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pubblicato il 27.01.09
Nero Pound Bologna
·


Il movimento di estrema destra nato a Roma sfonda anche nella ex capitale «rossa». Che già da tempo non è risparmiata da azioni squadristiche. A preparare il terreno, l’avanzata del Blocco studentesco nelle scuole. Decapitata dalle inchieste Forza Nuova, gli «squatter neri» si legano agli ultras rossoblu

NERO» POUND
Bologna

Giacomo Russo Spena
Anche a Bologna approdano i «fascisti del terzomillennio» di Casa Pound. Nel quartiere Santo Stefano.
L’ennesima Tartaruga (il loro simbolo) si insedia in un quartiere "benestante" e trova terreno fertile in una città in cui nell’ultimo periodo sono aumentate le azioni squadristiche contro ragazzi dei centri sociali, studenti "alternativi", omosessuali e senzatetto.
Una vera e propria caccia al diverso che ha decapitato, a suon di processi e condanne, molti esponenti di Forza Nuova, tra cui Luigi Guerzoni responsabile cittadino e cantante del gruppo nazirock «Legittima Offesa» per una serie di aggressioni. Come nel caso dell’ultimache risale al 15 novembre dello scorso anno. Una decina di neonazisti assalgono, senza alcunmotivo, in Piazza della Mercanzia un gruppo di ragazzi: il look alternativo o i bonghi che aveva qualcuno di loro scatena la punizione dei camerati. Saranno alla fine due i feriti: il più grave, caduto a terra e calpestato, riporterà fratture al viso e una sacca di sangue dietro l’occhio. Vengono riconosciuti e arrestati 4 individui, tra cui Guerzoni e Alessandro Malaguti, detto il «Mala».
Sempre il 15 novembre due ragazze vengono insultate con frasi omofobe e prese a sassate da auto in corsa nei pressi del contro sociale Atlantide, in occasione di una festa di finanziamento per una manifestazione contro la violenza maschile su donne e lesbiche. Fatti che testimoniano come la Bologna del sindaco «democratico» Sergio Cofferati sia tutt’altro che un feudo rosso. «Questa città è da trent’anni un laboratorio di pratiche e di spontaneismo dell’estrema destra», ricorda Gianmarco, attivista del centro sociale Tpo, elencando una serie di episodi eversivi neri che caratterizzano il capoluogo emiliano. Dalla strage alla stazione del 1980, alle Falangi Armate, per finire ai primi comizi di Roberto Fiore nei primi anni ’90.
Un humus nero che negli ultimi anni trova terreno fertile nella curva calcistica dove prima all’interno dei Mods e dopo nei Felsinei (entrambi i gruppi si sono sciolti dopo una serie di denunce e daspi) si diffondono pratiche squadristiche.
Non a caso lo stadio rappresenta uno spazio «politico» di Casa Pound che, pur non avendo un suo gruppo, aveva vari adepti nei Felsinei: l’ultras fondatore del gruppo è anche un noto esponente del movimento neofascista.
A dimostrazione dell’operazione, le intercettazioni della polizia, risalenti al 17 maggio dello scorso anno, tra Alessandro Carapezzi, il referente del gruppo di naziskin, e Matteo Minonzio, che nell’organizzazione - per l’accusa - teneva i contatti con il mondo degli ultras.
«E’ un anno che sto portando davanti una baracca con quattro persone per impedire che questa curva qua diventava come il Livorno» dice il secondo, riferendosi ai tifosi del Bologna. Poi aggiunge: «Certo, in quattro persone, certo, non fai degli exploit con nessuno». E Carapezzi replica: «No, no, infatti il mio discorso eh, cioè se mi devo fare... mettere ad organizzare concertini e basta così, allora piuttosto io gliela do su e ...».
Minonzio allora afferma: «Sì, sì, sì ah no,ma è vero, cioè vuoi... e ti ripeto belle cose i concerti, belle cose tutte quelle cose lì, però qua ragazzi qua la gente si è dimenticata l’abc di cosa vuol dire... fare lo skin, nel tuo caso, ed essere un ultras...». I due concludono: «La strada e lo stadio sono la stessa cosa».
Ma i seguaci della Tartaruga non si limitano all’intervento calcistico. Nati a Roma nel 2003 e diventati un’organizzazione nazionale, dopo l’attraversamento di Fiamma Tricolore a cui ha sottratto militanti nel momento della chiusura del sodalizio, agisce in quei campi lasciati sguarniti dalla sinistra. La quale, come ammette lo stesso leader Gianluca Iannone, viene presa spesso come modello. Non a caso anche Alessandro Vigliani, attuale capo di Casa Pound Bologna, ha un passato da redskin antifascista. Così come in molte città del Paese, Blocco Studentesco, l’organizzazione giovanile, prende piede nelle scuole, con un lavoro capillare. «Fuori al liceo scientifico Fermi, uno dei più importanti della città, sono attaccati manifesti a favore della pensione sociale per i repubblichini di Salò», riferisce un ragazzo, ricordando inoltre la presentazione, nella loro sede, del dossier su Piazza Navona (quando si scontrarono a suon di bastonate con il movimento dell’Onda) e la contestazione a Beppe Grillo, accusato di aver diffuso false voci su ipotetici infiltrati della polizia tra i loro ranghi. Iniziative che stanno preparando la discesa di Blocco alle elezioni studentesche del prossimo anno.
Se i piccoli neofascisti si dedicano agli istituti medi, i grandi giocano a fare i futuristi (come loro stessi si definiscono): fontane colorate di rosso e Babbo Natali impiccati in giro per la città sono azioni per denunciare la crisi economica e lo «strozzinaggio» delle banche. Insediati da poco tempo così Casa Pound prova ad aggregare, anche se le realtà antifasciste fanno di tutto per contrastare l’avanzata di «covi enofobi e razzisti». Il mese scorso infatti salta la presentazione in piazza del libro «Io, l’uomo nero» di Pierluigi Concutelli (camerata che uccise a Roma il 10 luglio 1976 il Sostituto procuratore Vittorio Occorsio che indagava sull’estremismo di destra) per le contestazioni degli spazi occupati. Contromanifestazione che tra l’altro suscita le arrabbiature del Pd locale, il quale solidarizza coi neofascisti. Eppure le proteste «dal basso» sono le uniche che hanno risultati a Bologna: Forza Nuova dopo l’apertura di tre sedi, sistematicamente contestate fin dalla loro inaugurazione, dal 2008 non ha più una base logistica. I ritrovi diventano così le birrerie e le gelaterie. Punti d’incontro tra le diverse anime della città. Dopo una sbronza simettono da parte i distingui tra forzanovisti, attivisti della Tartaruga o semplici ultras (fascisti ma non militanti). Proprio quest’ultimi, soprattutto, nei raid xenofobi dettano le regole, come avviene un po’ dappertutto. Gli schemi del tifo infatti invadono la città, con la curva che entra prepotentemente in politica, imponendo il proprio modus vivendi: scontri e coltelli a violare l’incolumità fisica delle persone aggredite.
Una galassia nera, quella bolognese, talmente articolata che dà spazio anche ai fascisti «tradizionalisti». Come l’Associazione Edera, un «sodalizio di destra» attivo nell’organizzare dibattiti e presentazioni di libri con finalità di «promozione e diffusione dei valori spirituali e delle idee proprie della tradizione culturale europea declinata in ambito italico», cioè «la concezione che abbiamo del nostro popolo (stirpe)». E con l’approdo di Casa Pound nella città delle Due Torri, l’estrema destra alza ancor di più la voce.

G.R.S.

BOLOGNA · Oggi un convegno: «Chiudere i covi covi fascisti»

Una campagna cittadina per chiudere Casa Pound Bologna, «un vero pericolo per la democrazia» e «per l’incolumità fisica delle persone». Con queste intenzioni è convocato un convegno organizzato dal centro sociale cittadino Tpo e a cui sono invitate altre realtà antifasciste come Anpi, Mit (movimento lgbt), partiti della sinistra e singoli intellettuali. Tutti soggetti colpiti direttamente dall’avanzata dei camerati. L’appuntamento è per oggi alle ore 20,30 nella sala del Baraccano in Via Santo Stefano, non a caso a 300 metri dalla sede dei neofascisti. «Vogliamo far capire loro che non sono i ben accetti» spiegano gli organizzatori dell’iniziativa nella quale presenteranno un accurato dossier sull’estrema destra: un attento studio di tutte le realtà presenti, da Forza Nuova a, appunto, Casa Pound, passando per i naziskin squadristi della curva bolognese. Ma l’intenzione del convegno è quella di uscire dalla dinamica degli opposti estremismi che si fronteggiano. «Vogliamo organizzare una campagna che coinvolga tutti gli strati democratici della città», dice un attivista il quale segnala al dibattito la partecipazione di molti professori che racconteranno l’avanzata di Blocco studentesco,movimento giovanile all’interno di Casa Pound, nelle scuole. Anche da lì bisogna ripartire per cancellare la cultura «nera».

il manifesto 27/01/09

documentazione
r_emiliaromagna


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