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pubblicato il 9.09.14
Omicidio del broker legato al caso Mokbel, arrestato ex Nar e il suo complice
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Silvio Fanella venne ucciso il 3 luglio scorso nella sua abitazione nel quartiere Camilluccia, a Roma. Presi gli altri due del commando: sono Giuseppe Larosa e Egidio Giuliani, ex compagno di cella di Concutelli. I fermati si erano conosciuti in carcere a Novare e lavoravano in una coop di ex detenuti. Il terzo aggressore era rimasto ferito durante l'agguato e arrestato il giorno dell'omicidio
09 settembre 2014

Arrestate dalla squadra mobile altre due persone che avrebbero avuto un ruolo nell'agguato costato la vita all'ex cassiere di Gennaro Mokbel, Silvio Fanella, ucciso a colpi di pistola il 3 luglio scorso nella sua abitazione della Camilluccia. Al termine di indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Roma, è scattato l'arresto di Egidio Giuliani, 59 anni, ex terrorista della destra eversiva e già appartenente ai Nar (Nuclei armati rivoluzionari) ed ex compagno di cella di uno dei nomi più noti dell'eversione nera Pierluigi Concutelli, che è stato bloccato nella zona di Prati, al termine di un pedinamento. In manette anche il secondo complice, Giuseppe La Rosa, 53 anni. Nell'agguato a Fanella rimase ferito un terzo componente del commando, Giovanni Battista Ceniti, attualmente detenuto in carcere per i medesimi reati e anche lui con un passato di militanza tra i "neri".

Fanella, broker di Mokbel, l'imprenditore romano legato alla destra condannato a 15 anni, era stato coinvolto nello scandalo Telecom-Sparkle e fu ucciso nella sua casa alla Camilluccia da un commando formato da tre finti finanzieri. Tra i possibili obiettivi dei presunti killer, anche i proventi della truffa Telecom-Sparkle, parte dei quali erano stati ritrovati pochi giorni dopo il delitto in un vano nascosto della sua villa di campagna. Insieme a Ceniti, prima dell'omicidio i due avevano anche tentato di sequestrare il broker. A incastrarli sono state soprattutto le tracce lasciate sul luogo dell'omicidio: alcune impronte digitali sono state individuate sui fogli, intestati alla Guardia di finanza, che il commando - con la divisa delle fiamme gialle - ha utilizzato per fare irruzione nella casa della vittima.


Oltre all'ex terrorista dei Nar, il secondo complice, Giuseppe La Rosa, è stato fermato dagli agenti della squadra mobile di Roma e della Questura di Novara dopo essere stato sorpreso all'interno di un appartamento del centro di Novara, dove era domiciliato. Anche lui ritenuto legato ad ambienti dell'eversione di destra, è un ex detenuto del carcere di Novara, qui aveva conosciuto l'ex terrorista dei Nar pedinato e bloccato a Roma. Lavoravano in una cooperativa di ex detenuti che si occupava del reinserimento in società al termine della pena.

Il terzo complice Ceniti, invece, interrogato al Gemelli dopo l'omicidio in cui è rimasto ferito, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Da subito dopo l'agguato era cominciata la caccia agli altri due uomini del commando. Le telecamere in via dei Gandolfi avevano ripreso il volto degli aggressori nella stessa via anche nei giorni precedenti. Secondo quanto accertato dagli inquirenti i due fermati sarebbero arrivati nella capitale il 26 giugno scorso, forse proprio per organizzare il blitz.

Il profilo dei due fermati. Egidio Giuliani, ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) di ispirazione neofascista è stato il compagno di cella di Pierluigi Concutelli (uno dei capi di Ordine Nuovo condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice Occorsio). Secondo quanto ricostruito dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, sarebbe stato il capo banda del commando omicida. Giuliani, originario di Sora, da anni vive a Novara dove aveva appunto fondato una cooperativa di ex detenuti, la stessa in cui lavorava anche Larosa. Da circa venti anni non risultano tracce negli archivi degli investigatori di Giuliani, che negli anni '80 risultava invece a capo di una banda, mentre nei '90 avrebbe cercato di ricostruire un gruppo eversivo di destra.


Le indagini. I tabulati di una sim trovata addosso a Giovanni Battista Ceniti, il componente del commando rimasto a terra dopo il blitz; le immagini delle telecamere di stazioni e metro che hanno ripreso il viaggio di Ceniti e Egidio Giuliani verso la capitale il 26 giugno; testimonianze; impronte digitali su falsi fogli della Guardia di finanza trovati nell'appartamento in via della Camilluccia. Questi elementi hanno incastrato Giuliani e La Rosa. Il 3 luglio scorso, la squadra mobile e le volanti della Questura erao intervenute in via della Camilluccia a seguito di alcune segnalazioni relative all'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco. All'interno dell'appartamento era stato così trovato il cadavere di Fanella. Gli specialisti della scientifica avevano rilevato numerose tracce di sangue, una borsetta a tracolla - con dentro alcune fascette di plastica tipo elettricista - oltre a cesoie, un rotolo di nastro da pacchi, guanti neri e un taglierino, elementi che hanno portato gli investigatori a ipotizzare, sin da subito, un tentativo di sequestro andato male. I tre infatti si erano presentati come finanzieri ma probabilmente Fanella non aveva creduto alla loro versione e ne era nata colluttazione conclusa con gli spari. Testimoni presenti avevano parlato di tre uomini poi fuggiti a bordo di una Fiat Croma, poi risultata rubata in zona Prati. Gli stessi testimoni hanno poi identificato Giuliani al volante dell'auto.

Le indagini sono ancora in corso da parte della squadra mobile sull'ipotesi della presenza di due basisti davanti l'abitazione alla Camilluccia. Verifiche anche su un eventuale mandante. Nell'abitazione sono state trovate ogive e un caricatore. A disposizione della scientifica anche i bossoli estratti da Fanella e dal componente del commando rimasto ferito. Gli esperti sono ancora al lavoro. Chi indaga vuole capire se ha sparare sia stata una sola pistola o due e se Ceniti sia stato ucciso da "fuoco amico", e infine chi abbia materialmente ucciso Fanella.

Ipotesi movente. Secondo gli investigatori della squadra mobile di Roma il commando che ha ucciso Silvio Fanella puntava a mettere le mani sui diamanti che custodiva. E' una delle ipotesi avvalorate anche dal ritrovamento dei diamanti avvenuto due giorni dopo l'omicidio a Pofi, in provincia di Frosinone, in una casa di famiglia. "Non ci sono gli elementi - ha detto il capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese - per dire con certezza cosa cercassero, però evidentemente quello che custodiva Fanella faceva gola a molti. Di certo il gruppo avrebbe voluto sequestrarlo e questo lo abbiamo capito da una valigia dove sono state trovati nastri adesivi, fascette e forbici". Per gli inquirenti, inoltre, non ci sarebbero legami tra il commando che ha ucciso Fanella e i mandanti del tentativo di sequestro dllo stesso Fanella avvenuto nel 2012.

"E' stata un'operazione brillantemente condotta dai colleghi. Il fatto criminale era grave. Dopo due mesi siamo arrivati a mettere un punto fermo molto importante. Si è parlato di estate violenta a Roma per una seria di episodi di sangue - ha commentato il questore Massimo Maria Mazza - Credo che questo di oggi sia l'esempio, la prova che le forze in campo ci sono, che le risposte alla crimanalità arrivano. Anche su altri casi si sta lavorando insieme ai carabinieri. Il problema sicurezza a Roma, in particolare su questi gravi fatti di sangue, non c'è".

http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/09/09/news/omicidio_del_broker_legato_al_caso_mokbel_presi_due_del_commando_che_uccisero_il-95323220/

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