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pubblicato il 27.04.08
i Ragazzi diSalo'
·

I “RAGAZZI di SALO’”

Dei “ragazzi di Salò” si parla e sparla da oltre 60 anni a torto e ragione, con cognizione e non, da fascisti e antifascisti: insomma, con confusione, superficialità e generalizzazioni che meritano chiarezza.
Ne sparlarono i partigiani, invitò a ragionarci su e anche comprenderli nel 1996 il comunista Violante quando si insediò alla Presidenza della Camera, li evoca con un invito alla rappacificazione, proprio ieri 25 aprile, un Berlusconi latitante cronico della Festa della Libertà e Premier in pectore di un neogoverno criptofascista (col DNA di AN). Ma per rappacificarsi bisogna non cancellare e perdonare e per perdonare ci vogliono dei pentiti che riconoscano le colpe e nella fattispecie non ne vedo neigli ex repubblichini di ieri e di oggi e nei loro simpatizzanti.
Ma chi erano i “ragazzi di Salò” ? Per scrupolo e non fare d’ogni erba un fascio è bene ricordare che erano di tre specie: volontari, forzati e i burocraticamente falsi.

1) “Ragazzi di Salò d.o.c.” : fanatici o in buona fede, con un proprio concetto di patria ereditato dal ventennio fascista e acché dei nazisti; ma erano figli per lo più di irriducibili fascisti ai quali risalgono le massime responsabilità delle scelte volontarie o guidate dei figli. Ma anche noi, 700.000 giovani soldati del R. Esercito Italiano, allevati come loro alla scuola fascista, l’8 settembre e per due anni nei Lager abbiamo fatta una diversa scelta plateale. Molti “ragazzi di Salò” succubi dei nazisti si macchiarono di crimini efferati durante la guerra di liberazione e oggi rinascono come l’araba fenice nei pochi irriducibili nostalgici neofascisti, forzanovisti, naziskin et similia, sempre più dilaganti ed arroganti !

2) I “ragazzi di Salò obbligati”. i coscritti della “leva Graziani” che prevedeva la fucilazione dei disertori, o in alternativa 10 anni di carcere e comunque rappresaglie sui familiari (nonni e genitori, anche col loro arresto). Non avevano scelte se non eroiche. Una minoranza si assioggettò per forza maggiore ma molti disertarono imboscandosi o alimentando le formazioni partigiane armate, più facilmente coi partigiani nelle valli che in pianura coi gapisti.

3) I “falsi ragazzi di Salò”, come li classifico io, ignorati da tutti (istituzioni, italiani e storici), equivocati da tutti, paradossalmente considerati “badogliani” dai i repubblichini e “repubblichini” da badogliani, partigiani e Alleati, in realtà né carne né pesce, non coscritti di Badoglio (data la giovane età) ma ritardatari di leva di Graziani ! Non sono riuscito ad accertare quanti fossero, stimo dai 3000 ai 5000 “deportati in patria”, mobilitati in almeno 3 “battaglioni di disciplina” del Genio della RSI ma di fatto sotto controllo tedesco. In tre di questi ritardatari di leva sono incappato nelle mie ricerche.
La loro storia è incredibile e paradossalmente e sfuggita sinora all’indagine storica. Classificati dai repubblichini indegni di fregiarsi dei “gladi”, armati non di moschetto ma di picco e pala, rivestiti in dispregio con divise badogliane e fregiati con le “stellette” (sic !), per lo più proibite agli IMI nei Lager. Alcuni reparti richiesero addirittura loro coraggiosamente le stellette e furono tosto esauditi ! Nella primavera del ‘44 inquadrati in battraglioni di lavoratori del genio della RSI ma sotto comando di un maresciallo tedesco e sottotenenti repubblichini sittoposti, vennero dapprima sfruttati in Italia centrale nelle retrovie del fronte a ripristinare ferrovie e difese. Poi furono deportati in Germania direttamente dalla Whermacht, sempre inquadrati come prigionieri-lavoratori ma rigorosamente separati dagli IMI e dai battaglioni di prigionieri-lavoratori IMI / KGF catturati nel ‘43. Alla fine del ‘44 a molti di loro fu consentito ,l riscatto col miraggio di mangiare e di limitate libertà, non più prigionieri ma sempre lavoratori dei battaglioni ma fregiati coi gladi repubblichini. Diversi aderirono conservando però in tasca le stellette con le quali rimpatriarono confusi con gli IMI.
Ma le loro disavventure non finirono con la fine della guerra: in Italia furono accomunati ai ragazzi di Salò e molti dovettero effettuare come molti di loro un nuovo servizio militare sotto la monarchia / repubblica italiana non avendo effettuato sotto la RSI alcun addestramento alle armi !
Confusi coi “ragazzi di Salò”, “repubblichini badogliani”. “deportati in patria”, Ignorati dai nostri storici, politici e associazioni reducidella Resistenza come mai esistiti !
Anche questo è successo. Amen.

Claudio Sommaruga (ARCHIVIO IMI). 26 aprile 2008.

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