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pubblicato il 24.05.13
Europa nera - Olanda 1/2 Da Fortuyn a Wilders. Così violenza e paura hanno avvelenato la "tolleranza olandese"
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Europa nera - Olanda

PAESI BASSI 1 di CECILE LANDMAN

Da Fortuyn a Wilders. Così violenza e paura hanno avvelenato la "tolleranza olandese"


Nell'ultimo decennio il Paese è stato marchiato da posizioni radicali che hanno portato addirittura a omicidi politici. La destra antislamica critica il "politically correct" della sinistra "che non vede i problemi della società", ma diventa sempre più razzista. E le radici di questa storia risalgono all'occupazione tedesca

AMSTERDAM - In Olanda, nell'ultimo decennio, ci sono stati due omicidi, uno politico, l'altro 'religioso', che hanno avuto una risonanza enorme sulla politica e hanno inciso nel tessuto della rabbia sociale. E sempre più spesso ormai, la "libertà di espressione" diventa "diritto di offendere". Lo scontro è durissimo. Gli uni, paragonano la situazione a quella della Seconda Guerra Mondiale e si dichiarano impegnati in una lotta contro uno specie di nuova invasione nazionalsocialista ora rappresentata da musulmani e immigrati vari e gli altri accusano i primi di istigare all'odio verso le minoranze, degradando islamici e immigrati dell'Est ad una specie di popolazione di seconda classe. Una riflessione sullo stato attuale dell'estrema destra nei Paesi Bassi s'intreccia con le polarizzazioni, il fondamentalismo islamico, e il crescente razzismo istituzionale, spesso spinto dalle 'parole al vetriolo' dei leader politici.

All'inizio di aprile, Sonja Barend, vecchia, amatissima ex-anchorwoman della TV pubblica olandese, raccontava con visibile orrore come la polizia olandese debba raggiungere una quota di 4800 espulsioni di extracomunitari illegali. Un numero fissato dal ministro di Sicurezza e Giustizia del governo del liberale Mark Rutte. La famiglia Barend ha avuto un passato nei campi di concentramento. La paura storica dei Paesi Bassi si trova lì, ha le sue radici in quella Seconda Guerra Mondiale, quando la percentuale di olandesi ebrei perseguitati e deportati fu più elevata che in qualsiasi altro Paese. E, purtroppo, spesso con la collaborazione del popolo olandese. Le parole e la paura della Barend suonano come un allarme: nei Paesi Bassi la politica della discriminazione, l'esclusione dell'altro, il rigetto delle minoranze stanno condizionando la vita sociale e hanno preso in ostaggio anche le forze dell'ordine. Tutto sembra capovolto. Rifugiati e immigrati sono sempre più spesso indicati come pericolo, come una specie di quinta colonna di un potere lontano ma in agguato. E gli abitanti di uno dei paesi più ricchi del mondo, si sentono sfruttati dagli ultimi della terra.

La crisi. E certo, anche i Paesi Bassi sono in crisi. Tagli alla finanziaria è la parola d'ordine. Il 5 marzo scorso il premier Rutte e i due leader degli altri partiti principali dell'accordo di governo si sono ermeticamente rinchiusi nello storico Catshuis (la residenza ufficiale del primo ministro olandese) all'Aia, per rinegoziare l'accordo del governo minoritario. Non solo la finanziara, ma anche le politiche sulla immigrazione sono state riconsiderate alla ricerca di 12/15 miliardi di tagli necessari a raggiungere gli obiettivi posti dalla Ue e contenere il debito pubblico del paese. Ma il governo, che si reggeva sull'appoggio esterno del Partito della Libertà (destra anti immigrati, 15,5% dei voti alle elezioni del 2010) del leader ossigenato Geert Wilders, non ce l'ha fatta. Lo stesso Wilders ne ha annunciato la fine lo scorso 23 aprile con un tweet: "D'ora in poi non ci sarà più l'aiutante di Babbo Natale per il governo olandese". Ora si tornerà al voto con pesanti incognite sul futuro. E non è escluso che la destra xenofoba ci guadagni.

Pim Fortuyn. Ormai è diventato difficile spiegare la situazione politica dei Paesi Bassi, conosciuti nel mondo per la "Dutch tolerance" (la "Tolleranza olandese") quasi proverbiale, alla quale il solo New York Times ha dedicato addirittura 700 articoli. Tolleranza sul sesso, droghe, religione, vita e morte. Ma ora il piccolo paese sembra soffocare in una salsa velenosa di cattiveria e visione ristretta del mondo. Tutto è cominciato poco più di dieci anni fa. C'era un politico, gay, pelato, con un carisma trascinante, che diceva: "Diventerò presidente". Che si opponeva alla 'politica vecchia' dei partiti tradizionali: democristiani, laburisti, liberali. Per anni Pim Fortuyn aveva cercato di entrare in politica, aveva bussato alla porta di tutti i tre partiti più importanti, ma nessuno lo voleva. Questo Fortuyn che, al picco della sua fama dichiarava apertamente in radio e TV che "scopava" ragazzi prostituti del Marocco, aveva un programma politico che puntava allo stop all'immigrazione e, soprattutto, a un rigido altolà all'islamizzazione. Molta gente lo amava. Anche perché nei vecchi quartieri periferici di città come Amsterdam e Rotterdam dove gli immigrati erano ormai la metà degli abitanti, molti non ne potevano più della nuova situazione sociale e dei loro vicini che, ora, parlavano lingue incomprensibili.

La tesi che faceva da collante al crescente numero di sostenitori di Fortuyn era che la società olandese si trovava da anni sotto un sasso pesantissimo del "politically correct" voluto dalla sinistra. Secondo Fortuyn e i suoi, insomma, la sinistra non aveva il coraggio di dire quello che tutti vedevano e pensavano. E dunque, era arrivata l'ora di dire basta. Basta all'aiuto ai paesi terzo-mondiali. Basta con i sussidi ai disoccupati. Basta con l'immigrazione. Basta con l'aiuto ai 'cercatori di fortuna', visto (dicevano) che i veri rifugiati politici erano pochi. Fortuyn, insomma, con le sue dichiarazioni toccava un sentimento forte almeno in una parte della popolazione olandese.

Ma a poco a poco Pim Fortuyn cominciò a ricevere minacce, lo presero a torte in faccia, mentre partiti politici e media lo 'demonizzavano'. Il politologo Meindert Fennema spiega che "così la politica olandese è diventata molto violenta". Fennema spiega la demonizzazione cosi: "Quando si fa una paragone con la Seconda Guerra Mondiale e Hitler vuol dire che sei il male assoluto. E il male assoluto si può anche combattere con la violenza."

Nel maggio del 2002, subito dopo essere intervistato in una trasmissione radio, Fortuyn venne assassinato nel Mediapark, la Saxa Rubra olandese, a Hilversum. L'assassino Govert van der Graaf era un giovane attivista ambientale. In un certo senso, la società olandese fu sollevata nel sapere che Fortuyn non era stato ucciso da un marocchino, un arabo, un musulmano. Le reazioni sarebbero state durissime nei confronti degli immigrati.

L'omicidio Fortuyn ha colpito i nervi più profondi della società olandese e ne ha cambiato il carattere. Tentativi di politici di breve esperienza di gestire l'eredita delle idee di Fortuyn nei partiti locali e nazionali come 'Olanda Vivibile', sono presto falliti in un "tourbuillon" di personaggi strani in lotta tra loro su questioni incomprensibili. Alla fine tutti perdevano consenso, voti e significato. La massa di gente che Fortuyn sapeva attirare era rimasta senza leader.

Nel frattempo la minaccia diventava una forma di 'comunicazione' politica purtroppo piuttosto comune nei Paesi Bassi. Nascevano siti come 'Geen Stijl' (Senza Stile) che si vantavano del linguaggio usato, e che si caratterizzava per la forma volutamente rozza e diffamante.

Theo Van Gogh. Poi un altro morto. Nel novembre 2004 è la volta di Theo van Gogh, conosciutissimo critico di tutto e tutti compresi Islam e "politically correct". Van Gogh era anche il regista del film 'Submission' che tratta della posizione della donna nell'islam. L'aveva girato con Ayaan Hirsi Ali. Ayaan Hirsi Ali è una ragazza somala, rifugiata. Dopo il suo arrivo in Olanda riesce a studiare e inizia a lavorare nell'ufficio scientifico del partito laburista PvdA. Si faceva sentire con articoli sui quotidiani più autorevoli. Quando, nel 2002 si oppone apertamente all'Islam, anche lei finisce sotto minaccia, deve vivere di nascosto. Cambia posizioni politiche ed entra nel Vvd, il partito liberale. A poco a poco si radicalizza nell'anti-islam. Reclama il 'diritto di offendere'. Nel 2004 esce il film 'Submission' di Theo van Gogh. Una critica forte al Corano. Seguono minacce a tutti e due. Poi una mattina presto Theo van Gogh viene ammazzato in mezzo alla strada, dopo che aveva portato suo figlio a scuola, in bicicletta. Questa volta l'assassino era un marocchino di 'seconda generazione'.

Geert Wilders. Geert Wilders ha cominciato la sua carriera nella politica locale nel 1997. Nel '98 entra come deputato per i liberali nel parlamento, ma nel 2004 esce dal Vvd e comincia l'avventura con il suo nuovo Partito della Libertà, il Pvv. Che il partito sia il suo si capisce dalla struttura. Non ci sono altri dirigenti, Wilders è il leader assoluto. I finanziamenti del Pvv rimangono segreti, ma girano voci su pagamenti da parte di alcune lobby israeliane. Nel maggio del 2010 il programma di attualità 'Nova' della TV pubblica olandese trasmette una notizia su sponsor esterni di Wilders. E il David Horowitz Freedom Center di Los Angeles dice di aver raccolto 'somme sostanziose a sei cifre' per Wilders. Il Centro Horowitz è anche finanziatore del blog 'Jihad Watch' e del critico dell'Islam Robert Spencer, che fa campagna permanente per Wilders negli Stati Uniti.

Nel 2008 anche Wilders produce un film contro l'islam. Dura 16 minuti, lo chiama "Fitna". Quando si accorge che è difficile farlo passare in televisione, lo butta sul web. Solo 3 ore dopo è già stato visto tre milioni di volte.

Rita Verdonk. Lo spazio "alla destra della destra parlamentare" è stato presto riempito da due personaggi usciti dal partito liberale Vvd. Geert Wilders, appunto, e Rita Verdonk. Verdonk era stata ministro dell'Integrazione e Immigrazione nei governi Balkenende e, poi, anche ministro di Giustizia. "Un periodo in cui è stato fatto tanto male", dice la giornalista e scrittrice Anne-Ruth Wertheim. "Quando Verdonk era ministro, parlava con l'autorità di chi ha responsabilità di governo. E ogni dieci giorni diceva qualcoso di brutto sui musulmani. Le ho contate. Wilders fa la stessa cosa." La Wertheim, studiosa di razzismo, ha scritto un articolo dal titolo 'Le parole letali di Wilders'.

La Wertheim è nata nel 1934 a Giakarta, Indonesia, quando era ancora una colonia olandese. Nella Seconda Guerra Mondiale i giapponesi occuparono la Indonesia. Tutti i bianchi, che prima erano posizionati a vertice della piramide sociale, vennero messi nei campi di concentramento dai giapponesi: "Quando poi, dopo la guerra, tornai con la mia famiglia nei Paesi Bassi, venni a sapere che quasi tutti i parenti ebrei di mio padre erano stati trucidati dai nazisti. I miei nonni si erano suicidati il giorno della capitolazione degli olandesi ai tedeschi. Io, come mio padre prima, mi sono specializzata nel distinguere due forme di razzismo. Quello coloniale, di sfruttamento, e il razzismo culturale, nel quale non si tratta solo di guardare le persone dall'alto in basso, ma di seminare paura e sfiducia. ? questo il razzismo che in Olanda prende terreno, anche se si chiama stranamente 'islamofobia'."

Ma scrivere sul razzismo, e definire "letali" le parole di Wilders non è cosa da niente nei Paesi Bassi di oggi. Wertheim ha avuto paura. Non le è successo niente, ma la paura è diventata roba quotidiana per chi partecipa al dibattito pubblico olandese. Prosegue la Wertheim con tono leggermente cinico: "Ma guai a te se in Olanda definisci razzismo ciò che i musulmani devono sopportare. Qui ti dicono che 'semplicemente chiamiamo i problemi per nome e diciamo ciò che pensiamo. ? liberta di opinione, e basta'". Insomma, dalla critica del "politically correct" si è passati alla violenza verbale che sfocia in espressioni chiaramente razziste ma che la gente si è abituata a sentire e ad accettare come se fossero normali. E chi le pronuncia rivendica il diritto di farlo.

Una situazione a più facce. Perché proprio la liberta di opinione è una motivazione forte per Wilders come per Ayaan Hirsi Ali, che da anni sono considerati prigionieri politici per le ripetute minacce che ricevano a causa delle cose che dicono. La Hirsi Ali ha addirittura lasciato Paesi Bassi. Wilders vive ancora sotto protezione, anche se le minacce si sono sensibilmente ridotte secondo le ultime osservazioni delle forze di sicurezza.

Dunque, Wilders è vittima e boia nello stesso tempo? Il rapporto 'Monitor' 2009/2010 della Associazione Anna Frank sull'estrema destra e la xenofobia, classifica Wilders come 'nuova estrema destra', anche se riconosce che "Il Pvv non puo essere piazzato nella tradizione del (neo)nazismo. E nel Pvv contrariamente a tante formazioni della classica estrema destra non si trova traccia di antisemitismo." Al contrario, il Pvv ha nel suo programma il supporto incondizionato a Israele. Il Pvv vede l'Israele come 'fronte centrale nella difesa dell'occidentè contro l'Islam. Secondo il Pvv il conflitto Israeliano-Palestinese 'non è territoriale, ma ideologico: un conflitto tra la ragione del libero occidente e la barbarie della ideologia islamica'. Wilders ha detto che la soluzione è deportare i palestinesi in Giordania."

Con partiti di estrema destra come Die Freiheit in Germania e il Dansk Folkeparti, Wilders tiene stretti contatti. Ultimamente è andato in Germania, dove ha parlato su invito di Die Freiheit.

Il processo. Un gruppo di avvocati democratici ha denunciato Geert Wilders per aver diffamato "un gruppo di persone sulla base della loro religione e aver istigato alla discriminazione e all'odio in base alla razza o alla religione". Wilders è stato anche perseguito per aver insultato dei musulmani paragonando l'Islam al nazismo. Ma nel giugno del 2011è stato assolto.

Ma nel marzo 2012 il 'Coordinatore Nazionale per la Sicurezza e la Lotta al Terrorismò Erik Akerboom dichiara che le idee di Breivik, il killer norvegese, somigliano molto alle opinioni di certi gruppi olandesi che si organizzano contro l'Islam, la società multiculturale e l'establishment di sinistra.

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/05/14/news/neonazismo_in_europa_-_olanda-35109625/

documentazione
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