Cina – La strategia di Alibaba: server per big data e caccia a 600milioni di contadini

Leona Xu composite, Bryon Lippincott

Alibaba, il colosso cinese del commercio elettronico guidato da Jack Ma, è in continua trasformazione, e sempre a caccia di nuovi mercati nei quali espandersi.

Compagnia privata con sede ad Hangzhou, Alibaba Group (in cinese 阿里巴巴集团) è una holding di aziende attive nei mercati dello e-commerce, delle piattaforme di pagamento, dei motori di ricerca per lo shopping e dei servizi per il cloud computing.

Della nuova strategia di Alibaba (l’”assalto” alle aree rurali della Cina) e delle implicazioni internazionali di questa novità si è discusso l’altro ieri a Pechino, in un incontro organizzato da “ThinkInChina” con Ying Lowrey, docente di economia e direttrice del Centro di Ricerca per gli Imprenditori Cinesi della prestigiosa università Tsinghua di Pechino.
Alibaba fu fondata nel 1999 da Jack Ma (in cinese Ma Yun, 马云), per mettere in contatto produttori cinesi con acquirenti e distributori stranieri. Una quindicina di anni dopo, Taobao (uno dei siti della galassia Alibaba) è fra i 20 siti più visitati al mondo, con più di un miliardo di prodotti, spedizioni prevalentemente su suolo cinese ma in forte espansione all’estero.

Nel 2012 le vendite gestite da due branche del gruppo Alibaba hanno superato i 170 miliardi di dollari, più di quelle combinate di eBay e Amazon. Nel 2011 Alibaba è stata nominata da Forbes come una delle 2000 compagnie più importanti al mondo.

La Professoressa Lowrey ha descritto le tre strategie adottate da Alibaba a seguito della Initial Public Offering (IPO), con la quale – il 19 settembre 2014 – il gruppo guidato da Ma si è quotato a Wall Street.

Secondo Lowrey, “Alibaba si occuperà inizialmente della gestione di un numero crescente di clienti e del data computing (ovvero elaborazione dati), promuovendo il passaggio da un’azienda basata sulla Information Technology (IT) ad una fondata sul Data Technology (DT)“. Il primo passo verso questa trasformazione è avvenuto a seguito della nascita di AliCloud, servizio in grado di gestire fino a 17 milioni di persone online al minuto. Per far fronte all’aumento di clienti, Alibaba ha recentemente aperto il suo secondo centro dati nella Silicon Valley californiana.

Dalla Germania al Giappone, passando per Dubai: obiettivo cross-boarder trade

Proprio in merito a questa espansione a livello internazionale, la professoressa Lowrey traccia il secondo obiettivo di Alibaba, quello di lanciarsi in un vero e proprio cross-border trade.

In questo senso è importante ricordare che anche se i principali data center sono localizzati in Cina (Pechino, Hangzhou, Qingdao, Shenzhen, Hong Kong e Shanghai), due nuovi centri sono stati aperti a Singapore e nella Silicon Valley, e altri verranno inaugurati a breve in Giappone, Germania e a Dubai.
La strategia di Alibaba è sicuramente molto ambiziosa e il suo presidente Jack Ma ha più volte ricordato che l’obiettivo non è quello di globalizzare Alibaba, ma “diffondere nel mondo lo e-commerce così da migliorare le condizioni di vita di milioni di persone”. Suoi sono gli slogan “to make it easy to do business everywhere” e “buying from the world and selling to the world”.

Lowrey ha spiegato che “Alibaba è ormai, di fatto, una immensa piattaforma digitale a sua volta suddivisa in quattro macro aree: aliexpress.com, per il commercio al dettaglioalibaba.com, per la vendita all’ingrossoalipay ePass, legata ai pagamenti internazionali nonché portale che mette in contatto venditori stranieri con più di un 1 miliardo e 360 milioni di possibili compratori con potere di acquisto in continua crescita; tmall.hk, piattaforma dedicata all’importazione di prodotti in Cina (l’azienda Costco, dopo l’ingresso in tmall.hk nel 2014, durante l’online shopping festival che ogni anno impazza in Cina in data 11.11, ha venduto più di 300 tonnellate di frutta secca).

L’ultima strategia adottata da Alibaba – nonché dal suo concorrente cinese JD.com – è legata all’investimento e allo sviluppo del settore rurale cinese. Le due compagnie, che assieme fatturano l’80% dei 440 miliardi di dollari derivati dai prodotti venduti al dettaglio attraverso l’e-commerce, finora hanno ottenuto il loro straordinario successo soprattutto tra la classe media delle metropoli cinesi, mal’obiettivo comune – prima del 2020 – è di raggiungere 100 mila villaggi rurali.
Alibaba e JD.com premono per investire nel mercato rurale in un momento in cui i loro principali azionisti spingono per trovare nuovi e duraturi sbocchi di crescita, dal momento che il mercato e-commerce nelle città cinesi è ormai saturo (ogni anno si registrano sempre meno iscritti).

Il commercio elettronico del futuro? Jack Ma scommette sulle campagne

Lowrey ricorda che “gli investitori sono fortemente preoccupati che il recente rallentamento del mercato azionario e dell’economia in generale possano influenzare le scelte dei consumatori”. Del resto Alibaba ha appena fatto segnare la crescita più lenta degli ultimi tre anni.

Ma – sottolinea la docente – “le zone rurali potrebbero rappresentare il mercato del futuro”: più di 600 milioni di residenti nelle zone rurali vedono ogni anno crescere le proprie entrate più velocemente degli abitanti delle città, anche se attualmente le entrate dei cittadini sono tuttora nettamente superiori rispetto a quelle di chi abita nelle zone rurali (nel 2013, le entrate pro capite annue di questi ultimi erano pari a 8.896 RMB, contro i 29.547 RMB degli abitanti delle città).
Molti nelle zone rurali stanno scoprendo i pregi dell’e-commerce e, solo l’anno scorso, 77 milioni di nuovi iscritti nelle zone rurali hanno fatto il loro primo acquisto online, un incremento del 41% rispetto al 17% registrato nelle città.

Alibaba entro i prossimi cinque anni ha pianificato di investire 10 miliardi di yuan per costruire 1.000 centri di distribuzione a livello provinciale e 100 mila punti raccolta dei beni sparsi per i villaggi.
Il più grande ostacolo da affrontare è rappresentato dal passaggio finale per raggiungere il cliente. Il sistema di consegna dei beni nelle campagne non è ben strutturato ed è fortemente frammentario, causando così forti ritardi o spesso l’impossibilità di raggiungere la destinazione. Senza un sistema logistico ben strutturato, le compagnie stesse dovranno crearne uno dal nulla.

Xu Weidong, manager di Cainiao per il nord-est della Cina, ha affermato che “le strade sono malconce e che nessuno avrebbe mai voluto investire nel settore logistico nelle campagne per consegnare solo alcuni pacchi”. Ma “ora Alibaba è qui”.

Alessandro Zadro è Master’s candidate in International Relations presso la Beijing University (Beida)

da http://www.cinaforum.net/

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