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pubblicato il 17.12.07
Verona: Violenza razzista in centro 3 feriti
·

Sabato sera, dopo la manifestazione, un altro pestaggio ad opera di militanti di Fiamma Tricolore e tifosi dell’Hellas.
Tre in manette, un quarto ricercato.
Ciò che l’articolo de Il Verona (di oggi) non dice è che uno dei quattro è stato presente ad entrambe le aggressioni che Luca Perini, figlio del consigliere comunale comunista Graziano Perini, ha subito recentemente.

Intanto sono ricomparse sui muri le minacce contro Graziano Perini, che ora ha la casa sotto sorveglianza.

Non resteremo ancora con le mani in mano.

Alessandro Squizzato,
FGCI Veneto

Il Verona 17-12-07
Violenza razzista in centro. Pestati a sangue tre militari
In manette tre tifosi dell’Hellas, militanti di destra. Si cerca un quarto uomo.
Uno dei paracadutisti è grave. Gli aggressori urlavano: “Terroni puzzate, andate via”.
Pestati in centro, in via Mazzini. Prima sbeffeggiati, poi colpiti con pugni e con un manganello.
Non in un luogo isolato, ma davanti all’M27, ombelico giovane della città. Vittime: tre militari, paracadutisti della scuola di Livorno, a Verona per un orso. “Colpevoli” di essere meridionali, secondo i loro aggressori, tre giovani veronesi, ultrà dell’ Hellas, già conosciuti dalle forze dell’ordine. Militanti in partiti di estrema destra.

Ma non si parli di violenza politica, chiede il questore Luigi Merolla. Perché, nonostante la tessera che i tre hanno nel portafoglio, nonostante la manifestazione di Fiamma Tricolore che sabato ha acceso la città, qui la politica non dovrebbe entrarci. La questione, piuttosto, sembrerebbe essere l’origine dei tre militari, che ieri verso la mezzanotte si trovavano in libera uscita all’interno del locale.

«Terroni, puzzate, andate via di qua», avrebbero gridato loro gli ultrà. E loro hanno provato a spiegare che erano paracadutisti e che a Verona si trovavano per un corso. Inutile. Sono usciti dal locale, tutti e sette, ed è iniziato il pestaggio. Non solo calci e pugni contro i tre, inermi, ma anche armi: un manganello con il quale è stata colpita la testa di un militare, facendolo finire all’ospedale con una prognosi di dieci giorni. Al pronto soccorso sono stati ricoverati anche i suoi due colleghi, in condizioni meno gravi.

Inutile il tentativo di fuga dei quattro ultrà, tre dei quali arrestati in quasi flagranza: Gabriele Cristiano, 34 anni, Mattia Filippini, nato vent’anni fa negli Stati Uniti ma residente in città, e Gianfranco Zorzanello, 33 anni. A bloccarli, a pochi metri da un affollato M27, le volanti.

Subito arrivate perchè per volere del questore, sabato erano stati intensificati i controlli, vista la manifestazione “a rischio” dei militanti della Fiamma Tricolore. Gli agenti sono arrivati e hanno bloccato i tre ragazzi, supportati anche dai colleghi della Digos. La scena è stata anche filmata dalle telecamere di videosorveglianza installate sulla strada e che hanno ripreso tutta la scena, incastrando anche il quarto membro della banda, identificato: gli inquirenti lo stanno cercando. Le accuse per lui e per i tre già in manette, sono lesioni personali e porto abusivo di armi.


Da AdigeTV

Lunedì 17 Dicembre 2007

Violenza in via Mazzini

Uno scambio di battute all’interno del bar che si trova in via Mazzini, l’M27. È iniziata così, con qualche parola grossa, con quel «terroni» e l’«invito» rivolto a tre giovani parà meridionali ad andarsene. A nulla è valso un tentativo di riportare la tranquillità, ai militari originari della provincia di Napoli, Salerno e Lecce non è nemmeno servito spiegare ai quattro giovani veronesi che si trovavano lì perchè erano paracadutisti della Folgore e per caso stavano a Verona. Sembrava finita così, i quattro (due dei quali tifosi dell’Hellas ma tutti appartenenti all’estrema destra) sono usciti. Poco dopo mezzanotte anche i parà hanno lasciato il locale e una volta fuori la schermaglia è ricominciata, a suon di botte. E con un colpo di bastone ferrato alla testa, poco sopra la nuca. Quel che è accaduto fuori dal locale, nella centralissima via Mazzini, davanti agli occhi increduli di chi l’altra sera, nonostante la temperatura glaciale, si stava attardando a guardare le vetrine, è il motivo per cui Gabriele Cristiano, nato a Potenza 34 anni fa, Mattia Filippini, 21 anni, nato negli Stati Uniti e Gianfranco Zorzanello, 33 anni, tutti residenti a Verona, sono stati arrestati poco dopo la mezzanotte a poche decine di metri, davanti alla farmacia Due Campane. Per tutti l’accusa è lesioni aggravate e il porto abusivo di oggetti atti ad offendere. Il quarto componente del gruppo è riuscito a dileguarsi ma è stato «immortalato», come tutta l’aggressione, dalle telecamere disposte lungo la via pedonale. E la Digos ha acquisito i filmati. Arrestati a pochi metri dallo scontro. Già perchè a chiamare la polizia è stato uno dei passanti, ad aiutare il ferito si è fermata una signora mentre i colleghi del militare hanno «fatto quadrato» intorno all’amico fino all’arrivo delle pattuglie in via Mazzini. Questione di pochi minuti e due Volanti hanno imboccato, da direzioni opposte, la via pedonale: stavano controllando il centro storico nell’ambito del servizio di monitoraggio e prevenzione disposto dal Questore perchè nel pomeriggio si era svolta la manifestazione organizzata da Fiamma tricolore, un corteo per solidarietà a un giovane militante accoltellato una settimana fa sempre in centro storico. La manifestazione non aveva creato nessun problema ma comunque l’attenzione delle forze dell’ordine era rimasta alta. Gli agenti si sono diretti verso via Cantore e pochi minuti dopo sono ritornati accompagnando i tre giovani, li hanno portati a pochi metri di distanza dai paracadutisti di stanza a Livorno – ma in questi giorni a Dobbiaco per un corso di formazione – che li hanno riconosciuti come coloro che li avevano insultati all’interno del bar e poi aggrediti in via Mazzini.
«L’ho visto camminare tenendosi la mano sulla testa, si è fermato per guardarsi alle spalle, non sapeva dove andare, aveva lo sguardo di chi sta vivendo un incubo», racconta una signora che stava passeggiando in via Mazzini, «aveva il giubbino chiaro completamente imbrattato di sangue sulle spalle, gli ho chiesto cosa era successo, se aveva bisogno di aiuto. E mi ha chiesto se cortesemente lo aiutavo a prendere i fazzoletti che aveva in tasca e con quelli ha iniziato a tamponare la ferita».
Già, la ferita che è stata poi suturata in ospedale, per la quale la prognosi è di dieci giorni e provocata dal colpo che gli è stato inferto con un bastone ferrato telescopico. Ma nell’aggressione di sabato notte la politica non c’entra, nulla a che vedere con contrasti ideologici, solo geografici. Un episodio che ora i legali dei tre giovani, che sono stati condotti a Montorio a disposizione dell’autorità giudiziaria, stanno valutando per verificare le responsabilità di ognuno.

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