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pubblicato il 6.06.13
Europa nera - Norvegia e Svezia
·
Dall'"Islamofobia" alla strage di Breivik l'estrema destra del Nord ora fa paura

I germi del razzismo religioso sono penetrati da tempo in parte delle società norvegesi e svedesi ed hanno segnato punti a favore dei partiti "neri". Ma le stragi di Oslo e di Utoya del 22 luglio 2011 potrebbero far diventare il tema dell'immigrazione musulmana la loro debolezza. La testimonianza di un blogger di destra: "In quello che ha scritto l'attentatore ci sono anche cose vere"

OSLO - Il cuore nero del Nord è esploso il 22 luglio del 2011 nel centro di Oslo e sull'isola di Utoya con la bomba e i fucili assassini di Anders Breivik: 77 morti e oltre trecento feriti nei due attacchi. Ma le diverse anime alle quali Breivik ha fatto riferimento nel suo delirante manifesto di 1518 pagine, intitolato "2083, una dichiarazione di indipendenza europea" erano già presenti nelle società norvegese e svedese e ragionavano (e ancora discutono) su alcuni degli stessi temi presenti nel testo dello stragista.

Lo dice un uomo che nei giorni immediatamente successivi alla strage, ha passato i suoi guai. Perché Ole Jorgen Anfindsen, ricercatore universitario, posizioni decisamente conservatrici, collaboratore del blog della destra antislamica Fjordman, ha trovato alcuni dei suoi testi ripresi pari pari nel documento di Breivik. Lo incontriamo in un albergo in pieno centro di Oslo: poco più che quarantenne, forte somiglianza con l'attore inglese Michael Caine, toni assolutamente tranquilli e riflessivi, nessun atteggiamento men che corretto: "Penso che il suo manifesto sia folle - afferma - ma che contenga anche pensieri coerenti e bene organizzati. Ed è un errore buttare via tutto, perché alcuni argomenti, in tema di difficoltà di integrazione degli immigrati islamici, hanno a che fare con le debolezze della nostra democrazia. Del tutto assurda e irrealizzabile, invece, oltre, ovviamente, all'uso della violenza, la sua idea di un'Europa totalmente deislamizzata".

Stranamente, a detta di Anfidssen, il 22 luglio (ormai, la data, come per l'11 settembre negli Usa, è diventata sinonimo del fatto) ha quasi migliorato il livello del confronto: "Certo, ho incontrato anche ostilità. Ma mai come da allora, io sono stato invitato a tanti momenti di discussione - spiega - E i toni si sono abbassati". E' come se la Norvegia si sia improvvisamente svegliata scoprendo in sé i germi di tanta crudele follia e abbia deciso di guardarsi dentro con maggiore attenzione per provare a strapparseli di dosso. Peder Are Nøstvol Jensen, il titolare del blog Fjordman, è praticamente sparito dalla circolazione e si è rifiutato di incontrarci o di rispondere alle nostre domande. Anfidssen, invece, vuole continuare a discutere e a capire: "Ovviamente, anche a partire da toni più bassi. Io stesso mi sono scusato per le parole che, a volte, ho usato nei miei testi. E ho chiesto ad altri conservatori di scusarsi e molti l'hanno fatto. Dall'altra parte ho sentito maggiore attenzione alle cose che dico e, soprattutto, l'intera società norvegese si è rifiutata di chiudersi. Tutti, a cominciare dalle autorità di governo, hanno chiesto che non ci fossero limitazioni alla democrazia e alla discussione, che non ci fossero tabù, dopo quello che era successo".

"Io - conclude Anfidssen - non ho risposte facili al tema della difficile integrazione degli islamici nella nostra società. Ma anche se i media non ne parlano volentieri, in Norvegia ci sono problemi reali con l'immigrazione islamica. Molti cittadini non vedono di buon occhio la presenza di religioni diverse da quelle della nostra cultura e, mentre molte delle persone che arrivano qui sono gente per bene che pensa solo a lavorare e a inserirsi nella società, una parte finisce a ingrossare le fila della criminalità. L'integrazione è complicata, soprattutto con numeri così grandi. E' un tema che riguarda tutta Europa. Io credo che così, ci stiamo suicidando. Ho riletto i miei scritti dopo il 22 luglio. Ritengo che, qua e là le parole potevano essere diverse, meno provocatorie, ma che i miei concetti rimangano validi".

La destra estrema scandinava, dunque, è arroccata intorno alla parola "islamofobia". Perché questo sembra essere il suo problema: il suo punto di forza, per certi versi, se è vero che, alle elezioni del 2009, il Partito Progressista (qui, come in Svezia, dove prende il nome di Sweden Democrats, la destra parlamentare si dà denominazioni che, nel resto d'Europa identificano forze più vicine alla sinistra) ha raggiunto il suo massimo (22,9% e 41 seggi su 169 in Parlamento) anche cavalcando questi temi. Ma, dopo il 22 luglio, la questione dell'immigrazione islamica rischia di diventare anche la sua debolezza.

Sullo sfondo c'è una società che ha vissuto una crescita impetuosa negli ultimi trent'anni. Da "parenti poveri" dei colti e nobili svedesi, i norvegesi sono diventati, grazie alla scoperta e all'accorta gestione (quasi tutta pubblica) del petrolio nel Mare del Nord, i "cugini straricchi". Non pagano quasi tasse (sono appena cinque milioni su un territorio di 389 mila chilometri quadrati, un quinto più grande dell'Italia) hanno un Pil pro capite di oltre 54mila dollari (il terzo al mondo) e la spesa sociale è quasi tutta a carico delle ricche "royalties" petrolifere. Ma proprio per tenere viva la loro ricchezza hanno bisogno di mano d'opera d'importazione sia nell'industria petrolifera che in quella del legname e del pesce. Da qui, a partire dagli anni '90, la forte immigrazione, in gran parte islamica. Una parte del Paese cerca di vivere con filosofia e attenzione i problemi che, inevitabilmente genera, fidando anche sul tempo che, a poco a poco, aiuterà a sistemare le cose. Ma una parte continua a non accettare la situazione a vivere con difficoltà la presenza in Norvegia di "nuovi cittadini" con abitudini, culture, religione e stili di vita tanto diversi. Va così a finire che l'estrema destra norvegese non manifesta quasi alcun interesse per l'antisemitismo. Anzi, nella sua logica di ritorno "ai bei tempi andati" e di attacco all'Islam, si colloca a volte a fianco delle posizioni della destra israeliana e, addirittura, a favore di maggiore emancipazione femminile o dei diritti dei gay pur di contrastare le posizioni conservatrici islamiche in materia di donne e di omosessuali.

Questo disagio sarà anche diffuso, ma non si era espresso, fino al 22 luglio, in movimenti o manifestazioni particolarmente eclatanti. I Democrats (partito uscito a destra nel 2002 da quello del Progresso) puntando molto sulla questione islamica, non hanno superato lo 0,1% alle elezioni politiche del 2009 e hanno ottenuto in tutto il Paese non più di otto consiglieri municipali e denunciano tremila iscritti. E i gruppi estremisti come Vigrid ("Campo di battaglia" da "Vignor", parola della mitologia norvegese, dichiarato estinto nel 2009), i Boots Boys (ragazzi con gli stivali, accusati tra l'altro dell'omicidio razzista di un giovane ghanese) e gli altri gruppi Skinheads non hanno mai coagulato reali consensi. Alle loro manifestazioni partecipano poche decine di persone. Il Partito del Progresso, ha evidentemente cercato di cavalcare (con toni vagamente moderati) il disagio ottenendo buoni risultati. Fino al luglio scorso, quando tutto è cambiato.

"Breivik - spiega Tøre Bjorke, docente alla Scuola superiore di Polizia ed esperto di questioni legate all'estremismo politico - è comunque uscito dal Partito del Progresso ed è stato molto attivo nei blog della destra moderata. Nessuno poteva identificarlo come un potenziale terrorista. Ma credo sia sbagliato pensare che non esista un pericolo antislamico. Ci sono alcune migliaia di persone (almeno settemila, secondo i nostri calcoli; in proporzione alla popolazione sarebbe come se in Italia circa centomila persone si comportassero così; ndr) che discutono sul web di questi temi, parlano tranquillamente nei blog di un piano islamico di presa dell'Europa alimentando, così, le loro paure e accendendo, magari, la follia di alcuni come Breivik". Si sa di intercettazioni telefoniche (relative anche a membri dei Democrats) in cui si parlava di uccidere ministri. Secondo Bjorke è sbagliato limitarsi a stabilire se Breivik è matto o se ha agito da solo (ormai sembra abbastanza appurato che è difficile abbia avuto complici diretti), ora è necessario capire meglio cosa si muove nella società norvegese e fino a che punto, chi parla è anche capace di agire: "Uno che ha agito di conseguenza c'è stato. E con quali disastrose conseguenze, l'abbiamo visto. Dobbiamo stare attenti". Anche se, è lo stesso Bjorke a dircelo, dopo il 22 luglio, l'attenzione per la politica è salita e molti giovani, quasi per reazione, si sono iscritti al Partito Laburista del premier Jens Stoltenberg che ha pagato un altissimo prezzo di sangue nella strage di Uttoya.

L'estrema destra, dunque, continua a crogiolarsi nel suo mondo di paranoia e cospirazione. Secondo Sindre Bangstad, ricercatore presso il Dipartimento sociale dell'Università di Oslo "i conservatori ufficiali, dopo il 22 luglio, hanno condannato e, adesso, stanno bene attenti a lisciare il pelo dell'estremismo. Ma c'è anche gente che continua a pensare che si vada verso una guerra civile europea che vedrà contrapposti gli islamici (e i loro alleati europei, praticamente la maggior parte dei governi del vecchio continente considerati troppo deboli) e una specie di movimento Paneuropeo che punta a riportare l'Europa in mano ai popoli originari e di religione cristiana". E Bangstad è anche convinto che, tra le posizioni variegate della destra, oltre a chi davvero è contrario alla violenza sempre e comunque, c'è anche chi pensa che "l'azione di Breivik sia venuta solo troppo presto. Là fuori c'è chi crede (e lavora sul web per diffondere le sue idee senza bisogno di riunirsi ed esporsi a infiltrazioni) che se Breivik avesse agito tra qualche anno, avrebbe incontrato molto più consenso. Sono cose che emergono anche dal manifesto di Breivik: nella sua visione c'è una prospettiva a lungo termine". L'assassino di Utoya, dunque, non poteva pensare di farla franca, ma "di certo - conclude Bangstad - voleva creare un punto di riferimento che restasse nella mente e nel cuore di tutti". Per far crescere la paura e come esempio per future azioni violente.

E, mentre ci si avvicina alle celebrazioni del 22 luglio (saranno fondamentali per capire l'umore e il sentimento della società norvegese), il Paese segue il processo all'assassino. Come si sa, la questione è se sarà considerato incapace di intendere e volere al momento della strage oppure no. Nel primo caso, finirà in una struttura sanitaria dove verrebbe curato e dove, a un certo punto, potrebbe dimostrare di essere guarito e, quindi, rimandato nella società civile. Quando? Tra 10 anni? Tra 20? Molto prima? Impossibile dirlo. Nel caso invece, fosse dichiarato processabile, come è noto, la condanna massima prevista dalla legge norvegese è a 21 anni. I giudici, si sa, cercherebbero di affibbiargli, oltre al massimo della pena, una "condanna di detenzione preventiva" per un tempo congruo e commisurato alla sua pericolosità sociale. In ogni caso, Breivik, ha appena 33 anni e non è improbabile che, a un certo punto, torni in libertà. La domanda che gli inorriditi norvegesi si pongono è se la loro società sarà in grado, eventualmente, di reggere il trauma del suo ritorno.

27 maggio 2012

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/neonazismoeuropeo/2012/05/27/news/norvegia-36015076/




Partito del Progresso e Democrats Ecco le forze della destra norvegese

OSLO - La destra norvegese è rappresentata in Parlamento dal Partito del Progresso. Esistono poi altri schieramenti minori.

PARTITO DEL PROGRESSO (Fremskrittpartiet): Fondato nel 1973 da Anders Lange come un movimento antitasse, si è evoluto, a poco a poco su posizioni liberiste in economia e populiste dal punto di vista sociale. Dagli anni 90, sotto la direzione di Carl Hagen, ha sviluppato una politica contraria all'immigrazione con forti richieste di porre pesanti limiti all'arrivo in Norvegia di persone da altri Paesi. Dal 1997 è diventato il secondo partito norvegese. Nel 2009, con il suo leader Siv Jensen candidato alla premiership, ha ottenuto il 22,9% dei voti con 41 deputati su 169 nello Stortinget (il Parlamento norvegese). Il Partito del Progresso ha anche 96 consiglieri di contea su 728 e 1.143 consiglieri comunali su 10.781. Finora, nessun altro partito norvegese ha manifestato l'intenzione di allearsi con il Partito del Progresso per formare eventualmente un governo. Ultimamente, però, ci sono stati contatti con i conservatori che hanno una trentina di deputati.

DEMOCRATS (Democraten i Norge): Fondato nel 2002 da un gruppo di fuoriusciti dal Partito del Progresso guidati da Vidar Kleppe su posizioni di estrema destra. Chiede riduzione delle tasse, miglioramento del Servizio sanitario nazionale, ma anche misure più restrittive per l'immigrazione e leggi più dure in materia di criminalità comune. Dichiara di avere circa tremila iscritti. Alle elezioni del 2009 ha ottenuto appena lo 0,1%. Ha un consigliere di contea e 8 consiglieri municipali.

PARTITO DELL'UNITA' CRISTIANA (Kristent Samlingparti); Anche questo piccolo partito cristiano (come un altro denominato The Christians) non ha mai superato lo 0,1% alle elezioni politiche. Posizioni di destra basate sul fondamentalismo cristiano e fortemente antiabortiste. Durante la campagna elettorale del 2009, il candidato di Oslo, il pastore Jan Aage Torp ha fatto mettere in linea per tre notti consecutive su una rete televisiva un video molto crudo e pesante su posizioni antiabortiste. Per questo è stato duramente criticato.

GRUPPI DI ESTREMA DESTRA NON PARLAMENTARE

BOOTS BOYS (Ragazzi con gli stivali): Gruppo skinheads nato nel 1987 e guidato da Ole Krogstad. Nel 2002, un paio di membri di questo gruppo vennero accusati dell'omicidio di Benjamin Hermansen, un quindicenne di Oslo figlio di un ghanese e di una svedese. Altri gruppi simili sono: i Birkebeneirne e gli Arian Brothers. Alcuni di questi, a suo tempo, collaborarono segretamente con un altro partito di estrema destra (estinto nel 2009) che si chiamava The Fatherland Party e che ottenne 12mila voti (0,6%) alle elezioni del 2003.

VIGRID: Gruppo neonazi, fondato alla fine del 1998 da Tore Tvedt. Posizioni di estrema destra e fortemente razziste contro tutte le etnie tranne quella ariana. Riferimenti alla mitologia norvegese a partire dal nome che deriva da Vignor, ossia il campo di battaglia destinato allo scontro tra le forze del bene e quelle del male. Alle elezioni del 2009 ottenne appena 179 voti in tutto il Paese. Ufficialmente sciolto nello stesso anno.




Dai "democratici" ai neonazisti le molte facce della destra svedese

Jimmie Akesson, leader dei Democrats svedesi, il giorno dopo l'ingresso in Parlamento

(FREDRIK PERSSON/epa/Corbis)
ANCHE in Svezia, la destra ha una notevole rappresentanza parlamentare e alcuni partiti e movimenti che si muovono fuori dalla politica ufficiale.

DEMOCRATICI SVEDESI (Sverigedemokraterna - Sweden Democrats): Come per i progressisti norvegesi il nome non corrisponde alla posizione politica del partito. Il partito è stato fondato nel 1988 e il leader si chiama Jmmie Akesson. Alle elezioni politiche del 2010 i Democrats hanno superato per la prima volta la soglia 4% necessaria ad ottenere seggi e, col 5,7% ha messo insieme un sostanzioso gruppo di 20 parlamentari (ora ridotti a 19 per la defezione di uno di loro) su un totale di 349 seggi del Riksdag. Il partito ha 5.846 iscritti (dato 2011) e assomma 68 consiglieri di contea (su 1.662) e 612 consiglieri comunali (su 12.978). Il partito si dichiara contrario a qualunque forma di razzismo, ma la sua politica è duramente critica sul tema dell'immigrazione: troppa, in poco tempo e mettendo a rischio l'identità nazionale svedese.

Altri partiti e movimenti di estrema destra senza rappresentanza parlamentare.

DEMOCRATICI NAZIONALI (Nationaldemokraterna - National Democrats) - Si tratta di un piccolo partito nato nell'ottobre del 2001 da una scissione dei Democratici Svedesi, il leader si chiama Marc Abramsson. Alle ultime elezioni (2010) ha ottenuto appena un migliaio di voti (0,02%) e nessun parlamentare. Nel suo programma tutto l'armamentario anti immigrazione: gli immigrati devono scendere di numero e la loro presenza non deve influenzare la cultura e le radici svedesi. Insieme a posizioni antieuropee.

PARTITO DEGLI SVEDESI (Svenskarnas parti - Party of the Swedes) - Partito di ispirazione neonazista fondato nel novembre 2008 dalle ceneri del National Socialist Front col nome iniziale di Fronte del Popolo (The People's Front). Il suo leader si chiama Daniel Hoglund. Il Partito degli Svedesi definisce la sua ideologia come basata su una forma di "nazionalismo biologico" in base al quale "gli svedesi dovranno essere svedesi anche nel futuro. Solo persone che appartengono al ceppo genetico e culturale occidentale potranno essere cittadini svedesi". Nel 2010, il Partito degli Svedesi ha ottenuto tre consiglieri municipali.

MOVIMENTO DI RESISTENZA SVEDESE (Svenska Motståndsrörelsen - Swedish Resistance Moviment) - Gruppo di chiara tendenza neonazista. Il fondatore, Klas Lund (condannato per un tentato omicidio) viene dalla Resistenza Bianca Ariana (White Aryan Resistance) come quasi tutto il gruppo originario che fondò il partito nei primi anni '90, appena uscito di prigione. Il gruppo è considerato il più pericoloso dal punto di vista della sicurezza svedese. Uno dei suoi membri Hampus Hellekant, è stato coinvolto nell'omicidio del sindacalista Bjorn Soderberg in 1999. I riferimenti culturali vanno da Hitler a Codreanu e a Robert Jay Mathews, leader del gruppo paramilitare di destra americano The Order, morto in un conflitto a fuoco con la polizia, l'8 dicembre del 1984.

27 maggio 2012

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