo motivo tutto il maistream pompa fiducia nel cervello sociale in attesa di qualche choc economico, e politico, positivo. Ma quando è un sistema ad essere fallito qualcosa non torna. Una serie di esempi. L’iniezione di fiducia, a reti unificate, tra il 2009 e il 2014, quando dopo due anni di crescita debolissima, si sono avuti tre anni consecutivi di recessione. In compenso la fiducia era sempre rilevata ai massimi. Vediamo alcuni campioni di immissione massiccia di fiducia su un tema, anno per anno:

-2009. Draghi “segnali di fiducia, ok le banche italiane” (salvate invece precipitosamente dallo stesso Draghi, come presidente Bce, un paio di anni dopo)

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/04/26/draghi-segnali-di-fiducia-banche-italiane-ok.html

-2010. Bankitalia, “ripresa moderata ma segnali di fiducia dagli imprenditori”

http://tendenzeonline.info/articoli/2010/03/22/congiuntura-e-clima-di-fiducia/

-2011 “sale la fiducia dei consumatori, migliora il bilancio familiare”

http://www.repubblica.it/economia/2011/11/24/news/cresce_la_fiducia_dei_consumatori_a_novembre-25506096/

-2012 “graduale ripresa della fiducia in tutto il continente”, Italia compresa

http://www.laltrapagina.it/mag/rehn-ci-sono-segnali-di-stabilizzazione-delleconomia-europea-nonostante-la-crescita-zero/

-2013 “segnali di fiducia per le imprese italiane”

http://www.corriere.it/economia/13_luglio_29/Fiducia-imprese-istat_fb1e3b50-f832-11e2-a59e-96a502746665.shtml

-2014 “fiducia dei consumatori al top dal giugno 2011” (e fu terzo anno consecutivo di recessione)

http://www.repubblica.it/economia/2014/03/26/news/la_fiducia_dei_consumatori_balza_al_top_da_giugno_2011-81925968/

Immancabile quindi, per il 2015, il festeggiamento del più 0,1 di pil dell’ultimo trimestre rilevato, con un un bel “fiducia ai massimi dal 2002”

http://www.repubblica.it/economia/2015/02/26/news/spiragli_di_ripresa_la_fiducia_dei_consumatori_al_top_dal_2002-108218458/

Come si vede, trovando miriadi di riscontri, l’infosfera ha pompato, quella si, ai massimi la fiducia in forma di notizia. Solo che l’effetto annuncio non nutre le economie in declino. Non a caso a Torino, pur evocando il consueto “raggiunto clima di fiducia”, il ministro Padoan stavolta ha avvertito tutti: “nulla sarà più come prima della crisi”. Titoli sulla fiducia e pochi commenti su quest’ultima frase, che mal si concilia col mantra renziano dell’inversione di tendenza.

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Già, ma a parte il nostro grafico su 35 anni di declino Italia, cosa sta accadendo nell’economia globale? Se non ci si intende su questo diventa poi difficile capire qualcosa sul nostro paese. Ecco un grafico che viene dalla Bce, la banca centrale europea che, nei giorni scorsi, manco a dirlo, ha intravisto “segnali di fiducia” tali da rendere il suo presidente invariabilmente “fiducioso”

http://www.economia.rai.it/foto-del-giorno/20150324/default.aspx

Ecco il grafico si noti l’andamento della linea rossa e di quella blu

La linea rossa riguarda l’immissione di liquidità, a vario titolo, da parte della Banca centrale europea nel sistema bancario continentale. La linea blu riguarda invece la disponibilità di credito per le imprese, il consumo o la persona sempre a livello continentale. La divergenza, evitiamo termini tecnici è netta: tanto più Draghi immette liquidità, e “fiducia”, nel sistema tanto meno c’è disponibilità di risorse di credito per la società. Come, a volte, la fiducia possa essere “ai massimi” di fronte all’assenza di liquidità è un mistero. Forse abbiamo scoperto un mondo meno materialistico di quanto pensavamo fosse..

Per il resto la liquidità immessa è finita a valorizzare gli indici azionari di New York (ai massimi storici)

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                                                                                                 Francoforte (ai massimi storici)

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A questo punto diventa quali inutile aggiungere che l’FTSE 100 londinese, l’indice delle 100 maggiori compagnie quotate alla borsa di Londra, ha previsioni per un ottimo 2015

http://www.fool.co.uk/investing/2015/01/21/city-analysts-predict-a-record-high-for-the-ftse-100-in-2015/

Si comprende quindi che, in Europa e non solo, tutte le politiche di iniezione di liquidità abbiano soprattutto gonfiato la madre di tutti le bolle: quella degli indici di borsa.

Ovviamente tutto questo, negli ultimi anni, è già accaduto. Per capire di cosa stiamo parlando, diamo un’occhiata a questo grafico

5Su dati aggregati, legati alle quotazioni delle principali borse internazionali, vediamo come (contrassegnati dal circoletto con la scritta bubble) già in due casi –il notissimo Lehman Brothers del 2008 e la più lontana bolla dei tecnologici- gli indici di borsa siano saluti a livelli record. Per ricadere precipitosamente proprio a causa dell’assenza di ricchezza corrispondente, là dove si riproduce, sul terreno della stessa economia reale capitalistica. Va anche visto come, ne terzo cerchietto a destra, la bolla di oggi si stia formando ancora più grande che nel passato. Vista la differenza di velocità tra crescita degli indici azionari e crescita delle economie, di cui il nostro paese è solo un esempio.

E che il dopo Lehman Brothers, lo scoppio dell’ultima bolla, sia stato traumatico per le economie dell’Eurozona, nonostante che le borse si siano presto riprese, lo si capisce da questo grafico elaborato su dati della stessa commissione europea.

6Dal 2007 ad oggi, salvo la Germania, tutti gli altri paesi hanno perso in termini di Pil Pro capite. Si va da un -0,6 della Francia a un meno 20,3 della Grecia. L’Italia, il paese interessato da una costante esplosione degli indici di fiducia, come abbiamo visto, ha perso il 10,8 per cento di Pil pro capite in 8 anni.

Cosa succederà? A meno di politiche globali di decrescita regolata della bolla finanziaria ad un certo punto i due mondi, quello del Pil e quello degli indici azionari, si toccheranno. Come è accaduto nel 2008 al settore immobiliare americano: l’incapacità degli americani di far fronte ai mutui ha generato una serie di fallimenti che si sono riversati su tutti i titoli in borsa sparsi, per generare profitti, in tutto il mondo e nelle confezioni finanziarie più differenti. Generando un botto talmente grosso che le banche francese e tedeschi ne sono state brutalmente toccate.Oppure l’immissione di liquidità delle banche centrali, il comportamento dei fondi pensione e dei fondi di investimento generano squilibri tali da far crollare i valori di borsa.

Per questo quando si parla di “fiducia” è un pò come le quando si parla di pace nella poesia di Brecht sulle cartoline precetto. In Brecht, Storie del signor nessuno, è quando la propaganda parla di pace che si preparano le cartoline precetto. Qui quando si parla di “fiducia”, si preparana la crescita della bolla.

E, recentemente, gli indici di fiducia delle imprese tedesche sono saliti “più delle attese”. Cosa sta accadendo? Ce lo spiega Bloombergview, che reputa fisiologico questa crescita della fiducia nel presente di fronte alla bolla di domani. Pro

http://www.bloombergview.com/articles/2015-03-25/mohamed-el-erian-nine-consequences-of-europe-s-qe

Analizzando la crescita della fiducia, dopo l’immissione di liquidità da parte di una banca centrale (che sia Fed o BoJ), Bloombergview parla di una “esplosione iniziale di fiducia” alla quale segue sempre la preoccupazione per le dimensioni raggiunte dalla bolla. Fino alla successiva iniezione di liquidità, per gonfiare fiducia e bolla.

Insomma, le nostre società, compresa quella italiana, scoppiano di fiducia. E’ la materia con la quale sono composte le bolle finanziarie. Gli effetti dell’ultimo scoppio della bolla, dal 2007 ad oggi, li abbiamo visti sotto gli occhi, grazie ad un grafico. Il prossimo, essendo, come abbiamo visto, la bolla ancora più grossa, potrebbe fare davvero spettacolo. Del resto se il mago delle bolle, l’ex presidente della Federal Reserve Greenspan, parla di “mercato sopravvalutato”

http://www.infowars.com/alan-greenspan-warns-stocks-are-without-doubt-extremely-overvalued/

prima o poi –settimane, mesi, un triennio- qualcosa di grosso potrebbe avvenire davvero. E poi? Semplice, se il modello economico rimane questo: si conteranno i morti, i feriti, le macerie e si ricomicerà. A colpi di “iniezioni di fiducia”, come dopo il 2000-2001, che “battezzò” il nascente euro nel 2002 e come dopo la bolla più grossa, quella del 2008.

 25 marzo 2015

da http://senzasoste.it/

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