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pubblicato il 25.01.13
Indagine sulla Destra (CP), i verbali "Servono coltelli e bombe a mano"
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Indagine sulla Destra, i verbali "Servono coltelli e bombe a mano"
Le intercettazioni nella sezione "Berta" tra i neofascisti di Casapound. Discorsi antisemiti, aggressioni pianificate contro gli ebrei, l'ordine di organizzarsi con la violenza contro le forze dell'ordine
di DARIO DEL PORTO

"Enrico uccide a qualcuno... poi ti faccio vedere... Enrico farà il morto", diceva Massimo Marchionne, ora agli arresti domiciliari, riferendosi a Enrico Tarantino, il leader di "Hic manebimus Optime" (Hmo) poi confluito in CasaPound fino alla scissione dello scorso mese di ottobre, che è stato anche candidato alla terza municipalità con la lista "Liberi con Lettieri".

Il sit in di Casapound, c'è anche Emanuela Florino

La sezione Berta del Mis a Napoli

Nella conversazione allegata agli atti dell'inchiesta, Tarantino viene descritto come "un classico camerata che se la faceva vent'anni fa qui dentro". Uno che porta sempre il coltello in tasca, "il tipo che fa il guaio... perché lo stanno pompando, pompando... e la testa è fusa proprio". E che inneggia a Hitler sul suo profilo Facebook. Nel colloquio, viene ricordata l'aggressione subita da Tarantino il 29 aprile 2011, quando in uno scontro con attivisti di sinistra riportò 25 punti di sutura. "Enrico non sta dormendo la notte da quando gli hanno aperto la testa... con tutto che lui si è buttato in mezzo a venti di loro e ne ha feriti quattro".

"Incitavano allo squadrismo e all'odio razziale"

Ma sfogliando le pagine dell'inchiesta del Ros coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, colpiscono i discorsi di matrice spiccatamente antisemita captati dalle intercettazioni. Frasi in libertà, probabilmente. Che però fanno male.

"Incendiamo il negozio"
Il primo luglio, le "cimici" piazzate nella sezione Berta di via Foria pizzicano Tarantino, il giovanissimo Andrea Coppola (vent'anni, leader di Blocco studentesco, ora sottoposto all'obbligo di dimora nel quartiere Vomero), Giuseppe Guida (ai domiciliari) e altre persone mentre discutono della comunità ebraica. E la discussione scivola su un orafo che lavora a Napoli.
"Che ne sai che è ebreo"?, chiede Coppola. "Tiene la kippa in testa", sostiene Guida. E il giovane, di rimando, afferma: "Vogliamo appicciare il negozio?".

"? ebrea, la violento in facoltà".
In un'altra conversazione ambientale, registrata il 15 dicembre 2011, in sezione si commenta l'omicidio di due senegalesi a Firenze. "Ragazzi... ve lo dico da adesso... da mo' a un anno noi qua andiamo a finire con i mitra in mano", dice uno degli interlocutori, che non risulta tra gli indagati. Lo stesso parla poi di una ragazza: "Da me in facoltà ci sta una che non la tocca nessuno, non la guarda nessuno perché non so di quale tribù fa parte. Tribù ebraica". A quel punto Coppola commenta: "Se tu vedi, questa passa e tu vedi tutti gli israeliani, pure i palestinesi, cioè i palestinesi... Gli arabi che la salutano con rispetto proprio... La cosa infatti mi sta facendo stizzire troppo. Infatti io a questa la devo vattere (picchiare, ndr). O la picchio o me la chiavo e gli faccio uscire il sangue dal c... Però davanti a tutta la facoltà".

La "ducessa" disse: "Napoli deve avere bombe a mano"
In una delle intercettazioni la chiamano "la ducessa". Ora Emmanuela Florino, 25 anni compiuti da meno di un mese, si trova agli arresti domiciliari. Nelle intercettazioni si racconta di un'aggressione subita, all'esterno dell'Università, ad opera "di sette ragazze". Il 19 novembre, una settimana prima della manifestazione nazionale di CasaPound, "comunica a Giuseppe Savuto e Alessandro Mennella", ora rispettivamente in carcere il primo e sottoposto ad obbligo di dimora il secondo, "le disposizioni ricevute da CasaPound Italia in merito agli aspetti "operativi"" dell'iniziativa. E afferma: "Tutti quanti devono avere il proprio casco, Napoli deve raccogliere quanti più caschi è possibile". Mennella aggiunge: "Dobbiamo rubare i caschi". Emmanuela annuisce: "E... stasera rubateli", salvo poi prendere atto della difficoltà tenuto conto che "a Napoli nessuno lascia i caschi vicino alle selle".

Poi Emmanuela sottolinea che "proprio da Roma" avrebbero detto: "A Napoli ci deve essere la camionetta piena di caschi, perché se qua qualcuno gli viene sottratto il casco da una perquisizione eccetera. Napoli deve avere caschi, mazze. Napoli deve avere bombe a mano e quant'altro".

Le telefonate ai politici dopo lo stop al corteo
Quando la manifestazione viene vietata, Emmanuela contatta, "coadiuvata dai genitori", rileva il giudice, alcuni esponenti politici locali (nessuno dei quali è indagato): il consigliere comunale Marco Nonno, il presidente del consiglio provinciale Rispoli e il consigliere regionale Luciano Schifani. "Tutti l'accompagneranno a discutere con il questore per rappresentare le ragioni di CasaPound - scrive il gip Francesco Cananzi - e all'esito dell'incontro non ottenevano l'autorizzazione a sfilare in corteo ma a una manifestazione statica in piazza Carlo III, salva la possibilità di ottenere, nei giorni seguenti, il permesso a sfilare per un percorso alternativo".

Le lacrime di una madre
Ma negli atti c'è spazio anche per la disperazione di una donna, allarmata per la deriva del giovanissimo figlio. ? la madre di Andrea Coppola, che il 29 dicembre del 2011 telefona a Savuto e, piangendo, lo implora: "Mio figlio è piccolo, ha 19 anni... aiutatemi... aiutateci... lasciatelo stare... non sta studiando più... toglietelo da mezzo... vi prego, vi scongiuro, mi fate morire... toglietelo da CasaPound".

(25 gennaio 2013)

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/01/25/news/indagine_sulla_destra_i_verbali_servono_coltelli_e_bombe_a_mano-51228643/

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