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pubblicato il 18.12.06
Borgo San Lorenzo (FI): incendiata sede Prc
·

fonte AGIpress
Notizia n.9644 del 17/12/2006 – 15.56.36


Incendio alla sede del Prc di Borgo San Lorenzo
La solidarietà di Andrea Manciulli, segretario dei DS toscani

Firenze, 17 dicembre 2006 – La distruzione e l’incendio appiccato nella sezione di Rifondazione Comunista di Borgo San Lorenzo sono un fatto gravissimo e inquietante anche per le proporzioni dei danni causati che mostrano la volontà di un’aggressione criminale. Lo dice Andrea Manciulli, segretario dei DS della Toscana.
Questo episodio – dichiara Manciulli – necessita una reazione ferma di tutte le forze politiche e sociali che sappiano costruire un cordone democratico contro questa barbara intolleranza e questa aggressione vergognosa. Voglio esprimere a nome di tutti i DS toscani la nostra solidarietà e il nostro impegno al fianco di Rifondazione Comunista nel condannare e nel combattere questo episodio inaccettabile in un paese democratico.


Da FalceMartello

Attentato fascista alla sede di Rifondazione a Borgo San Lorenzo (Fi)

Scritto da Dario Salvetti (Coordinamento nazionale Giovani comunisti)

La sede di Rifondazione di Borgo San Lorenzo, principale centro del Mugello a nord di Firenze, è probabilmente la più grande della Toscana. In queste zone il Prc arriva anche a toccare il 20% alle elezioni. Il messaggio che i fascisti hanno voluto dare attaccando proprio a Borgo è perciò abbastanza chiaro: siamo in grado di colpire anche laddove siamo considerati tradizionalmente deboli. Finora c’erano stati piccoli segnali: qualche bandiera bruciata e qualche scritta, ma niente di più. L’attentato che si è verificato invece nella notte tra sabato e domenica non lascia dubbi riguardo alla volontà di fare un salto di qualità.

Il circolo di Rifondazione di Borgo San Lorenzo è infatti una casa colonica su due piani, un edificio intero acquistato anni fa da Rifondazione. Verosimilmente nel giro di 40 minuti, a mezzanotte, hanno sfondato la porta usando un masso di grosse dimensioni come ariete. All’interno della sede non è rimasto praticamente nulla. Una furia cieca impressionante ha devastato tutto e si è conclusa al secondo piano con un tentativo di dare fuoco all’intero edificio. Il rogo è stato acceso con il chiaro intento di far crollare il tetto. Le bombole di gas interne all’edificio avrebbero poi probabilmente fatto il resto. Se non fosse passato un compagno per caso pochi minuti dopo l’accaduto, il circolo sarebbe andato completamente distrutto.

Nemmeno il giorno dell’attentato è stato casuale: sabato si è svolto a Colle Val d’Elsa (Siena) un corteo contro la costruzione di una moschea. Da tempo la zona è preda di incursioni da parte di Borghezio e di una campagna razzista orchestrata addirittura da giornalisti del Corriere della Sera. Proprio sabato a Colle era presente un nutrito gruppo di Forza Nuova che si è staccato dalla manifestazione per andare a devastare il cantiere dove si svolgono i lavori di costruzione della moschea. Non è da escludersi, infine, che sia gli episodi di Colle che quelli di Borgo abbiano visto un’attiva collaborazione tra gruppetti locali e gruppi venuti da fuori in coincidenza della partita domenicale tra Livorno e Lazio.Quest’attentato non cade quindi dal cielo.

E’ il segno di quanto i gruppi di estrema destra si sentano sicuri di sé in questa fase, in grado di colpire e di reclutare ai margini delle proteste di piazza della cosiddetta “destra istituzionale”.

La destra e il Governo Prodi

La determinazione e l’audacia con cui i fascisti hanno agito nel cuore della “Toscana rossa” non possono essere sottovalutate né possono essere slegate dal contesto nazionale. Come abbiamo avuto modo di spiegare più volte sulle pagine del nostro giornale, quella che è stata presentata ai lavoratori di questo paese come un’Unione per fermare la destra, si sarebbe trasformata in un’Unione a favore della destra. Sin dai suoi primi attimi di vita, il Governo Prodi si è rivelato per quel che è: una coalizione nella quale i lavoratori mettono i voti e le aspirazioni di cambiamento, mentre Confindustria detta il programma. Si tratta della situazione ideale per la destra: mentre Prodi fa il lavoro sporco per Confindustria, Forza Italia, An e Lega possono dedicarsi ad addossare le colpe del programma antipopolare del Governo a sindacati e partiti di sinistra. E’ in questo clima che i fascisti trovano nuovo vigore.

Gruppi come Forza Nuova o come il movimento della Mussolini difficilmente avrebbero forze ed energie per sviluppare una propria mobilitazione. Possono invece agire tranquillamente ai margini delle manifestazioni più generali della destra. In caso di un ritorno al Governo, Fini o Berlusconi cercheranno rapidamente di metterli sotto silenzio come si fa con quei cagnolini che abbaiano a chiunque si avvicini al cancello della villa. Oggi invece se ne servono, li accolgono tra le proprie braccia e li legittimano. In una perfetta divisione del lavoro, i dirigenti della destra si riempiono la bocca di “libertà” e “difesa dei ceti deboli”, mentre nei meandri della protesta i gruppi fascisti istigano contro l’immigrato, l’omosessuale ed il comunista.

Si tratta di una risposta inequivocabile a chi ha cercato di darci lezioni di lotta alla destra usando il pallottoliere: Mastella + Margherita + Di Pietro + Rifondazione + Capezzone + ... = sconfitta di Berlusconi. A otto mesi dall’elezione di Prodi, la destra è in piena salute e all’offensiva. Le leggi dell’algebra sono troppo semplici per essere applicate alla politica, terreno nel quale è necessario almeno riferirsi ai concetti della fisica dove la somma di forze di segno opposto è in realtà una sottrazione.

Quale risposta al fascismo?

I fatti di Borgo e di Colle Val d’Elsa non possono essere lasciati senza risposta. Finora le direzioni del movimento operaio sono rimaste immobili di fronte ad episodi di razzismo o di caccia all’immigrato. Ora sentiremo invece con grande solennità i soliti appelli alla “vigilanza democratica” e alle “forze dell’ordine” perché “facciano la propria parte”. Non possiamo accettare nemmeno una virgola di questa propaganda. Non possiamo ad esempio accreditare un solo grammo di neutralità a Carabinieri o polizia: da sempre esiste un’attiva collaborazione tra fascisti e apparato dello Stato, con rapidi cambi di ruolo e con una protezione reciproca. Delegare alle forze dell’ordine la nostra protezione significa incaricare il lupo di fare da guardia al gregge. Allo stesso tempo non possiamo relegare la lotta alla destra a qualche episodica azione esemplare di scontro fisico con questo o quel gruppo di fascisti. Metteremmo decine di giovani militanti nelle fauci di tribunali, questure e procedimenti penali.

Per quanto riguarda la “vigilanza democratica”, sarebbe necessario chiedersi a quale democrazia ci stiamo riferendo? La forza dei fascisti infatti è proprio quella di strumentalizzare l’odio che lavoratori e disoccupati provano contro questa cosiddetta “democrazia”. Una “democrazia” composta da partiti che agli occhi di lavoratori e disoccupati non significano altro che corruzione, clientelismo e attacchi alle proprie condizioni di vita. Non chiamiamo i lavoratori a vigilare su questo sistema. Come comunisti li chiamiamo a difendere le proprie organizzazioni, a chiarire che l’obiettivo dei fascisti è ed è sempre stato l’attacco alla capacità degli oppressi di organizzarsi e difendere le proprie condizioni di vita.

Da sempre i fascisti arretrano di fronte agli sviluppi della lotta di classe e di fronte allo svilupparsi di mobilitazioni di massa. La colpa delle organizzazioni del movimento operaio è stata quella di permettere che Lega e fascisti potessero ad esempio organizzare impunemente mobilitazioni a Colle Val d’Elsa contro la semplice costruzione di una moschea.

Ora è il tempo di passare al contrattacco. Rifondazione deve prendersi la responsabilità di convocare un corteo almeno provinciale a Borgo e di organizzarvi nel prossimo periodo una giornata antifascista e antirazzista. Ma deve soprattutto organizzare i propri militanti perché sollevino la questione della lotta a razzismo e fascismo nei luoghi di lavoro e di studio. Devono essere approvati ordini del giorno in ogni assemblea sindacale a favore di una giornata di sciopero in risposta ai fatti di Borgo. Mobilitazioni e manifestazioni per le quali è necessario eleggere e garantire un servizio d’ordine che sia espressione di sindacati, partiti di sinistra, collettivi studenteschi e centri sociali e che, laddove possibile, sia scelto dalle assemblee tenute in scuole, aziende ed università.

I topi hanno messo un bel pezzo della testa fuori dalle fogne, richiudiamo il tombino e sigilliamolo per sempre.

18 dicembre 2006


Da Il Manifesto

19 dicembre 2006 Pagina 9

E nel Mugello «rosso» devastata la sede Prc
Raid squadrista a Borgo San Lorenzo, dove Rifondazione raggiunge il 20%. E ora preoccupa l’escalation di violenza

Riccardo Chiari

Firenze
Se a Colle val d’Elsa quelli di Forza Nuova si sono «limitati» a sfondare la recinzione del cantiere del futuro centro islamico, a Borgo San Lorenzo in Mugello è successo ancora di più: sabato scorso la sede di Rifondazione comunista è stata assaltata, distrutta e incendiata. E solo un colpo di fortuna ha permesso di circoscrivere e spengere le fiamme, prima che distruggessero completamente il caseggiato e si propagassero agli edifici vicini. Un raid terribile, e viste le modalità anche premeditato: «Non è stato solo un atto vandalico – osserva il segretario fiorentino del Prc, Maurizio De Sanctis – è stata un’aggressione preparata scientificamente». A memoria, almeno negli ultimi vent’anni in Toscana non si ricorda niente del genere ai danni di un partito politico.
Per sfondare la porta ed entrare nelle nove stanze su due piani della sede del Prc di Borgo, è stato usato un masso pesante ben più di un quintale. Un’impresa che ha portato gli investigatori ad ipotizzare la presenza di almeno tre, quattro persone. In poco meno di mezz’ora, intorno alla mezzanotte ma in una zona non isolata e di passaggio del traffico, è stato distrutto e gettato per terra tutto: fotocopiatrici e computer, mobili, cassetti, armadi. Compresi i generi alimentari di una sede non solo politica ma anche ricreativa. Non sono stati presi i pochi soldi che c’erano in cassa. Poi è stato appiccato il fuoco, nelle stanze dove l’incendio poteva intaccare le travi portanti dell’edificio. E dove c’erano due bombole di gas. «Solo per caso stavamo passando di lì – racconta Lorenzo Verdi, borghigiano e consigliere provinciale del Prc – la mia fidanzata si è accorta che l’insegna luminosa del circolo era stata infranta. Ci siamo fermati, quando abbiamo visto la porta sfondata e all’interno un muro di fumo abbiamo subito chiamato i vigili del fuoco e i carabinieri».
L’indagine è rapidamente diventata un lavoro congiunto dei militari della compagnia di Borgo San Lorenzo e della Digos della questura fiorentina. Al momento non ci sono rivendicazioni. Dalle prime rilevazioni, gli autori del blitz non sembrano aver lasciato tracce compromettenti. Ieri con una conferenza stampa Rifondazione ha presentato la sua denuncia alla magistratura e fatto il punto della situazione. «Negli ultimi tre mesi ci erano state rubate due bandiere – spiegano – trovate bruciate davanti al municipio e in un’altra piazza nel centro di Borgo san Lorenzo. Ma quello che è successo sabato è di gran lunga più grave. Tentare di bruciare la sede di un partito politico è un attacco alla democrazia».
Se domenica sono stati i borghigiani, sindaco Bettarini in testa, a manifestare la loro solidarietà passando per tutto il giorno di fronte alla sede del Prc, ieri è stata la volta dei politici, dal presidente toscano Martini a quello del consiglio regionale Nencini, e ancora dei responsabili locali e regionali dei partiti unionisti. Ieri sera è stato convocato un consiglio comunale straordinario, dove si è discussa la proposta di una manifestazione di piazza, contro «un’azione intimidatoria in un paese e in una regione che non erano mai state caratterizzate da episodi di questa gravità». Anche il consiglio provinciale fiorentino ha messo ieri all’ordine del giorno l’episodio, in una cittadina come Borgo San Lorenzo dove il Prc ha raccolto alle ultime elezioni circa il 20% dei consensi, segnale di un radicamento sociale che lascia ancor più preoccupati i suoi esponenti politici. «Anni di fatica per allestire questa sede – chiudono Lorenzo Verdi e il segretario locale Claudio Casati – prima in affitto e poi addirittura acquistata con un mutuo». Ora il rischio è quello di una chiusura prolungata, e per scongiurarlo è stata già avviata una sottoscrizione.

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