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pubblicato il 11.03.10
A colpi di svastica e martello. Il caso Ludwig
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A colpi di svastica e martello. Il caso Ludwig
Martedì 09 Marzo 2010 10:24

di Marco Scabbia

La sera del 3 febbraio 2010 quelli delle Iene, il noto programma televisivo, hanno mandato in onda l'intervista fatta all'ex neonazista Marco Furlan. Arrestato negli anni ottanta insieme al suo complice, Wolfang Abel, per una lunga serie di omicidi a sfondo razzista, dal 3 gennaio del 2009 Marco Furlan è di nuovo libero. Dopo 27 anni di detenzione, gli ultimi dei quali trascorsi nel carcere di Opera (Milano), l'uomo già ad aprile ottenne l'affidamento presso i servizi sociali. E nel corso degli anni ha usufruito di tre condoni e di 45 giorni di libertà vigilata per ogni semestre grazie alla buona condotta.

Ma chi erano Marco Furlan e Wolfgang Abel?

Marco Furlan e Wolfgang Abel, tra il '77 e l'84, uccidono 15 persone firmando le loro azioni con la sigla "Ludwig", sormontata da un'aquila stilizzata che sorregge una svastica. Barboni, tossicodipendenti, prostitute, omosessuali, sacerdoti, giovani che preferiscono trascorrere il sabato sera in discoteca sono i loro obiettivi preferiti. Nelle martellate, nelle coltellate, nei colpi di scure, nei roghi appiccati per uccidere e distruggere, c'è tutto l'odio e il disprezzo verso un'umanità considerata vile, inferiore moralmente, degna solo di morire. I due giovani frequentano lo stesso liceo scientifico, Wolfgang Abel è più grande di Marco Furlan di un anno. Studenti modello si diplomeranno con il massimo dei voti (in seguito si sono poi laureati con il massimo dei voti in fisica- Furlan- e matematica-Abel). Entrambi appartengono alla Verona bene, il padre di Furlan è un noto primario d'ospedale, quello di Wolfgang Abel è un ricchissimo assicuratore tedesco. All'apparenza i due giovani sembrano dei bravi ragazzi, visi puliti, i lineamenti regolari, senza grilli per la testa. Al motorino e alle auto sportive preferiscono muoversi in bicicletta, disprezzano i loro coetani, che definiscono modaioli e senz'anima, sempre in cerca di facili emozioni, quali la discoteca. Amano le lunghe passeggiate in solitaria sulle montagne, discorrono di filosofia, Kant, Kierkegaard e Spinosa i loro pensatori preferiti, si dichiarano di destra, ma non sono iscritti ad alcuna organizzazione politica. Ed è proprio durante una di queste passeggiate che Wolfgang Abel ebbe l'idea di fondare una setta di stampo nazista, la cui missione consisteva nel ripulire la società da ogni parassita umano. Furlan accetta, senza esitazione. In seguito, la perizia psichiatrica stabilirà la maggiore personalità di Abel, capace di plagiare l'amico fino a farlo diventare succube delle sue manie di distruzione.Ha così inizio una lunga scia di sangue e orrore. In otto anni vengo assassinate 28 persone. Guerrino Spinelli, 34 anni, nomade senza fissa dimora, viene cosparso di benzina nella sua auto mentre dorme, morirà poche ore dopo all'ospedale di Verona: è il 25 agosto del 1977. Luciano Stefanato, 44 anni, omosessuale, viene massacrato a coltellate vicino alla sua automobile: è il 19 dicembre del 1978. Claudio Cosma, 22 anni, tossicodipendente, il suo corpo è dilaniato a colpi di scure: è il 12 dicembre del 1979. Gli inquirenti all'inizio non pensano a collegare i delitti fra loro fino a quando il 4 novembre del 1980 il "Gazzettino" riceve una lettera che fornisce precisi elementi sui tre delitti: è la prima volta che compare la sigla "Ludwig". Ma è solo l'inizio. Maria Alice Beretta, ex prostituta, viene trovata in un lago di sangue vicino a Vicenza (20 dicembre 1980). I sacerdoti della Comunità del Santuario di Monte Berico, padre Mario Lovato e padre Giovanni Battista Pigato, vengono aggrediti a colpi di martello (22 giugno 1982). Un altro sacerdote, Armando Bison, colpevole di aver peccato in gioventù, viene trovato cadavere con un crocifisso conficcato nella testa (26 febbraio 1983). I singoli delitti non bastano più a placare la sete moralizzatrice di "Ludwig". E' la volta degli attacchi incendiari in grande stile. Il 24 maggio 1981 viene dato alle fiamme un ex fortino austriaco sul Lungadige veronese, in cui perderà al vita Luca Martinotti e altri due ragazzi resteranno feriti. La sera del 14 maggio 1983, poco prima delle 18, le fiamme "purificatrici" distruggeranno il cinema a luci rosse "Eros sexi center" di Milano. Il bilancio finale è di 6 morti e 32 ustionati gravi. La notte del 17 dicembre dello stesso anno altre 13 persone perdono la vita nell'incendio doloso del sexy club "La casa rossa" di Amsterdam. Il 7 gennaio dell'84, a Monaco di Baviera, le fiamme avvolgono la discoteca Liverpool. A farne le spese questa volta è una cameriera di origine italiana Corinna Tartarotti.

Tutte queste azioni vengono puntualmente rivendicate con lettere scritte a mano inviate agli organi di stampa. La folle crociata moralizzatrice si arresta il pomeriggio del 4 marzo 1984. Presso la discoteca "Melamara" di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, 400 ragazzi, tra cui molti giovanissimi, stanno festeggiando il carnevale. Ad un tratto gli uomini della sicurezza notano due giovani travestiti da Pierrot intenti a versare della benzina lungo il perimetro del locale. Viene evitata la strage e l'intervento dei carabinieri riesce a stento a sottrarre i due dal linciaggio. Quei giovani con indosso la triste maschera da pierrot sono Marco Furlan e Wolfgang Abel. Da quel momento "Ludwig" esce definitivamente di scena.

Gli arrestati negano ogni responsabilità, parlano di uno scherzo, forse un po' macabro, ma pur sempre di uno scherzo. Il sostituto procuratore Pasquale Pantalone però si rende subito conto che l'episodio del "Melamara" non è un fatto isolato.
L'inchiesta "Ludwig" passa nelle mani della Procura di Verona. Il 9 maggio 1985 il sostituto procuratore Mario Sannite emette i mandati di cattura per sette omicidi volontari e quattro reati di strage con 15 vittime complessive attribuite a "Ludwig".
Dopo 21 udienze, durante le quali i due imputati (tra i loro legali c'era anche Niccolò Ghedini, ora difensore di Silvio Berlusconi e parlamentare del Pdl) non comparvero mai in aula, e una perizia psichiatrica che ne ha stabilito la parziale infermità, il verdetto stabilì 30 anni di carcere a testa. Secondo i periti Abel è intelligente, freddo, sicuro, preparato intellettualmente, a differenza di Furlan, insicuro e per questo più ricettivo e facilmente suggestionabile. Ma gli interrogativi che avvolgono la vicenda sono numerosi. Cosa ha spinto due ragazzi di bell'aspetto, intelligenti, con ottime possibilità economiche e dal futuro promettente a diventare due spietati carnefici? Hanno fatto tutto da soli? O erano guidati da qualcuno per fini occulti? Volevano solo scandalizzare l'opinione pubblica o dietro le loro azioni si nascondeva un piano per destabilizzare l'ordine costituito? E soprattutto perché, se colpevoli, data la loro ferocia e il reiterarsi delle azioni criminose, non gli è stata comminata il massimo della pena, l'ergastolo? E' vero, le loro condanne processuali sono relative solo a 15 dei 28 omicidi, ma che differenza fa?A queste domande non si è mai riusciti a dare una risposta. Ma quel che è peggio sono i tentativi di emulazione. A Verona, verso la fine degli anni ottanta, sono apparse delle magliette nere con la scritta "Ludwig" e la tristemente nota frase "Gott mit uns" (Dio con noi), il motto delle SS che Marco Furlan e Wolfgang Abel erano soliti usare nei loro volantini di rivendicazione.
Ora i due sono liberi. Si dicono pieni di buoni propositi e chiedono di essere lasciati tranquilli. Ritengono di aver chiuso i conti con il loro passato e di aver maturato una profonda consapevolezza per quello che hanno fatto. Vogliamo credergli, anche perché non possiamo fare diversamente.
Ma in tempi di revisionismo storico e di farneticazioni razziali nei confronti dei "diversi" è doveroso tenere desta la memoria storica. Furlan nell'intervista alla Iene ha detto una cosa interessante:"all'epoca non c'erano immigrati, altrimenti avremmo colpito anche loro".

http://www.nuovasocieta.it/inchieste/4848-a-colpi-di-svastica-e-martello-il-caso-ludwig.html

documentazione
r_veneto


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