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pubblicato il 5.11.12
Verona: Morto Amos Spiazzi
·
Arrestato il 13 gennaio 1974 in margine alle indagini della magistratura relative al cosiddetto "Golpe Borghese", subì complessivamente sei anni di carcerazione preventiva, di cui quasi quindici mesi di cella d'isolamento e di "carcere duro" e diciotto di sospensione precauzionale dall'impiego (gli venne dimezzato lo stipendio, il che gli procurò notevoli problemi economici). Non poté partecipare alle esequie della madre, venuta a mancare nel 1975 e - con molte restrizioni - partecipò a quelle della prima moglie (mancata nel 1983), in quanto detenuto "pericoloso". Il processo fu inaugurato il 30 maggio 1977, ma dei 78 imputati i più compromessi, tra cui Remo Orlandini ed il medico reatino Adriano Monti, erano latitanti. Il 14 luglio 1978, la sentenza di primo grado si risolse in trenta assoluzioni, ma anche per i condannati caddero i più gravi capi d'accusa, come l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato, e restò solo il reato, relativamente attenuato, di cospirazione politica. Vennero dunque comminati dieci anni a Remo Orlandini, otto a Rosa, De Rosa e al colonnello dell'Aeronautica Giuseppe Lo Vecchio, cinque anni a Stefano Delle Chiaie e al colonnello dell'Esercito Amos Spiazzi di Corte Regia, quattro a Sandro Saccucci. Uscirono, invece, assolti ??perché il fatto non sussiste? Vito Miceli, Luciano Berti, Adriano Monti.

Il 29 novembre 1984, dopo due giorni di camera di consiglio, la Corte d'Assise d'Appello assolse tutti gli imputati, derubricando il programma golpista come un ??conciliabolo di quattro o cinque sessantenni?, ed anche la Cassazione conferma tale interpretazione il 24 marzo 1986. Dunque, assolto definitivamente in cassazione "perché il fatto non sussiste", con conseguente ricostruzione di carriera e transitato nella riserva per sopraggiunti limiti d'età il 4 dicembre 1998 - con prevista promozione a brigadier generale - terminano le sofferenze del colonnello Spiazzi, il quale è in attesa da oltre un decennio del maxi - risarcimento da parte dello Stato dei danni morali e materiali patiti, sentenza convalidata ai danni della Repubblica Italiana anche presso l'Alta Corte di Giustizia di Bruxelles. Durante gli anni della carcerazione, il generale Spiazzi ebbe modo di conseguire la laurea in filosofia presso l'Università degli Studi di Padova, grazie alla quale riuscì, in quegli anni difficili, a poter integrare lo stipendio decurtato ricevuto dalle Forze Armate, insegnando presso il liceo veronese "Aleardo Aleardi"[2].

Tra il 1996 ed il 2001, il generale Spiazzi ha pubblicato un libro autobiografico relativo alla sua vicenda umana, in relazione allo scenario politico italiano, che si è aggiudicato il 1º Premio letterario della narrativa edita "Tito Casini" per l'anno 1996[1] ed un saggio ("La casa degli onesti") riguardo alla situazione carceraria italiana (la "casa" è eufemisticamente quella circondariale). ? in procinto di uscire un libro a cura di Sandro Nieri (2008), dal titolo: "Segreti di Stato" in cui il generale Spiazzi tratta e delinea la situazione politica interna ed internazionale concernente il nostro paese durante gli anni della "Guerra Fredda".

Il generale Spiazzi ha collaborato in maniera continuativa con la rivista "La Torre" e ha diretto il Centro Studi Ghibellini "Carlomagno" (che ha altresì fondato).

Di fede monarchica, come il padre, ha militato in tutte le organizzazioni di tal corrente, dall'U.M.I. all'attuale Federazione Monarchica Italiana.
Il "Golpe Borghese": Retroscena inediti

Le "Trame Nere" s'esplicarono, a fine anni ' 70 in un tentativo di putsch organizzato da settori deviati delle forze armate e dei servizi segreti che venne bloccato improvvisamente nel suo svolgimento per un intervento diretto - pare - dei servizi segreti statunitensi. Trattasi del cosiddetto "Golpe Borghese", altrimenti noto come "La cospirazione della Rosa dei Venti". In realtà, pare che il golpe avesse un nome differente, come afferma lo stesso Spiazzi in un'intervista recente al settimanale L'Espresso.[3] In tale intervista, il generale Spiazzi rende noto che:

la tesi di fondo della cosiddetta "Strategia della tensione" sarebbe consistita nel "creare un'offensiva contemporanea sia verso la destra, che nei confronti della sinistra, al fine d'attuare un regime forte, tutelato da leggi eccezionali, quindi al di fuori parzialmente o totalmente dalle garanzie costituzionali, a puntello di una particolare cerchia politica";

viene ad esser smentita la dichiarazione resa dal Gran Maestro della Loggia Massonica P2, Licio Gelli di esser stato l'autore della telefonata che bloccò l'evolversi del colpo di stato. Infatti, nell'intervista in questione, Spiazzi dichiara d'aver capito che a Borghese era stata tesa una trappola: all'esercito, la notte del golpe, era stato ordinato di eseguire la "Esigenza Triangolo", un piano segreto che prevedeva l'impiego di reparti scelti onde aiutare Carabinieri e Polizia a reprimere sul nascere disordini. Spiazzi afferma di esser stato egli stesso a telefonare a Junio Valerio Borghese per avvertirlo del pericolo, bloccando di fatto il tentativo di golpe;

il fatto più inquietante risulta però essere quello che - secondo la testimonianza di Spiazzi - le cosiddette "Stragi di Stato", furono espressamente volute ed organizzate da servizi segreti stranieri, inquadrabili in "un gioco più sporco e più grande di quello che la politica locale riusciva ad osservare dal suo limitato orizzonte: un gioco a danno della popolazione civile inerme ed inconsapevole ordinato da interessi internazionali facenti capo a Washington ed a direttive nazionali - nella figura della Democrazia Cristiana - che rispecchiavano in pieno la sudditanza italiana all'Alleanza Atlantica. Le forze politiche nazionali più legate e devote agli Stati Uniti volevano e dovevano continuare a governare l'Italia a qualunque costo e con qualunque mezzo. Le minacce di colpi di stato erano un pericolo inventato, un modo per poter tenere in piedi un sistema di polizia. In breve, una dittatura pluripartitocratica, a detta di Spiazzi, da sessant'anni governa l'Italia non tenendo conto del volere dei cittadini;

la "Rosa dei venti", in realtà, aveva nome "Organizzazione di Sicurezza" (OS), ed era formata da persone insospettabili, non iscritte ad alcun partito politico, altamente patriottiche e disposte ad impegnarsi fino alla morte - in caso d'invasione straniera - a difendere il territorio nazionale palmo a palmo. Come la nota struttura clandestina Gladio, anche la Rosa dei Venti era formata da "legionari" dormienti (attivabili su comando superiore) e continuamente addestrati a fronteggiare sia i pericoli esterni (il Patto di Varsavia), che interni (un'eventuale insurrezione comandata dal Partito Comunista Italiano). La differenza rispetto alla più celebre Gladio sta nel fatto, commenta Spiazzi, che mentre Gladio era formata da persone filo-americane ma poco inclini alla destra nazionale, la Rosa dei Venti era composta per lo più da militari della riserva selezionati e pronti a tutto. Ma, appunto perché militari od ex - militari, il gruppo della Rosa dei Venti era composto da uomini fidati gravitanti nell'area dell'estrema destra extraparlamentare. In tutti i reparti delle Forze Armate, continua Spiazzi, esistevano (ed erano note agli "addetti ai lavori") liste segrete di coscritti e di militari di professione, sia sottufficiali che ufficiali, su cui contare in caso di disordini;

queste affermazioni costituiscono il fulcro del nuovo libro di Sandro Neri attualmente ancora in pubblicazione (2008)[4]. In esso si potrà leggere del fatto che Gladio (e strutture segrete simili) non è stata sciolta perché la sua presenza è contemplata dall'adesione alla NATO. I legionari operano tuttora e sono numerosi, così come l'intera struttura è pienamente operativa, non più in funzione anticomunista, bensì antiislamica. Spiazzi ammette però di esserne oramai fuori, per cui consistenza numerica e contesto operativo di queste strutture parallele sono per lui note nei dettagli solamente nel periodo di effettivo servizio, mentre gli aggiornamenti attuali fanno capo unicamente a notizie pervenutegli da soggetti ancor oggi operativi.

La confusione tra Golpe Borghese e "Rosa dei venti" è dovuta al fatto che nel processo per il golpe Borghese furono artificialmente riuniti tre tentativi di golpe diversi, quello del dicembre 1970 (il citato golpe Borghese), quello del dicembre 1971, e quello del dicembre 1972[5]. Notare che i tentativi di golpe degli anni 1969, 1970, 1971, 1972, 1973 avvennero sempre nel mese di dicembre, all'approssimarsi delle festività natalizie, periodo nel quale la gente è poco propensa ad occuparsi di politica. Quello del 1974 ("golpe bianco") fa eccezione ma può seguire comunque lo stesso ragionamento, essendo avvenuto in contemporanea con un eccezionalmente lungo ponte di ferragosto; l'anticipazione ad agosto fu probabilmente dovuta al ricambio politico degli Stati Uniti (dimissioni di Nixon), il quale comportava necessità di accelerazione dei tempi. ? difatti a seguito di tale ricambio che ogni futuro progetto di golpe fu abbandonato.

I processi e la carcerazione

Sabato 12 gennaio 1974, Spiazzi riceve la telefonata dell'avvocato Devoto che gli comunica l'intenzione del Procuratore della Repubblica di Padova, Fais, d'interrogarlo circa la sua collezione di armi storiche e moderne, tutte regolarmente denunciate alla Questura di Verona ed inutilizzabili a fini bellici. Le armi - 305 pezzi - gli verranno poi sequestrate e tuttora sono esposte alla fortezza di San Leo, presso Pesaro - Urbino (Spiazzi da anni continua a chiederne la restituzione, ma invano). Terminati i colloqui relativi alle armi, il procuratore Fais ed il giudice Tamburino interrogano Spiazzi circa i resoconti di un confidente della polizia che lo aveva indicato come tramite per la consegna di armi delle Forze Armate alla malavita ed a settori deviati dei servizi segreti. In breve era stato spiccato un mandato di cattura per "Associazione sovversiva ex - Art. 270" [1]. La stampa darà ampio risalto alla notizia secondo cui l'industriale Piaggio era stato coinvolto e incriminato dalla magistratura per finanziamenti al fantomatico gruppo dei servizi segreti deviati, detto della "Rosa dei Venti". Quella era una struttura parallela del SID, composta da militari e civili, collegata a strutture sovranazionali sorte in ambito Nato con lo scopo di lottare con ogni mezzo contro il comunismo. Il teorema che quest'organizzazione fosse stata quella che coordinava gruppi eversivi è del giudice Tamburino che il 13 gennaio 1974 aveva appunto fatto arrestare il colonnello Amos Spiazzi, dopo aver fatto altrettanto nel novembre 1973 col generale Francesco Nardella insieme al colonnello Angelo Dominoni. In 21 interrogatori e 6 confronti, il giudice Tamburino, tentando di delineare il ruolo delle strutture clandestine operanti a latere delle forze armate, muterà il capo d'imputazione a carico di Spiazzi in "Cospirazione politica mediante associazione - Art. 305". Da Padova, il 31 gennaio 1975 il colonnello Spiazzi viene trasferito a Roma a disposizione dei giudici Filippo Fiore e Claudio Vitalone. L'8 marzo 1975, il colonnello viene trasferito al carcere di Verona in quanto le condizioni di salute della madre, da tempo cardiopatica, s'erano aggravate in seguito all'arresto del figlio. Dopo l'ultimo colloquio con la madre, il 20 maggio 1975 (la madre morirà il 23 dello stesso mese), al colonnello Spiazzi verrà negato il permesso di partecipare alle esequie della madre stessa. Il 7 giugno 1975 l'imputato viene ricondotto a Roma, dove, nel carcere di Rebibbia trova altri colleghi ufficiali detenuti per motivi analoghi. Il 7 luglio 1975 un nuovo trasferimento a Vicenza. Il 14 luglio 1975 la Corte d'Assise di Roma lo condanna a cinque anni di reclusione. Ricoverato per accertamenti all'Ospedale Militare di Verona il 5 marzo 1976 e poi piantonato al Policlinico Giovanbattista Rossi - Borgo Roma, il 13 aprile 1976 viene interrogato dal Giudice Simeoni a Trento. Trasferito nuovamente a Roma il 2 maggio 1977, nel carcere di Regina Coeli, si trova all'Ospedale Militare del Celio quando clamorosamente evade il colonnello selle SS Herbert Kappler, prigioniero di guerra ed affetto da un carcinoma rettale in fase terminale, nell'agosto del 1977. Intanto, al Foro Mussolini era iniziato il processo il 30 maggio 1977 ed a Spiazzi, interrogato il 31 ottobre, il 2 ed il 7 novembre del 1977, viene concessa la libertà provvisoria il 7 dicembre 1977, dopo quattro anni di carcerazione preventiva.

Il 6 luglio 1982 viene interrogato a Venezia sul caso Ludwig ed il 7 agosto a Roma sull'uccisione di un collaboratore di giustizia. il 14 marzo 1983 la Questura di Verona ordina una perquisizione domiciliare e quindi la custodia presso il carcere di Ferrara. Qui viene interrogato circa presunti contatti con Marco Affatigato nell'ambito di una nuova cospirazione sovversiva, in base ad un'intervista concessa al settimanale L'Espresso nei giorni della strage alla stazione di Bologna. Interrogato nuovamente dalla DIGOS di Bologna, viene scarcerato il 4 giugno 1983 per "totale mancanza d'indizi".

Alla fine di dicembre del 1983, alla moglie viene diagnosticato un carcinoma della mammella in stadio avanzato ed il 19 marzo 1984 il colonnello Spiazzi riceve una citazione dal tribunale di Novara. il 30 marzo viene interrogato dal Giudice Chinnici a Novara ed il 10 aprile dal Giudice Felice Casson a Venezia. Il 12 aprile 1984 denuncia in un'intervista a Canale 5 la mancanza di un processo d'appello ed il 19 maggio 1984 nuovamente viene interrogato a Padova sulla Strage di Piazza Fontana a Milano del 1969. Convocato nuovamente in Questura a Verona il 10 settembre 1984, Viene rinchiuso nel carcere cittadino con l'accusa di cospirazione politica su mandato del Giudice Casson. Trasferito a Roma, nel carcere di Rebibbia il 2 novembre 1984, il 15 dicembre viene trasferito a Venezia e quindi agli arresti domiciliari a Verona, dove trova la moglie in pessime condizioni di salute. Il 16 aprile 1985 è a Roma al processo a carico del suo primo accusatore, il Giudice Tamburrino, che doveva rispondere di minacce e di estorsione. Il giorno 11 maggio 1985 muore la moglie ed il 10 luglio 1985 vengono tolti gli arresti domiciliari e viene concessa la libertà provvisoria. Tra il 1986 ed il 1987 una miriade di convocazioni ed il 26 febbraio 1988 viene assolto per "insufficienza di prove". Il 29 settembre 1989 cessano tutte le pendenze giudiziarie.

Muore il 4 novembre 2012, giornata di festa delle forze armate.


wikipedia




Segreti di Stato. Le verità di Amos Spiazzi, il generale custode dei misteri d'Italia e della Rosa dei Venti
Edito da Aliberti Editore, 2008

«Di ogni strage conoscono ruoli e responsabilità i mandanti e gli esecutori. Quindi un bel gruppo di persone per ogni singolo episodio. Credo però che molto, anche se non tutti i dettagli, sapessero anche gli uomini di governo di quegli anni». Amos Spiazzi, generale di brigata Si occupa oggi di intermediazioni immobiliari, ma veste ancora con la divisa, come ha fatto per quasi cinquant??anni. Monarchico, è il militare che più di ogni altro ha avuto una carriera anomala, con diciannove procedimenti giudiziari a carico, sei anni di carcerazione preventiva e tutte assoluzioni. Ma chi è davvero il generale di brigata Amos Spiazzi, già membro dell??Os, l??Organizzazione di Sicurezza dell??Esercito, protetta da codici militari e attiva fin dagli anni Sessanta? Chi è quest??uomo, arrestato già nel ??53 durante i moti di Trieste e che poi ha conosciuto via via tutti i personaggi più rappresentativi della destra eversiva? Che ha fatto parte della Rosa dei Venti, che bloccò con una telefonata il golpe Borghese, chiamando direttamente il Principe Valerio, che era ricoverato in ospedale il giorno della fuga di Kappler, il boia delle Fosse Ardeatine? E che, ancora, nonostante fosse sotto processo divenne collaboratore dei servizi segreti? In questa straordinaria intervista di Sandro Neri, Spiazzi, lungi dall??essere un ??Charles De Gaulle di provincia? come lo ribattezzarono i giornali, dimostra come fu invece uomo all??interno dei gangli del potere nazionale. E oggi, per la prima volta, racconta la storia ancora oscura della Repubblica, dai leader di Ordine Nuovo che frequentavano il suo Circolo Culturale ??Carlo Magno?, alle strategie della tensione. Dalla strage di piazza Fontana a quella alla questura di Milano, dalla strage di Bologna per cui si dice convinto dell??accidentalità dell??episodio, fino al ruolo di Gladio. Con conclusioni sconcertanti «Resto convinto che i morti e l??orrore di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna siano serviti alla cosiddetta Prima Repubblica per varare leggi eccezionali e misure poliziesche necessarie a sconfiggere, insieme al terrorismo rosso, il pericolo comunista e, in secondo luogo, per avere un alibi per bollare come stragista la destra radicale. Non è pensabile che la lotta al comunismo in Europa sia stata impostata dai singoli governi. Era, invece, il risultato di una scelta strategica americana che riguardava tutto il continente».

http://archivio900.globalist.it/it/libri/lib.aspx?id=2173

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