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pubblicato il 10.06.13
Europa nera - Ungheria
·
UNGHERIA
Antisemita, razzista e filoiraniano il neonazismo che vola nei sondaggi

Il partito Jobbik ha il 17 per cento nel Parlamento nazionale e con i suoi deliri antirom e a favore di Teheran sembra tirarsi dietro anche il premier Orbàn. L'estrema destra fa proseliti in un Paese ai limiti del default economico
dal nostro inviato ANDREA TARQUINI
BUDAPEST - Marciano indossando uniformi nere, le scritte sulle giacche della divisa sono spesso in antico alfabeto paleomagiaro, che ricorda visivamente le rune amate dalle SS. In piazza gridano "no agli zingari", "socialisti in galera", ma anche "porci ebrei, viva Auschwitz, viva Hitler". La loro organizzazione paramilitare, la Magyar Garda, è vietata, ma si è ricostituita sotto altro nome: Magyar Nemzeti Garda, guardia nazionale magiara. Ha poche migliaia di membri. L'ultimo giuramento solenne l'ha tenuto, sottovoce per non essere denunciata, a Hoesoek Tére, la simbolica Piazza degli eroi di Budapest. Sfila specie nei villaggi, terrorizza i rom e ogni altra minoranza. Il partito, Jobbik (movimento per un'Ungheria migliore) guidato dal cofondatore della Guardia Gabor Vòna, è la terza forza allo Orszaghàz, il Parlamento nazionale con 17 per cento, ma nei sondaggi ha già sorpassato la debole opposizione socialista come numero due. "Non siamo fascisti, ma non siamo democratici perché oggi la democrazia vuol dire solo i miliardi del capitale internazionale", egli ha detto di recente. Alludendo a "prossimi conflitti che opporranno nazioni, non ideologie". E un legame fatto almeno di stima reciproci e contatti con l'ambasciata (ce ne ha parlato Péter Krekò, analista e dirigente dell'istituto di studi Political capital di qui) è con l'Iran. Teheran che prepara la bomba ci è stata descritta dal numero due del partito Marton Gyoengyoessi nell'intervista video qui accanto "come il paese minacciato d'aggressione che si difende, mentre Usa e Israele sono visti dalla maggioranza nel mondo come aggressori".

Ungheria, primavera 2012. Un vento d'ultradestra più forte ed estremista che mai soffia sul paese che nella guerra fredda, sotto l'Impero del Male sovietico, dopo la Polonia era il più aperto o tollerante. L'economia va male da anni, le privatizzazioni non sono riuscite bene, siamo ben lontani dal boom economico polacco e dalla crescita economica cèca, slovacca o persino romena. E ancor più lontani dalla stabilità politica democratica di Varsavia, Praga, Bratislava. Per anni i socialisti (ex comunisti) con l'allora premier Ferenc Gyurcsany e col suo successore tecnocrate Gordon Bajnai hanno cercato di risanare trattando con Ue e Fmi. Ma hanno governato con troppa corruzione.

Il risultato sono state le elezioni dell'aprile 2010: voglia di svolta moderata, maggioranza di due terzi alla Fidesz, il partito nazionalconservatore ed europessimista dell'attuale premier Viktor Orbàn, partito che siede tra i Popolari europei a Strasburgo e Bruxelles. Come la Cdu di Angela Merkel, con cui però quanto a cultura politica sembra avere davvero poco o nulla da spartire. La svolta autoritaria di Orbàn è dura, a tratti sembra quasi voler sedurre gli elettori di Jobbik. Nuova Costituzione autoritaria che parla di Ungheria e non più di Repubblica e di nazione come entità etnica. Legge-bavaglio sulla stampa, epurazione in media pubblici e pubblica amministrazione, limiti anche al riconoscimento delle confessioni religiose non cristiane. Piazze e strade rinominate, persino Roosevelt tér, la bella piazza dedicata al presidente Usa che insieme a Churchill e a Stalin, alla Polonia e alla Francia libera sconfisse l'Asse. Inutile l'ira di Hillary Clinton, che secondo i media Usa non sopporta più Orbàn. E non è finita: controllo politico sulla giustizia, tentativo di dominare o influenzare la Banca centrale. Il confronto con la Ue è aperto, e dal suo esito dipende il richiesto credito internazionale di 20 miliardi di dollari per evitare il default. I fantasmi delle peculiarità antiche e dei mali oscuri dell'Ungheria, il mito dell'ingiustizia dei territori perduti nel 1918, mi spiega Andras Toth, esperto di movimenti d'ultradestra, rivivono dominando la Weltanschauung del presente.

Questo è lo sfondo del decollo di Jobbik, opposizione di destra di cui a volte la Fidesz sembra quasi ispirarsi per idee, leggi e slogan, pur affermando a parole di combatterla. "Jobbik è la forza di destra più estremista presente al Parlamento europeo", mi dice Péter Krekò. Per cui i suoi contatti internazionali, in Europa occidentale, sono problematici. "Con Wilders non vogliamo avere a che fare", ci ha detto Gyoengyoessy. Un tema divide Jobbik dalle destre radicali dell'Europa occidentale. Israele. Per i camerati dell'Ovest, nota Krekò, visto il loro anti-islamismo contro i migranti, Israele non è un nemico. Per Jobbik invece sì: l'ultradestra magiara è apertamente proislamica, antisemita, anti-israeliana. I nemici necessari sono la "finanza internazionale", allusione agli ebrei, i socialisti, e i Rom, vista la diffusa paura razzista per la loro presunta crescita democratica.

I contatti con l'Iran appaiono i più inquietanti. Secondo Krekò, all'ambasciata della Repubblica islamica a Budapest c'è un alto funzionario responsabile di questi amichevoli rapporti. Si chiama Jahromi Afi. Ci sono persino gemellaggi tra comuni dove governa Jobbik e città iraniane. Jobbik parla apertamente di "asse Usa-Israele", la sua idea di asse del male cui la Ue e lo stesso Orbàn si sarebbero piegati. Gli altri paesi ammirati in funzione antiamericana e antioccidentale: Russia, Cina, in parte Turchia.

E non facciamoci illusioni, dice da buon analista scientifico e freddo Péter Krekò. Mentre su "Barrikàd", giornale ufficioso di Jobbik, si legge che l'ideologia del movimento è ispirata al tradizionalismo, al passato monarchico, al turanismo (ideologia autoritaria di destra) e allo "ungarismo" - che era l'ideologia ufficiale delle Croci frecciate di Imre Szalasi, alleati di Hitler fino all'ultimo - quel che conta è osservare struttura e volto della base giovanile di Jobbik. Non sembra una svolta di transizione, quella magiara. "Sono più educati della media, giovani, vanno all'università o ne sono usciti, usano internet, non sono disoccupati. E' una young educated middle class, anti-establishment, anti-rom e antisemita". Non aperti fascisti, forse un giorno recuperabili a idee democratiche. Ma ci vorrebbero ben altro dinamismo economico, e un governo che non spacca la società con muri da lui creati verbalmente tra cittadini fedeli alla patria o no. Come una bomba a tempo dai molteplici volti, la deriva ungherese minaccia anche di farsi contagiosa per il resto d'Europa. Ma a Berlino, nessuno nel governo parla di isolare dal Partito popolare europeo la Fidesz dell'autocratico premier-apprendista stregone.

14 maggio 2012

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/05/14/news/neonazismo_in_eurpa_-_ungheria-35109836/




VIDEO
La doppia destra della nuova Ungheria targata Orban




Movimento per un'Ungheria Migliore

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Jobbik)
Movimento per un'Ungheria Migliore
Jobbik Magyarországért Mozgalom
Leader Gábor Vona
Stato Ungheria Ungheria
Fondazione 24 ottobre 2003
Sede Budapest
Ideologia Turanismo, Ultranazionalismo, Antisemitismo,
Euroscetticismo[senza fonte]
Collocazione Estrema destra, Ultradestra
Partito europeo Alleanza Europea dei Movimenti Nazionalisti
Sito web http://jobbik.hu/

Il Movimento per una Ungheria Migliore (in ungherese: Jobbik Magyarországért Mozgalom - Jobbik) è un partito politico attivo in Ungheria dal 2003. Raccoglie le istanze che aveva fatto proprie il Partito Ungherese Giustizia e Vita (Magyar Igazság és ?let Pártja - MI?P), fondato nel 1993 e dal 2006 pressoché scomparso dallo scenario politico.

Il partito si presenta di matrice nazionalconservatrice, populista, nazionalista e di estrema destra. ? stato accusato dai suoi avversari politici e da molti giornali occidentali di essere fascista[1] e antisemita[2].

Detiene 3 dei 22 seggi dei deputati europei ungheresi al Parlamento europeo.
Indice

1 Storia
2 Controversie
3 Note
4 Collegamenti esterni

Storia

Nato nel 2002 come Associazione dei Giovani di Estrema Destra (Jobboldali Ifjúsági Közösség) su iniziativa di alcuni studenti universitari cattolici e protestanti, diventa partito nell'ottobre del 2003 con Gergely Pongrátz e debutta alla elezioni parlamentari ungheresi del 2006 presentandosi insieme al MI?P: il risultato è del 2,2%.

Alle successive elezioni europee del 2009 risulta il terzo partito nazionale con il 14,8% ed ottiene tre seggi; alle elezioni parlamentari del 2010 si conferma terzo partito, aumentando i consensi al 16,67 % e ottenendo, per la prima volta, 47 seggi al parlamento ungherese.
Controversie

Molto controverse sono le relazioni tra lo Jobbik e la Guardia Ungherese, movimento nazionalista e para-militare sostenuto dal partito, che Ferenc Gyurcsány paragonò alle Sturmabteilungen [3]. Il partito viene spesso accusato di essere razzista, omofobo e anti-Rom.

Controversa anche la natura di partito, più che euroscettico, anti europeista; come dimostra il fatto che sabato 14 gennaio 2012 migliaia di militanti siano scesi in piazza a Budapest a chiedere un referendum per uscire dall'Unione Europea. E che durante il comizio finale, il parlamentare Elod Novak abbia addirittura bruciato una bandiera europea [4].
Note

^ Jobbik: Meet the BNP's fascist friends in Hungary TIMESONLINE 9 giugno 2009
^ Feminine face of Hungary's far-Right Jobbik movement seeks MEP's seat TELEGRAPH.CO.UK 24 maggio 2009
^ Brown Shirts March in Budapest as Gyurcsany Condemns `Fascists'BLOOMBERG.COM 5 settembre 2007
^ Corriere della Sera: Budapest, bruciate le bandiere Ue

http://it.wikipedia.org/wiki/Jobbik

documentazione
r_internazionale


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