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pubblicato il 19.09.08
Strage di indios boliviani, spunta l’ombra del neofascista Diodato
·



Da Apcom

Bolivia; Un neofascista italiano dietro il massacro degli Indios
Roma, 19 set. (Apcom) - Ci sarebbe un italiano neofascista, Marco Marino Diodato, dietro un massacro avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 settembre a El Porvernir, in Bolivia, quando squadroni della morte legati a gruppi civici che si battono contro Evo Morales per l'autonomia regionale hanno ucciso quindici contadini indios che stavano andando a una dimostrazione di sostegno al presidente boliviano: lo scrivono oggi alcuni quotidiani italiani, tra cui La Repubblica, che cita due giornalisti boliviani (sotto condizione di anonimato), secondo i quali Diodato, originario di Teatino (Chieti), avrebbe organizzato le squadre di killer e partecipato al gruppo armato che ha sparato sui contadini (circa un migliaio) in marcia verso il capoluogo regionale di Pando. "Marco Marino Diodato - scrive l'autore dell'articolo di Repubblica Omero Ciai - è uno dei tanti neofascisti italiani che si rifugiarono all'ombra delle dittature militari latino-americane sulla scia di Stefano delle Chiaie, il killer fondatore di Avanguardia Nazionale". Come molti altri, dopo essere stato al servizio della Spagna di Franco, attraversò l'Oceano e si mise a collaborare con la Dina di Pinochet prendendo parte all'Operazione Condor, l'alleanza anti-comunista tra le dittature del Cono del Sud (Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia e Brasile). Diodato, poco più che cinquantenne, è molto conosciuto nel Paese delle Ande, dove si è trasferito agli inizi degli anni Ottanta.




Da www.elezionitaliane.com

Esteri

Strage di indios boliviani, spunta l’ombra del neofascista Diodato

19 Settembre 2008 | Archiviato in: Esteri

Potrebbe esserci un italiano neofascista, Marco Marino Diodato, dietro un massacro avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 settembre a El Porvernir, in Bolivia, quando squadroni della morte legati a gruppi civici che si battono contro Evo Morales per l’autonomia regionale hanno ucciso quindici contadini indios che stavano andando a una dimostrazione di sostegno al presidente boliviano. Diodato, poco più che cinquantenne, è molto conosciuto in Bolivia, dove si è trasferito agli inizi degli anni Ottanta.

L’indice accusatore contro l’ex parà nato a San Giovanni Teatino (Chieti) lo punta Aldo Michel Irusta, ex parlamentare e giornalista, che non ha esitato a metterlo in relazione con il prefetto di Pando, Leopoldo Fernandez, attualmente agli arresti per aver violato lo stadio d’assedio imposto nel dipartimento. Il giornalista d’assalto Wilson Garcia Merida ha sostenuto che Diodato ha operato di recente nei dipartimenti della Mezzaluna (Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija) “organizzando gruppi di killer†e che è stato in luglio a Cochabamba, dipartimento di cui era prefetto Manfred Reyes Villa, revocato nel referendum del 15 agosto.

Operante in Bolivia dalla fine degli anni ‘70 al servizio dei dittatori di Hugo Banzer e Luis Garcia Meza, qualcuno dice per conto della Cia, Diodato entrò nell’esercito boliviano. Sposò una nipote di Banzer e salì agli onori delle cronache quando fu arrestato nel giugno 1999 per una denuncia legata ad un giro di cellulari clonati dei vertici delle forze armate.

Il quotidiano El Nuevo Dia svelò che Diodato era titolare di una fabbrica per il montaggio di armi e riferi’ dichiarazioni del pm Francisco Boreinstein, secondo cui “abbiamo cominciato con la clonazione dei telefonini e abbiamo trovato cose ben più gravi: traffico di armi, droga e riciclaggio di denaroâ€. Con lui furono arrestati l’ex console onorario italiano a Santa Cruz, Fausto Barbonari, Tullio Diodato (padre di Marco), Giuseppe Paludi, Natale Armonio e Gianfranco Gabillio, che per il giornale Presencia rispondevano al mafioso Nitto Santapaola.

Condannato a dieci anni di carcere per narcotraffico l’ex parà, accusato anche dell’omicidio della pm che indagava su di lui Monica Von Borries, fuggì da una clinica dove era stato ricoverato, svanendo nel nulla. L’agenzia di stampa statale boliviana Abi riporta dichiarazioni di Michel, che intervenne a lato della pubblica accusa in un processo contro l’ex parà, secondo cui il prefetto di Pando Fernandez sarebbe legato alla “mafia di Diodato†e a narcotrafficanti operanti a Rio Branco, in Brasile.

Secondo Michel, Fernandez ha consolidato legami con il gruppo Diodato e ad un giro di introiti illeciti mediante case da gioco clandestine. L’ex parlamentare sostiene addirittura che alla
struttura criminale lasciata da Diodato apparterrebbero, oltre Fernandez, anche il prefetto di Santa Cruz, Ruben Costas, ed esponenti dei Comitati civici di quel dipartimento.
“L’attivita’ delittuosa del gruppo di Diodato - ha detto - ha operato per oltre 10 anni a Santa Cruz con copertura dei Banzer, Jorge Tuto Quiroga e Gonzalo Sanchez de Lozadaâ€.
E squadroni paramilitari finanziati da questo, ha concluso, hanno agito al servizio della prefettura di Pando nel massacro dell’11 e 12 settembre di contadini ed indigeni inermi.

rainews24.it




Fonte La Repubblica da www.margheritaonline

"Bolivia, un italiano dietro la strage di indios"
Il neofascista Diodato "consigliere" dei gruppi armati contro il presidente Morales
19-09-2008

C´è la mano di un neofascista italiano, Marco Marino Diodato, dietro il massacro di El Porvenir, in Bolivia, dove una settimana fa, nella notte tra l´11 e il 12 settembre, squadroni della morte legati ai gruppi civici che si battono contro Evo Morales per l´autonomia regionale hanno ucciso quindici contadini indios che si recavano ad una manifestazione di appoggio al presidente. Lo sostengono due giornalisti boliviani secondo i quali Diodato avrebbe organizzato squadre di killer e avrebbe fatto parte del gruppo armato che ha sparato sui contadini - più di un migliaio - in marcia verso il capoluogo regionale di Pando. Marco Marino Diodato è uno dei tanti neofascisti italiani che si rifugiarono all´ombra delle dittature militari latino-americane sulla scia di Stefano Delle Chiaie, il killer fondatore di Avanguardia Nazionale. Il percorso fu più o meno simile per tutti, da Augusto Cauchi a Carlo Cicuttini. Prima si misero al servizio della Spagna di Franco per svolgere azioni terroristiche contro l´Eta basca poi, morto il dittatore spagnolo (1975), attraversarono l´Oceano per collaborare con la Dina di Pinochet e prendere parte all´Operazione Condor, l´alleanza anti-comunista, finanziata anche dalla Cia, tra le dittature del Cono sud (Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia e Brasile). Diodato è più giovane dei suoi maestri. Nato a San Giovanni Teatino (Chieti), oggi poco più che cinquantenne, Diodato è molto conosciuto in Bolivia dove si trasferì all´inizio degli anni Ottanta. A Santa Cruz ha sposato una nipote del generale Hugo Banzer (al potere de facto dal ´71 al ´78 e poi eletto dal ´97 al 2001) trasformandosi in un ricco uomo d´affari e in "consulente militare". Paracadutista - è stato anche nell´esercito boliviano - Diodato avrebbe fondato dei gruppi paramilitari per proteggere i latifondisti. La sua fortuna ufficiale in Bolivia terminò nel 1999 quando venne arrestato per una inchiesta su cellulari clonati delle Forze armate e, in seguito, accusato anche di riciclaggio e traffico di armi e droga. Condannato a dieci anni nel gennaio del 2004 riuscì a fuggire dalla clinica "Bilbao" di Santa Cruz dove era stato ricoverato per una insufficienza cardiaca. All´epoca le indagini arrivarono fino al boss mafioso italiano Nitto Santapaola con il quale il gruppo di Diodato - insieme a lui vennero arrestati anche il padre Tullio, un console onorario e altri italiani residenti in Bolivia - avrebbe avuto dei legami per le forniture di armi e droga. Dopo la fuga, ben inserito nell´aristocrazia bianca della "mezzaluna" boliviana, le province della pianura, Diodato non avrebbe lasciato il paese ed oggi è segnalato come uno dei "consiglieri" di Leopoldo Fernandez, il governatore di Pando, e tra gli animatori dei gruppi civici più radicali nello scontro con La Paz per l´autonomia regionale. Fernandez è stato arrestato tre giorni fa ed è accusato di essere il mandante del massacro degli indios filogovernativi. Poco prima di essere prelevato dai militari che lo hanno poi portato a La Paz, il governatore Fernandez ha chiesto asilo politico al Brasile. Magari sperava di avere lo stesso trattamento del dittatore paraguayano Stroessner, morto in esilio a Brasilia nel 2006, ma Lula ha detto di no.

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