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pubblicato il 4.11.05
Il neo-fascista Michael Ledeen coinvolto nel Nigergate
·

Da www.canisciolti.it

Berlusconi nella tempesta dei falsi dossier e della guerra di spie

Giovedì, 03 novembre

Dopo la pubblicazione di una serie di articoli su La Repubblica secondo cui il SISMI avrebbe avuto un ruolo nella produzione del falso “Dossier nigeriano” che racconta la favola di presunti acquisti di partite di uranio da parte di Saddam Hussein, il governo italiano si è ritrovato sulla stessa barca e nella stessa tempesta che sta devastando la Casa Bianca di Cheney e Bush. Berlusconi si è precipitato a Washington per incontrare Bush, il 31 ottobre, dopo aver dichiarato alla stampa di essere sempre stato “contro la guerra in Iraq”. L’opposizione ha chiesto che il parlamento costituisca una commissione d’indagine per far luce sul ruolo effettivamente avuto dagli enti di governo italiano nell’intera vicenda. Ricordiamo qui che già nel 2003 il senatore Oskar Peterlini e altri presentarono una lunga interpellanza chiedendo al governo italiano di fare luce sulle false informazioni che portarono alla guerra in Iraq.

Il 3 novembre il direttore del SISMI Nicolò Pollari sarà ascoltato dalla Commissione di controllo parlamentare sui servizi segreti (Copaco). Mentre tutti i fari sono puntati su Pollari, in realtà risultati molto più significativi si otterrebbero indagando sugli amici italiani di Michael Ledeen (vedi oltre). Il famoso Dossier sul Nigeriano fu raffazzonato nell’inverno 2000-2001 dall’ex agente del SISMI Rocco Martino. Martino aveva lavorato per il SISMI nel 1977-78, quando i nostri servizi erano ostaggio del gruppo di Ledeen e della loggia P2 del venerabile ex nazista Licio Gelli. All’inizio degli anni Ottanta il SISMI fu purgato dalle influenze della P2 e Ledeen fu dichiarato “persona non grata” in Italia dall’allora direttore ammiraglio Martini. Quando nel 2001 la cabala neocon andò alla Casa Bianca, la banda di Ledeen in Italia tornò di nuovo alla ribalta.

Tra l’autunno 2001 e la primavera 2003 i presunti documenti nigerini contraffatti da Martino furono offerti ai servizi italiani, francesi e inglesi, e infine giunsero all’amministrazione USA, dove diventarono la parte sostanziale della propaganda di menzogne usate per “piazzare” la guerra in Iraq. E’ documentata la presenza di Ledeen in Italia nel dicembre 2001, insieme al funzionario del Pentagono Larry Franklin, (successivamente incriminato per la fuga di segreti di stato USA) in una missione che riguardava la politica del “cambiamento di regime” in Medio Oriente. Ledeen è ben collegato al ministro della Difesa Antonio Martino e al presidente del Senato Marcello Pera. Secondo un rapporto confidenziale nelle mani del procuratore speciale Fitzgerald, in uno dei suoi viaggi a Roma, Ledeen fu accompagnato da Duane Clarridge, intermediario tra la P2 di Licio Gelli e l’ambasciata USA fino a quando la P2 non fu sciolta. In un’altra occasione, Ledeen fu ospitato dal principe Sforza Ruspoli, in una conferenza che di fatto rappresentò la costituzione del “partito neocon italiano”, insieme, tra gli altri, a Ferdinando Adornato.

Michael Ledeen, dalle ceneri del fascismo

Secondo diverse fonti americane e italiane al centro dell’intrigo del secolo, quello della contraffazione dei documenti nigerini con cui si è cercato di giustificare la guerra in Iraq, c’è Michael Ledeen. Famoso per il “fascismo universale”, che non è solo l’argomento di un suo libro ma della sua intera azione politica, Ledeen si distinse fin dall’inizio con una tesi di laurea su Gabriele D’annunzio. “Lo stile politico dannunziano della manipolazione delle masse, la politica dei miti e dei simboli, sono diventati la norma del mondo moderno”, scrisse allora Ledeen. In un libro più recente su Machiavelli, Ledeen sentenzia: “Per avere successo come leader, il metodo più prudente è far sì che la popolazione abbia paura di te. Per instillare questo timore devi dimostrare che coloro che ti attaccano non sopravvivono”.

La carriera neo-fascista di Ledeen iniziò a Roma, nel 1975-1977, quando insegnò all’Università di Roma e fu corrispondente del The New Republic. Ledeen ebbe le mani in pasta nei torbidi della strategia della tensione degli anni Settanta e Ottanta, che culminarono nell’assassinio di Aldo Moro e nella strage della Stazione di Bologna. Ledeen figurava sul libro paga del SISMI, all’epoca in cui il nostro servizio militare era diretto da Giuseppe Santovito, membro della P2.
Fu Ledeen a commissionare al SISMI, tramite Francesco Pazienza, le intercettazioni che portarono allo scandalo “Billigate” contro il fratello del Presidente Jimmy Carter, durante la campagna presidenziale 1980.

Nel gennaio 1981 Ledeen entrò a far parte della prima amministrazione Reagan come consigliere speciale del segretario di Stato Alexander Haig, e, quando questi fu licenziato, passò a fare consulenze per il Consiglio di Sicurezza Nazionale e per il Dipartimento della Difesa. Ebbe le mani in pasta nel più grande scandalo dell’epoca, l’affare Iran-Contra, essendo stato il primo a prendere contatti con Manucher Ghorbanifar, trafficante d’armi e truffatore iraniano al quale si deve il progetto dell’accordo ostaggi in cambio di armi che mise in pericolo l’intera amministrazione Reagan.

C’è da notare che quando nel 2001 Ledeen tornò a Roma, in qualità di “consulente” di Douglas Feith, sottosegretario del Pentagono, si incontrò di nuovo con la sua vecchia conoscenza Ghorbanifar. Trascorse tre giorni a Roma, accompagnato da due funzionari civili del Pentagono, Harold Rhode e Lawrence Franklin. Quest’ultimo seguiva la situazione iraniana, nell’ufficio di Feith, sotto la direzione di William Luti, trasferitosi al Pentagono dopo aver prestato servizio nell’ufficio di Cheney. Luti è stato sentito più volte dire che lui in realtà lavorava per Lewis Libby.

Fonte: Don Chisciotte

Estratti da:
Movisol – movimento internazionale per i diritti civili solidarietà
Fonte: www.movisol.org
31.10.05

VEDI ANCHE:

NIGERGATE: GLI ARTICOLI DI REPUBBLICA

MICHAEL LEEDEN

documentazione
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