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pubblicato il 23.09.11
Langhirano (pr): Langhirano antifascista non dimentica!
·
IL PROLETARIATO AI SUOI MARTIRI. LANGHIRANO ANTIFASCISTA NON DIMENTICA I SUOI MORTI !!!



LA PRIMA INIZIATIVA DEL 1 OTTOBRE A LANGHIRANO CON LA PROIEZIONE DEL FILM DI BOCCHI SU GUIDO PICELLI, IL CORO DEI MALFATTORI CON CENA ANTIFASCISTA, UNA CONFERENZA DEDICATA E VARIE ALTRE INIZIATIVE CHE ANDRANNO AVANTI FINO A DICEMBRE SIA NELLE SCUOLE CHE NELLE PIAZZE. PER RICORDARE UNA GUERRA MENTRE DOPO 100 ANNI SE NE COMBATTE ALTRA NELLO STESSO POSTO E PER GLI STESSI MOTIVI.



PARTECIPATE E DIFFONDETE!!!



NEI PROSSIMI MESI SARA' DISPONIBILE IL "LIBRETTO DELLA MEMORIA" A CURA DEL "LABORATORIO LE RADICI E LE ALI" CORREDATO DI DISEGNI E FUMETTI PER RICORDARE QUEI PRIMI PACIFISTI E LA LORO ATTUALE LOTTA.VERRA' DISTRIBUITO IN MODO PARTICOLARE NELLE SCUOLE.



DI SEGUIT0 IN BREVE L'ACCADUTO. RICORDANDO CHE IL" LABORATORIO LE RADICI E LE ALI DI LANGHIRANO" NEL 2004 HA DEPOSTO, SUL LUOGO DELL'ECCIDIO, LA LAPIDE CON IL TESTO INTEGRALE SCRITTO DA ALCESTE DE AMBRIS DEDICATO A QUEI MORTI.





Nel cimitero di Langhirano sorge un piccolo monumento funebre che ricorda un tragico fatto accaduto nel settembre del 1911.
L??epigrafe incisa dice: Il proletariato ai suoi martiri.
E?? un monumento modesto: la consueta fiamma di bronzo agitata dal vento, una stele da cui pende una corona di spine e un blocco di marmo sbozzato a colpi di mazza, dono dei cavatori apuani. Sotto riposano i morti: Elisa Grassi di 24 anni, Maria Montali di 22, Severino Frati di 33, Antonio Gennari di 43.
Era scoppiata la guerra di Libia. Sotto la spinta di alcuni gruppi capitalistici nazionali, il governo Giolitti si era deciso ad innalzare nuovamente la bandiera delle imprese coloniali, sfruttando l??azione di penetrazione che già da vari anni il Banco di Roma svolgeva in Tripolitania in continuo contrasto con la Turchia che la occupava. Il pretesto per dare inizio alle ostilità contro il governo turco non fu difficile trovarlo. Così, dopo le sfortunate avventure di Crispi, un??altra guerra colonialistica in terra africana era cominciata.
Il popolo fu contrario all??impresa libica, il ricordo dei 4000 morti di Abba Garima era ancora troppo vivo nella memoria degli italiani. E del resto il carattere aggressivo, imperialistico, di quella guerra era del tutto evidente.
Per tali ragioni l??opposizione alla guerra di Libia si manifestò subito con un moto spontaneo e profondo in ogni parte del paese. Le direzioni del Partito socialista e della CGL proclamarono uno sciopero generale di protesta di ventiquattro ore. Era il 27 settembre.
Nella provincia di Parma la decisione dello sciopero fu accolta con slancio. Nelle strade la canzone propagandistica Tripoli, bel suol d??amore veniva cantata con opportune modifiche in cui si esprimeva tutto l??odio dei parmigiani contro quella guerra di rapina:
Nella giornata del 27 lo sciopero fu compatto tanto in città quanto nelle campagne. Soltanto i tramvieri delle linee a vapore fecero eccezione. Era stato perciò necessario che gli scioperanti impedissero il traffico delle tramvie, bloccando la partenza dei treni nelle stazioni poste a capo delle varie linee. Ma anche questa operazione era riuscita poichè i tramvieri, controllati dalla polizia, non domandavano in fondo che un pretesto qualsiasi per unirsi agli scioperanti.
Lo sciopero però cessava a mezzogiorno dell??indomani. Il mattino del 28 quindi, verso le cinque, che il sole non si era ancora levato, un gruppo di una quarantina fra uomini e donne, s??incamminò dalle case di Langhirano verso la stazione per vedere se era possibile impedire la partenza del tram anche per quel giorno. Camminavano calmi e con intenzioni così poco aggressive che si erano portati dietro anche i bambini. Nessuno gridava. La dimostrazione non poteva essere più pacifica e corretta.
Quando però il gruppo giunse alla stazione, la trovò presidiata da una squadra di carabinieri appoggiata da alcune guardie forestali: impugnavano i moschetti con aria minacciosa.
Le carrozze non erano ancora pronte e la macchina si trovava dentro al deposito.
Parte dei dimostranti si dispose perciò attraverso i binari, mentre gli altri entravano nel piazzale interno della stazione.
Pareva che ogni cosa si svolgesse senza incidenti: tra qualche minuto sarebbero venuti i tramvieri, la gente avrebbe parlato con loro, il convoglio non si sarebbe formato e la manifestazione si sarebbe sciolta.
Invece di colpo, i carabinieri si scagliarono violentemente contro gli operai e i contadini, gettando a terra le donne e calpestandole. Poi, quasi subito, senza intimazioni, senza squilli di tromba, senza preavviso, incominciarono a sparare furiosamente.
Fu un momento d??angoscia: i carabinieri non sparavano in alto, ma contro la folla! Le scariche durarono pochi attimi e tuttavia sembrò che non dovessero aver fine. I dimostranti colpiti dal piombo cadevano al suolo rantolando, gridando di dolore; gli altri fuggivano verso il paese inseguiti dal sibilo dei proiettili.
Quando il fuoco cessò, undici corpi giacevano a terra nel piazzale. Un proiettile aveva forato la nuca d??una ragazza ventenne, Maria Montali: altri due colpi l??avevano presa alle spalle.
Un??altra donna, Elisa Grassi, incinta da alcuni mesi, era stramazzata coi polmoni squarciati.
Severino Frati, invece, ai primi colpi, era balzato sul piano caricatore di una vettura, ma qui l??aveva raggiunto una guardia forestale che, dal basso, sparandogli alla gola, gli aveva reciso la vena del collo: il Frati era caduto giù di schianto. Più tardi si ebbe modo di constatare che il Frati era letteralmente crivellato di proiettili alla coscia e al braccio destro.
Antonio Gennari era stato raggiunto da una palla che gli aveva asportato l??occhio e da altri due colpi alle spalle che l??avevano attraversato da parte a parte: ??Fucilato alla schiena?, disse poi un testimonio.
Tre morti, un moribondo (il Gennari, che morirà qualche tempo dopo all??ospedale di Parma) e sette feriti, tra cui alcuni assai gravi, giacevano dunque, immersi nel loro sangue, sul piazzale di Langhirano.
Compiuto l??eccidio, col moschetto ancora fumante in pugno, il comandante della squadra omicida, chiamò il capo stazione e gli disse: ??Ora lei, capo, può fare attaccare la macchina che i binari sono sgombri?.
Nello stesso istante, sul piazzale, un ferito si alzò e, barcollando, cercò d??allontanarsi dal luogo della strage; ma un carabiniere lo vide, sollevò ancora una volta il moschetto e lo colpì con un??altra fucilata alla schiena. L??uomo cadde bocconi nella polvere.

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