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pubblicato il 3.11.09
Ostia, diciottenne bielorusso adottato pestato al grido di "sporco polacco"
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Ostia, diciottenne bielorusso adottato pestato al grido di "sporco polacco"

Baby gang in azione sul pontile, ferito per aver difeso
il fratello sedicenne: un mese di prognosi

Una settimana fa l'aggressione omofoba vicino al commissariato di Ostia
di Giulio Mancini

ROMA (2 novembre) L’hanno massacrato solo perché è «uno sporco polacco». Lui, appena diciottenne, d’origine bielorussia ma adottato da anni da una famiglia di professionisti italiani, non ha potuto neanche difendersi. Perchè lo hanno vigliaccamente colpito in testa con una bottiglia di vetro e, una volta a terra, l’hanno riempito di calci e di pugni.

Trenta giorni di prognosi all’ospedale “Grassi†di Ostia. Il trauma cranico, la frattura delle ossa nasali, le labbra spaccate e gli occhi lividi sono quanto resta della ferocia del “branco†addosso a Angelo, nome di fantasia di un ragazzo picchiato selvaggiamente sul Pontile. Otto-nove ragazzi contro di lui ed il fratello, poco più che sedicenne. Non una sola ragione per arrivare a conciarlo così. Poche frasi provocatorie e subito la violenza di una baby gang sulle tracce della quale sarebbero arrivati i carabinieri, che indagano sul caso insieme con la polizia. Due diciassettenni, infatti, sono stati identificati e denunciati nelle ultime ore. L’accusa per loro è quella di favoreggiamento: hanno visto chi ha sferrato calci e pugni ma, come nelle tradizioni delle bande più feroci, non parlano.

Tutto è successo in pochi minuti, intorno alla mezzanotte, in piazza dei Ravennati. Nella ricostruzione fatta dai carabinieri Angelo e il fratello, che chiameremo Vittorio, erano seduti su una panchina del Pontile a chiacchierare con una coppia di ragazze. Su un sedile poco distante, otto ragazzi guardavano, ridevano, rumoreggiavano. Allontanatesi le amiche e rimasti soli, passano pochi istanti e i fratelli diventano oggetto delle attenzioni della gang. Uno dei più malandrini, lentiggini e doppio pearcing sul labbro superiore, si alza dal proprio posto e si avvicina i due chiedendo una sigaretta. Un altro, invece, più corpulento, alto almeno un metro e ottanta con berretto e pearcing sul labbro inferiore, prende di mira Vittorio con pungenti provocazioni.

«Lascia stare mio fratello», tuona Angelo rivolto ai due. «Vabbè, mo è tu fratello: ma se tu sei uno sporco polacco», gli urla in faccia per tutta risposta il più grosso di stazza dei due “provocatoriâ€. Passano pochi istanti di tensione, altri due-tre ragazzi amici del branco si avvicinano, ricominciano le minacce e gli insulti allo «sporco polacco» fino a che Angelo non viene colpito alle spalle. Qualcuno gli ha spaccato un bicchiere o una bottiglia sulla testa (a terra resteranno i frammenti di vetro) e il diciottenne perde i sensi. Si risveglia all’arrivo di un’ambulanza: lo hanno pestato a sangue e hanno ferito pure il fratello più piccolo che riporterà una prognosi di cinque giorni.

«In questa vicenda - contesta l’avvocato Luciano Randazzo che cura gli interessi della famiglia di Angelo e Vittorio sono ben evidenti le aggravanti di una discriminazione di natura etnica oltre che i futili motivi scatenanti la violenza».

Le indagini sinora hanno portato a individuare due dei testimoni dell’aggressione ma chi ha insultato e colpito deve essere a conoscenza della storia personale di Angelo, originario della lontana Bielorussia e forse poco orgoglioso di essere diventato connazionale di quelle belve.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=78909&sez=HOME_ROMA

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