Brasile: l’acqua e l’elettricità minacciate dal profitto

Dall’inizio dell’anno, la metà meridionale del Brasile è colpita da interruzioni di corrente a ripetizione. Nello stesso tempo l’acqua rischia di mancare dal rubinetto, ed una grande città come San Paolo raziona i quartieri popolari. Ciò non è dovuto ad un consumo irresponsabile dei cittadini, bensì ad una cattiva gestione delle risorse idriche per servire i profitti privati.

Nei grandi fiumi brasiliani dei bacini delle Amazzoni e del Parana scorre il 13% dell’acqua dolce del pianeta e si produce il 90% dell’elettricità del paese. Ma bisognerebbe anche gestire correttamente queste risorse enormi, facendo in modo che le dighe si riempissero alla stagione delle piogge e che l’acqua destinata al consumo non sparisse nelle perdite della rete di distribuzione. Ma non è così.

Il sistema di controllo della produzione e quello di distribuzione dell’elettricità sono stati privatizzati negli anni ’90, mentre le centrali idroelettriche rimanevano pubbliche. Gli amministratori privati sono attenti a ricavare più profitti possibile: le tariffe sono aumentate del 23% in media a febbraio, e del 60% in un anno. Ma non si preoccupano del livello dell’acqua nelle dighe, cosa che aveva già portato nel 2001-2002 ad una grave crisi dell’elettricità. Quest’anno nel sud del paese ha piovuto poco da dicembre a febbraio, alla stagione delle piogge, e le dighe sono al livello più basso. Non c’è più altra soluzione che tagliare la corrente nel mezzo del pomeriggio, al momento in cui i sistemi di condizionamento d’aria ed i ventilatori girano al massimo.

La stessa negligenza colpisce il sistema d’adduzione d’acqua. L’acqua al rubinetto rappresenta il 6% del consumo, l’agricoltura industriale il 72% e l’industria il 22%. A San Paolo, la distribuzione dell’acqua è privatizzata dal 2002, anche se lo Stato di San Paolo conserva il 51% delle azioni. Il sistema Cantareira di serbatoi è evidentemente superato e la costruzione di una rete aggiuntiva è stata decisa, ma i lavori sono fermi. Ciò non ha impedito agli azionisti di spingere al consumo d’acqua, senza per questo investire nella manutenzione delle canalizzazioni, dove il 40% dell’acqua si perde. Oggi, il livello dei serbatoi è caduto al 5% ed il governatore impone il razionamento alle zone povere della regione metropolitana di San Paolo, come aveva già fatto nel 2003 in occasione di una penuria precedente. Anche Rio, Belo Horizonte e le loro periferie sono minacciate.

Di fronte a queste penurie d’acqua e d’elettricità, il governo nazionale ed i governatori regionali hanno le loro soluzioni: colpevolizzare la popolazione perché restringa temporaneamente il suo consumo, ed aumentare le tariffe. Lo ha detto il ministro delle miniere e dell’energia: “Abbiamo dell’energia. Esiste, ma è costosa”. Quindi i prezzi aumenteranno ancora, per aumentare i profitti di azionisti la cui incuria è causa della crisi.

V. G.

da http://www.linternazionale.it/

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