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pubblicato il 22.02.06
Neofascisti candidati - rassegna stampa
·

Corriere della Sera – L’autocritica di Rauti

Liberta’ – Il Centrodestra non li vuole, la Mussolini sì
Tilgher, Fiore e Saya: uniti dalla fede nel duce – Landolfi: no agli estremisti “neri”

Stampa – Il passo indietro di Alessandra Mussolini

Unita’ – Berlusconi firma il contratto con i fascisti – Chi sono gli alleati del premier: fiamma tricolore, nazi e doppiopetto

Il Manifesto – Fiamma Nera sotto la camicia azzurra. Il patto tra Berlusconi e il cartello neofascista, con in più l’ospitalità nelle liste forziste. – Saya: accordo fatto. Nessuno smentisce. – Mussolini: intesa per tre seggi. Palazzo Chigi: «Ma Tilgher no». Con la Cdl Rauti e Fiamma

La Repubblica on line – CDL: Saya, Berlusconi messi sotto schiaffo da Fini


L’AUTOCRITICA
Rauti: ho tolto anche gli occhiali per sembrare meno «nero»
«Mi sono costruito una vita da appestato, ho sbagliato. Non sono un neofascista, il Ventennio non torna»

Il nipotino Manfredi, per far arrabbiare papà Gianni (Alemanno, ndr), qualche volta gli urla contro: «Viva la fiamma di Pino Rauti». Il nonno, Pino Rauti, lo racconta ridendo di gusto: «Stravedo per il figlio di Isabella. Che è un dritto: quando mi vuole far incavolare, grida “Viva McDonald”».
A guardarlo oggi, l’ex responsabile del Msi-Fiamma Tricolore potrebbe interpretare nonno Libero in una sitcom: capelli candidi, occhi sereni, sorriso rassicurante. Ma diventar così, racconta lui, non è stato facile: «Diciamoci la verità: in passato ho fatto l’impossibile per apparire più cupo… più nero. Ho sbagliato impostazione, devo ammetterlo. Basta vedere le foto dell’epoca. Come quegli occhialacci con la montatura scura e spessa, che ho portato per anni: mi facevano apparire un mostro. Tanto che alla fine mi sono operato e li ho tolti».
La sua, racconta Pino Rauti, potrebbe essere definita «una vita da impresentabile». Dice di portarsi dietro questa nomea da sempre: «Ma per un mio errore di metodo. Mi sono rinchiuso in un’area che è storicamente ristretta. E poi anche molti atteggiamenti, il mio aspetto… mi sono costruito una vita da pecora nera, da appestato. La verità è che si finisce per diventare quello che i peggiori avversari vogliono tu sia».
I perché, di questa «carriera» in negativo, secondo Rauti sono tanti: «Parliamoci chiaro: sono l’unico politico italiano che è stato più volte in prigione. Uno contro il quale si sono levate le accuse di tutte le stragi italiane: piazza Fontana, stazione di Bologna, e Brescia.Maio mi chiedo: possibile essere accusato di tre stragi’». Rauti porge la domanda con lo stesso tono con cui potrebbe chiedere un caffè. «Tutto questo ha contribuito a crearmi intorno un’aura inquietante. Le persone, prima di conoscermi, hanno paura di me. Mi temono. Pensano di trovarsi di fronte il mostro. Poi però mi parlano, ed esco fuori dall’alone maledetto». È stato così, racconta, per tanti del centrosinistra: «Scalfaro, Cossiga, Bindi, Bianco. D’Alema disse che “Rauti rappresenta la destra intelligente”. Ma ho anche lettere di Rutelli e Veltroni… ».
Ecco perché oggi, quando lo attaccano, gli cascano le braccia: «Urlano “Rauti” come una parolaccia. E io sono stanco di presentar querele». Ma a preoccuparlo, adesso, è che questa nomea possa danneggiare la sua candidatura alle politiche con Forza Italia: «Spero che Berlusconi non si lasci intimorire. Ci ha accolto con grande rispetto. Vedere in tv D’Alema che mi addita tra gli impresentabili mi fa infuriare. Ma mi infurio di più quando Fini gli risponde: voi togliete gli ultrà di sinistra e noi i neofascisti. Questo giovanotto che una volta dirigevo avrebbe dovuto dire: Rauti non c’entra, è un altro livello. Invece gli fa comodo confinarmi, perché sono sempre stato più moderno di lui. Più all’avanguardia: non mi sento un neofascista, il fascismo non è più ripetibile. È solo un giacimento della memoria al quale penso che si possa ancora attingere».
E i veti incrociati’ «Assurdi, per me come per Ferrando. Ogni partito deve avere il diritto di presentare chi vuole. Anche su di me ci sono malumori, me l’ha detto Carlo Vizzini, il senatore al quale Berlusconi ci ha affidati. Non è facile passare dalle parole ai fatti».
Angela Frenda
16 febbraio 2006
Corriere della sera


Liberta’

Il Centrodestra non li vuole, la Mussolini sì
Tilgher, Fiore e Saya: uniti dalla fede nel duce
ROMA – Le storie che si portano alle spalle sono di quelle pesanti, accomunate pero’ da un unico ideale: il fascismo.
Adriano Tilgher, Roberto Fiore e Gaetano Saya, i tre candidati che in queste ore stanno mettendo in imbarazzo la Casa delle liberta’ sono personaggi ben noti alle cronache giudiziarie prima ancora che al quelle politiche.
Tilgher. Nato a Taranto nel 1947, a 23 anni e’ tra i fondatori di Avanguardia nazionale e nel 1975 viene arrestato e condannato per ricostituzione del partito fascista. Successivamente viene coinvolto nelle indagini sulle stragi del treno Italicus e della stazione di Bologna.
Prosciolto. Dopo il congresso di Fiuggi, in cui Gianfranco Fini scioglie il Msi per dar vita ad Alleanza nazionale, aderisce al Ms-Fiamma tricolore, fondato da Pino Rauti e dal quale in seguito sara’ espulso. Tra i politici ai quali fa riferimento c’e’ il francesce Jean Marie Le Pen, leader del Front national a cui Tilgher si ispira per fondare il suo Fronte nazionale. Nel 2001 si presenta candidato a sindaco di Roma, ottenendo appena lo 0,4%. L’anno dopo cambia il nome del movimento in quello attuale di Fronte sociale nazionale.

Fiore.
Tra i fondatori di Terza posizione, organizzazione dell’estrema destra sciolta perche’ di ispirazione neofascista e collegata con il terrorismo nero, Fiore fugge in Gran Bretagna dove restera’ latitante per oltre dieci anni. Viene condannato per associazione sovversiva e banda armata, condanna poi caduta in prescrizione. Con Massimo Morsello (ex Nar morto el 2001) nel 1997 fonda proprio a Londra Forza nuova. ‘Siamo cattolici, romani e italiani, il nazismo e’ un’ideologia scadente se confrontata al fascismo, i nazisti sono pagani’, spiegarono una volta i due. Insieme, Fiore e Morsello riescono a mettere insieme una vera e propria fortuna grazie soprattutto alla creazione di “Meeting point”, un’agenzia di servizi e turismo. I giornali inglesi ipotizzano che la coppia abbia anche lavorato con i servizi segreti inglesi, accusa pero’ sempre smentita da Fiore e Morsello. Forza nuova chiede il rimpatrio “umano” degli immigrati, e’ contro l’aborto e i sindacati che vorrebbe sostituire con le confederazioni.

Saya.
Leader insieme alla moglie Maria Antonietta Cannizzaro del “Movimento sociale italiano-Nuovo Msi”, Saya, 50 anni, e’ divenuto noto ai piu’ nel 2005, quando un’inchiesta della magistratura genovese mise fine all’attivita’ del Dssa, il Dipartimento di studi strategici antiterrorismo, una sorta di polizia clandestina da lui fondata allo scopo, e’ l’accusa, di accreditarsi presso organismi nazionali e internazionali per ottenere finanziamenti. Nato a Messina, ad appena 14 anni partecipa – come scrive nel suo sito – alla rivolta di Reggio Calabria e a 18 si arruola nel disciolto corpo delle Guardie di pubblica sicurezza, per poi essere ingaggiato ‘dai servizi segreti della Nato’. Ultimamente si e’ distinto per le minacce inviate all’ex direttore dell’Unita’ Furio Colombo, e per le sue affermazioni contro immigrati e omosessuali.
Carlo Lania


Liberta’=
di giovedi’ 16 febbraio 2006
Piacenza
Landolfi: no agli estremisti “neri”
Il ministro a Piacenza: non possiamo diventare una torre di Babele
Noi abbiamo imputato alla sinistra di non essere chiara sulle alleanze e sul programma, non vedo perche’ dovremmo cadere nello stesso errore’. Il ministro della comunicazioni Mario Landolfi, durante la tappa piacentina del tour emiliano romagnolo per promuovere la candidatura di Gianfranco Fini a premier, chiude la porta agli alleati di ispirazione neofascista di Alternativa Sociale. Interpellato sul “caso Tilgher” e sui rapporti con il partito di Alessandra Mussolini, l’esponente di Alleanza Nazionale ribadisce che ‘abbiamo detto chiaramente che le coalizioni devono basarsi su programmi condivisi ed omogenei, e non certo e’ il caso di Alternativa Sociale. Abbiamo accusato la sinistra di essere un caravanserraglio, una torre di babele dove si dice di tutto e il contrario di tutto’.

‘A maggior ragione – prosegue – non possiamo cadere nello stesso errore. Il discorso per noi non esiste, ho letto sui giornali di altri personaggi che non sapevo nemmeno esistessero, mi sembra che da parte dall’informazione una comprensibile tentazione ad ingigantire queste cose, perche’ in molti casi si tratta di folklore e niente di piu’. Ma in ogni caso la nostra posizione e’ netta: non abbiamo punti di contatto con queste persone’. ‘Non vogliamo annacquare i nostri valori aggiunti di chiarezza e coesione per sacrificarli su un’intesa che non aggiungerebbe nulla di positivo – spiega il ministro -. Il centrodestra ha presentato un programma condiviso in cinque anni di governo, mentre quello del centrosinistra e’ composto da 281 pagine di nulla. Senza contare il fatto che hanno gia’ iniziato a litigare. Il centrodestra, invece, risultera’ vincente sui contenuti’.
E la modifica della legge elettorale, passando dal sistema maggioritario al proporzionale, consentira’ di definire subito il leader dello schieramento vincitore. ‘Abbiamo sempre ribadito che il leader e’ il capo del partito piu’ rappresentativo, e se tocchera’ ad An, spettera’ a Fini l’onore e l’onere della guida del governo. L’idea della leadership conquistata sul campo a’ cio’ che differenzia il centro sinistra dal centro destra. Il centrosinistra ha dovuto inventarsi un leader, organizzando le “primarie all’amatriciana”’. Landolfi non risparmia critiche anche alla par condicio, bollata come ‘legge sbagliata ed iniqua’. ‘Ho letto che l’audience dei programmi politici ’ superiore a quella d’intrattenimento, questo significa che la gente vuole essere informata, e la par condicio e’ una legge sbagliata, perche’ priva i cittadini del diritto sacrosanto ad essere informati e a conoscere a quello che i partiti e i leader di schieramento vogliono fare una volta al governo. Ma dove si e’ vista una campagna elettorale in cui anziche’ spiegare si mette il bavaglio all’informazione in nome di una regolamentazione eccessiva’ Ci sono delle regole che valgono nella campagna elettorale, c’e’ bisogno di maggiore imparzialita’, di maggiore completezza, di maggiore obiettivita’, ma tutto questo non puo’ mortificare il dibattito politico’.
Il ministro Landolfi ha quindi presenziato all’inaugurazione del “comitato Fini premier”, tenutasi all’albergo Roma, con il promotore Paolo Generali, l’onorevole di An Tommaso Foti. Presentato il sito per sostenere Fini: il suo indirizzo e’ www.finipresidente.org
p.pin


La Stampa

DOPO LE POLEMICHE SUGLI ESTREMISTI NELLE LISTE. ‘SU NOI TRE ATTACCHI AD PERSONAM, MA CONTANO I VALORI E NON GLI UOMINI’
Il passo indietro di Alessandra Mussolini
‘Alternativa sociale sosterra’ la Casa delle liberta’, ma io, Tilgher e Fiore non ci candidiamo’
17/2/2006
Francesci Grignetti

ROMA. Ha capacita’ manovriere, Alessandra Mussolini. Quando le cose si stavano mettendo male per lei e per i suoi alleati, se l’e’ cavata con una mossa a sorpresa. Una mossa del cavallo. E dunque, d’un colpo, via i nomi noti dalle liste. E strada aperta per l’apparentamento nelle Cdl. Manovriera, ma anche inventiva. E dunque, per polemizzare contro Fini che ha fumato uno spinello, s’e’ messa sventolare le sue analisi del sangue e delle urine. ‘Nessuna traccia di stupefacenti’. La mossa vincente e’ il passo indietro.

‘Noi segretari di partito – scandisce la Mussolini – ovvero io, Adriano Tilgher e Roberto Fiore non ci presenteremo alle elezioni. Quello che conta e’ che ci sia il nostro simbolo e il nostro programma. Contano le idee, non le persone’. Pausa. Sguardo di sfida. ‘Ma ditemi: chi altri l’avrebbe fatto’’. Altra pausa. ‘E vi annuncio che nelle nostre liste ci saranno persone specchiate. Molte donne. Nessuno potra’ metterci bocca. Vedremo semmai gli altri’. E cosi’ la palla e’ tornata di nuovo a Berlusconi. Il quale ha evidentemente accettato la mediazione.

In serata e’ stata confermata una conferenza stampa congiunta, annunciata per oggi, tra il presidente del consiglio e la Mussolini. La lettura dei giornali non dev’essere stata allegra, per l’eurodeputata Mussolini e per i suoi alleati. Tutti quei giudizi sprezzanti. Fini che chiedeva un’adesione esplicita ai valori della democrazia e dell’occidente. Casini che diceva: ‘Sto con Pisanu, non e’ il caso di correre dietro ai Tilgher’. Berlusconi che scaricava gli estremisti e negava persino di conoscerne i nomi. Amarezze.

A cui la Galassia Nera ha risposto con orgoglio. ‘Per mia natura io sono contraria al pregiudizio e ai veti, specie quelli personali, che sono sempre antipatici’, diceva lei. ‘E’ stata una nostra scelta politica. A questo punto, se accettano il programma ’ un problema loro’, diceva Tilgher, a rischio del ridicolo, negando l’evidenza degli ultimatum. ‘La scelta ’ chiara. Importante e’ che ci siano i nostri valori’, diceva Fiore. Fiore – si dice – potrebbe pero’ ‘salvarsi’ e subentrare (come primo dei non eletti) sulla poltrona di eurodeputato se la Mussolini cambiasse idea e si candidasse ora.

Fatto sta che la compagine neofascista e’ uscita dall’angolo con il sacrificio dei due, Tilgher e Fiore, (la Mussolini resta eurodeputata), che negli anni Ottanta hanno avuto tanti guai con la giustizia per storie di eversione nera, e che non varcheranno i portoni del Parlamento. Un po’ dispiaciuto, Tilgher’ ‘Ma figuriamoci – risponde -. Ho cinquant’anni, faccio politica dal ‘68. Nel tempo mi hanno proposto di tutto e di piu’. Ma io ho sempre detto no. Se sono stato in carcere, e’ per reati d’opinione. La mia e’ una figura lineare’.

Comunque la buriana delle ultime ventiquattro ore l’hanno provato. Annuncia azioni legali. Offeso? No. Amareggiato? Nemmeno. Almeno sorpreso di chi lo definisce impresentabile? Ecco, si, un po’ sorpreso. Ma non me ne frega niente. Per me e’ stata una boutade che hanno buttato nel gioco della politica per un giorno. Tutto qui. Ora che hanno fatto la scelta del ‘passo indietro’, pero’, sia Tilgher che Fiore non ci tengono a parlare troppo di se’. Fiore si limita a dire: ‘Non voglio fare l’apologia di me stesso, pero’ ricordo che ci sono sentenze che confermano che le nostre posizioni sono radicali ma non accostabili al nazional-socialismo’.

E Tilgher: Sarebbe facile polemizzare. Nei prossimi giorni decideremo chi candidare in Alternativa Sociale. A noi non interessa la poltrona. Anche fuori dal Parlamento riusciremo a portare avanti le nostre battaglie.
E a questo punto, entrando la Mussolini nella Cdl, automaticamente si vanno a chiudere le porte per gli altri gruppi di estrema destra in attesa. Per Rauti, ad esempio, che ammetteva sconsolato in un’intervista al Corriere della Sera: Anche sul mio nome ci sono malumori.

E Luca Romagnoli, della Fiamma Tricolore, tre giorni fa: ‘L’accordo ci sarebbe, ma finchè non vedo che si formalizza non sono tranquillo’. Per evitare rogne, ha mandato una mail a Carlo Vizzini, che sta coordinando le alleanze elettorali della Cdl, dicendosi disponibile a qualunque revisione delle liste. Una marea di smentite, invece, sta sommergendo Riccardo Saya, fondatore del Nuovo Msi nonchè animatore della strampalata polizia parallela Dssa.

Bondi e Cicchitto hanno negato seccamente di averlo mai incontrato. Vizzini si è lamentato perchè perseguitato telefonicamente da Saya e signora. Intanto lei annuncia che farà causa a Gianfranco Fini perchè si ritiene unica titolata ad avere la fiamma tricolore nel simbolo del partito.


Unita’

17.02.2006
Berlusconi firma il contratto con i fascisti
di red

L’accordo è fatto. La pioggia di accuse piovute sul premier da suoi stessi alleati per gli impresentabili di Alternativa Sociale alla fine non ha funzionato granché. Berlusconi ha firmato l’alleanza con la Mussolini per le prossimi elezioni. Al momento pare confermato che né i neo fascisti Thilger e Fiore né la stessa Alessandra Mussolini compariranno nella lista dei candidati. Ma la retromarcia resta possibile. Infatti , nel corso della conferenza stampa di ufficializzazione dell’accordo, il premier ha chiaramente detto che spera che la Mussolini ci ripensi: «Un suo ripensamento mi vedrebbe del tutto favorevole. E ho insistito». Detto questo che i nomi nella lista non siano più quelli annunciati all’inizio ma altri il risultato non cambia.

Messa la firma sull’«accordo programmatico con alternativa sociale per ampliare i consensi della Cdl» (testuali parole) e assicurato che «democraticità della lista di Alternativa Sociale è pienamente garantita» (dalla Mussolini) il premier è quindi partito con il solito attacco verso il centrosinistra.

«Non accetto lezioni di democrazia da nessuno – ha detto – tantomeno da una sinistra che conserva intatta la sua visione distorta della democrazia. È successo a Bettino Craxi prima – ha continuato- e poi è successo a me. Fi e la Cdl sono nate per difendere la democrazia dai rischi del post comunismo italiano, l’unico in Europa che non ha fatto i conti con la propra storia».

E ancora. Le polemiche di questi giorni sulle candidature di esponenti di estrema destra secondo il premier «fanno parte di una feroce campagna che ha come unico obiettivo distogliere l’attenzione sulle divisioni dell’Unione. Una coalizione -continua Berlusconi – che non esita a flirtare con movimenti che fanno della violenza la loro ragione sociale». Ma il premier si è dimenticato di dire che Alternativa Sociale raggruppa al suo interno, oltre che Alternativa Sociale della Mussolini, il Fronte Sociale Nazionale e Forza Nuova e che il suo ministro dell’Interno Pisanu ha recentemente dichiarato che i denunciati per gli strisiconi nazisti alla stadio durante la partita Roma-Livorno erano proprio legati a questo gruppo di estrema destra.

«A Berlusconi non interessano né il programma né gli alleati. Gli basta il potere – ha commentato D’Alema – per questo non si preoccupa del fatto di aver ‘imbarcato’ neo fascisti. O dell’avere sintetizzato in dieci punti ciò che non è riuscito a fare in cinque anni. E nemmeno si dispiace troppo delle dichiarazioni del ministro Calderoli sull’Islam, nel senso che dopo la finta fatta del chiedergli le dimissioni, non è più tornato sul tema».


Un mix di estremisti in doppio petto e naziskin

17.02.2006
Chi sono gli alleati del premier: fiamma tricolore, nazi e doppiopetto
di Wanda Marra

Fascisti in doppiopetto e neonazisti doc: eccoli qui gli altri alleati impresentabili di Berlusconi, quelli che non fanno capo ad Alternativa Sociale. Un accordo tra la CdL e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli, infatti, c’è da mesi.

Le radici neofasciste di questo partito sono già nel suo atto di nascita, nel 1995, che avvenne in seguito allo scioglimento del Movimento Sociale Italiano, in contrasto con la cosiddetta “svolta di Fiuggi”. Anche se il Segretario Romagnoli, che nelle lettere ufficiali si rivolge ai suoi colleghi definendoli «camerati», ci tiene ad affermare: «Chiamarci fascisti è molto riduttivo. Ma del fascismo siamo portatori di alcuni valori, come la socializzazione. Poi, se fascismo significa onestà, dirittura morale, capacità di riconoscere prima lo Stato e poi l’individuo…».

Come mai però Romagnoli, che è anche un eurodeputato, è stato tra gli organizzatori di una manifestazione lo scorso 29 ottobre, in celebrazione dell’anniversario della Marcia su Roma, dove svastiche e saluti romani si sono sprecati’ «L’anniversario della Marcia su Roma è il 29 ottobre, non il 28. Che la manifestazione si facesse il giorno prima è stata una pura coincidenza. Poi, fa meno danno un saluto romano di una macchina incendiata», risponde lui, continuando con la strategia del “basso profilo”. Uno sguardo al programma evidenzia linee portanti come «blocco dell’immigrazione» e difesa della famiglia «naturale», come la definisce il Segretario.

«Non sono contrario all’omosessualità, ma credo che sia una cosa che va vissuta privatamente. Perché è diseducativa e innaturale». Senza contare, che nella buona tradizione della destra sociale, la politica economica della Fiamma rigorosamente antiliberale, mal si concilia con quella di Berlusconi.
Tra le ultime iniziative del partito, inoltre, a parte la manifestazione «accidentalmente» quasi coincidente con l’anniversario della Marcia su Roma, ci sono l’organizzazione di una fiaccolata per la grazia a Priebke lo scorso 22 luglio a Roma (poi bloccata dal Questore) e la Guardia d’Onore, alla tomba di Mussolini lo scorso 16 aprile.

Questo è niente, però, rispetto alle gesta di due militanti della Fiamma Tricolore, capisaldi del neofascismo e del neonazismo italiano, come Piero Puschiavo (il cui nome compare tra i curatori del programma del partito) e Maurizio Boccacci.

Puschiavo nel 1985 è tra i fondatori del Veneto Fronte Skinhead, legato al circuito internazionale neonazista Blood and Honour, che più o meno esplicitamente lavorava alla ricostruzione del partito nazista. Nel 1994, insieme ad altri sei aderenti all’organizzazione, fu arrestato con l’accusa di violazione della “Legge Mancino”, nell’ambito di un’indagine avviata da Papalia, proprio per aver aderito al Fronte, che avrebbe avuto tra i suoi scopi l’incitazione all’odio razziale. Furono poi assolti 10 anni dopo, con la motivazione che la legge punisce non il pensiero, ma l’atto pratico. Puschiavo è stato anche indagato per la riorganizzazione del partito fascista.

Maurizio Boccacci, dal canto suo, era leader del Movimento Politico Occidentale, formazione che raccoglieva i naziskin romani, sciolta nel 93 per l’entrata in vigore della legge Mancino. Fu arrestato per gli scontri avvenuti il 20 novembre 1994 prima, durante e dopo la partita Brescia – Napoli, ferendo tra gli altri un vicequestore, con l’accusa di lesioni gravi, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, di aver organizzato una manifestazione di stampo fascista e di incitamento all’odio razziale. Fu poi condannato a 4 anni il 5 gennaio del ‘98.


ROMA Perentorio: «Su razzismo e antisemitismo non si tratta». Indignato: «Non accettiamo lezioni di democrazia da nessuno». Parola di Silvio Berlusconi, che subito dopo la nobile sparata illustra felice, in apposita conferenza stampa, il risultato delle trattative con gli antisemiti dei gruppi conclamatamente fascisti, la Forza nuova di Roberto Fiore e il Fronte nazionale di Adriano Tilgher, sotto l’egida sicuramente democratica di Alessandra Mussolini. Risultato della «non-trattativa»: igruppi che sarebbe sbagliato definire neofascisti solo perché, come afferma orgoglioso (e onesto) Tilgher: «A me i ‘neo’ non piacciono», sono da ieri parte integrante della Casa delle libertà. I capibastone non figureranno nelle liste, tanto per dare un contentino ai gonzi, ma al loro posto ci saranno cloni in camicia nera che la pensano esattamente allo stesso modo.«Poco male – commentavano alla vigilia gli intimi di Fini – prendono lo 0,40% e ci siamo tolti il problema». Mica vero. Donna Alessandra sa come si conduce una «non-trattativa». Certo, fa la popolana d’assalto, si produce come sempre in uno show gustoso, sbandiera le analisi del sangue e delle urine per provare che lei, a differenza di Fini, mai nella vita ha adoperato droghe. Ma in privato rivela ben altro senso della realtà. Sa che il cartello di Alternativa sociale al 2% non ci arriverà mai, pertanto chiede (e ottiene) quattro posti (quelli però garantiti) anche nelle liste azzurre. Il democratico di Arcore acconsente volentieri. Come si a «non concedere almeno il diritto di tribuna» a chi non dovesse raggiungere il 2%? Questione, appunto, di democrazia.

I fascisti, intanto, il diritto di tribuna se lo prendono subito, in televisione, e non è che vadano tanto per il sottile. Del cavaliere se ne fregano, delle sue simpatie atlantiche pure. Da Matrix Fiore disserta di storia: «Col senno di poi bisogna dire che nel `43-45 gli angloamericani non erano dalla parte giusta». Non c’è bisogno di specificare chi fosse dall’altra parte del fronte, quella «giusta». Poco male. I voti non puzzano.

Non è però del tutto soddisfatto, il grande sdoganatore. Per non offendere i camerati, Alessandra Mussolini ha ritirato anche il suo nome dalle liste, e chiunque s’intenda di pubblicità sa che senza la star il cartello perde d’appetibilità e conseguenti voti. Ecco perché il cavalier galante implora la nipotissima di ripensarci: «Io sono un fan della necessità che si candidi come capolista». Qui si tartta di voti, ragazza, mica di olive (nere). La corteggiata flirta che una bellezza. Messe da parte le contumelie riservate in passato al cavaliere, cinguetta: «Davvero dovrebbero fargli causa. Ma di beatificazione». Bacio. Dissolvenza.

All’appello del gotha fascista squadernato nella conferenza stampa mattutina mancavano un nome, quello di Luca Romagnoli, e un simbolo, quello della sua Fiamma tricolore. Arrivano nel pomeriggio, quando il cavaliere chiude anche con loro un accordo ricalcato su quello illustrato qualche ora prima. Finalmente Berlusconi può gongolare. Spera di aver centrato l’obiettivo alla grande: accaparrarsi quei voti, che saranno pure pochi ma vedi mai si rivelassero importanti, e per di più con la bella figura di chi si degli «antidemocratici». E’ una pagliacciata ignobile, e non è neppure detto che riesca davvero. Non solo e non tanto per l’insurrezione dell’Unione, ma per il disagio che la nuova alleanza semina tra gli stessi alleati di Arcore. I nuovi arrivati sono gente con cui Giorgio Almirante non avrebbe mai stretto accordi, anzi che «non avrebbe mai neppure contatatto». Parola di donna Assunta Almirante. I nuovi arrivati sono incompatibili con l’adesione al Ppe: non in termini di decenza, (di quelli Berlusconi se ne frega come un forzanovista) ma di statuto, che proibisce accordi con formazioni neofasciste.

Poi c’è la figuraccia di Fini e Cesa (che è come dire di Casini). Non a caso, ieri, i due leader sono rimasti muti, anzi ammutoliti.

Ma basterebbe un niente, una dichiarazione di troppo, un qualsiasi incidente di percorso, per dar fuoco alle polveri. Del resto, anche all’interno di Forza Italia i mal di pancia ci sono eccome. Il più lancinante affligge il ministro degli Interni Pisanu, quello che aveva denunciato pubblicamente la presenza di elementi di Forza nuova nella curva nera dell’Olimpico, ma soprattutto quello che appena tre giorni fa aveva alzato il telefono per sconsigliare accoratamente il capo dall’accordo. Berlusconi non ha ascoltato niente e nessuno. Per vincere è pronto a tutto e non lo nasconde, ma c’è il rischio che per una volta abbia sbagliato i conti e che le forze fresche della Nazione gli portino più danni che vantaggi.

ANDREA COLOMBO

Saya: accordo fatto. Nessuno smentisce

«Con Berlusconi trattavo da due anni». parola di Gaetano Saya, il neofascista leader del nuovo Msi cui il Cavaliere aveva promesso un apparentamento elettorale. Tutto svanito, e dopo aver minacciato i giornalisti dell’Unità, Saya sconfitto e incazzato ha fatto loro dono della vera storia delle trattative. «Quel bugiardo ha raccontato solo balle, ci aveva promesso quattro posti di sottogoverno. Ci saremmo presentati con il nostro simbolo collegato alla Cdl in sei regioni capolista Maria Antonietta Cannizzaro, io candidato al Senato. Nelle altre regioni avrebbe messo gente di sua fiducia nelle nostre liste». Berlusconi non ha smentito.

Il Manifesto
18/2/2006

da Anarcotico

Mussolini: intesa per tre seggi. Palazzo Chigi: «Ma Tilgher no». Con la Cdl Rauti e Fiamma

ROMA Adriano Tilgher sapeva bene che l’accordo con la Casa delle libertà difficilmente permetterà a uno come lui, coinvolto in vent’anni di trame nere e (sebbene poi assolto) nei relativi processi, di mettere piede in parlamento. Così deve aver pensato che la campagna elettorale per lui era già finita, insomma prima ancora di cominciare, e ha cercato per un attimo i riflettori. Ha lasciato ad Alessandra Mussolini l’onore del preannuncio dell’accordo: «Sì, venerdì ufficializzeremo tutto», ha detto trionfante a un’agenzia di stampa la nipote del Duce, mentre i suoi lasciavano filtrare che i seggi concordati sarebbero tre o quattro e che ci sarebbe stato posto anche per Tilgher oltre che per Mauro Fiorani, marito di Alessandra. Ma a quel punto la conferma ha voluto darla lui, l’ex fedelissimo di Stefano Delle Chiaie oggi a capo del gruppuscolare Fronte sociale nazionale. Tramite un’altra agenzia Tilgher ha fatto sapere che l’accordo venerdì sarebbe stato ufficializzato in conferenza stampa da Silvio Berlusconi, insieme a Mussolini, il segretario di Forza Nuova Roberto Fiore e lui stesso, senza però avallare le indiscrezioni sulle candidature sulle quali, con ogni evidenza, si sta ancora trattando e probabilmente si tratterà anche dopo gli annunci ufficiali di dopodomani. All’ex deputata di Alleanza nazionale non è rimasto che balbettare che «il condizionale è d’obbligo», che «in politica non si sa mai» ma insomma «con Berlusconi ci siamo sentiti la settimana scorsa» e «c’è una convergenza su un programma in sette punti». Ma la risposta a Tilgher è arrivata subito, secca e duplice almeno sulla sua candidatura e sull’invito a palazzo per la conferenza stampa. Prima dall’Udc e poi perfino dal sottosegretario portavoce Paolo Bonaiuti. «L’accordo con i gruppi più radicali della destra non può prevedere la candidatura al Parlamento di personaggi impresentabili al pari di Ferrando e Caruso nell’Unione. Su questo nel centrodestra siamo d’accordo tutti», ha tagliato corto Cesa, con parole che però non smentiscono l’intesa nonostante l’enfasi contro gli «opposti estremismi». Come quelle di Bonaiuti, del resto: «Non c’è nessuna intesa con Tilgher», ha detto il portavoce. «Per venerdì è prevista soltanto una conferenza stampa del presidente Berlusconi esclusivamente con l’onorevole Alessandra Mussolini».

Dunque Bonaiuti smentisce solo la conferenza stampa con Tilgher e, indirettamente, la candidatura del capo del Fronte sociale nazionale. Ma non c’è stato bisogno di conferenze stampa congiunte per l’accordo che dovrebbe portare in parlamento Pino Rauti e forse un altro esponente del suo minuscolo Mis-Movimento idea sociale, a quanto pare sulle liste di Forza Italia. Né per la Fiamma Tricolore dell’eurodeputato Luca Romagnoli, colui che ha sconfitto e costretto Rauti alla scissione e oggi guida un partito che, almeno a Roma, ha una consistenza paragonabile a Forza Nuova, una sede storica come Acca Larentia e la forza militante di gran parte dell’ex Movimento politico trasformato in Base autonoma: anche la Fiamma avrà i suoi eletti con la Casa delle libertà e si sa già che saranno i più «presentabili».

Mussolini ha risposto per le rime a Cesa: quella del segretario Udc è stata «una mossa pretestuosa, deciderà Berlusconi» e comunque, dice l’onorevole nipote del Duce, «niente veti, in Alternativa sociale ci sono anche Tilgher e Fiore». Tilgher ha aggiunto la sua «ampia delega ad Alessandra».

Roberto Fiore invece se n’è stato zitto per tutto il tempo del balletto. Era proprio lui, l’ex capo di Terza Posizione che ha fatto i soldi a Londra con la Easy London, il destinatario del pesante avvertimento recapitato giorni fa dal ministro dell’interno Giuseppe Pisanu, notabile di Forza Italia al quale l’accordo con l’estrema destra non piace neanche un po’. Mentre Berlusconi e soci stavano negoziando l’intesa con Alternativa sociale e dunque con Forza Nuova, Pisanu aveva attribuito a Forza Nuova responsabilità – tutt’altro che accertate – nella inquietante vicenda degli striscioni neonazisti esposti il 29 gennaio all’Olimpico prima di Roma-Livorno («Lazio Livorno stessa iniziale stesso forno» e «Got mit uns» con una «t» in meno). Fiore ha minacciato querele ma ormai il danno era fatto.

ALESSANDRO MANTOVANI

Il Manifesto
15/2/2006

CDL: SAYA, BERLUSCONI MESSO SOTTO SCHIAFFO DA FINI

“Io ho sempre apprezzato Silvio Berlusconi. Ma lui si e’ fatto mettere sotto schiaffo da Gianfranco Fini, questo e’ il vero problema’. Gaetano Saya parla in un’intervista ad Affaritaliani.it. Ma Fini non dovrebbe essere piu’ vicino alle sue posizioni? “No, assolutamente! Le spiego perche’: io sono il detentore legittimo del simbolo storico dell’Msi Destra nazionale. Tant’e’ che io nelle prossime ore daro’ mandato ai miei avvocati di inibire la Fiamma che Fini porta sul suo logo politico. Non puo’ tenerla. Io l’ho brevettata e registrata e ho pure il diritto d’autore”. I problemi allora perche’ nascono? “Non per me- replica Saya – ma perche’ il simbolo storico del vecchio Msi di Almirante avrebbe attratto l’elettorato deluso da Alleanza Nazionale”. Paradossalmente allora il mio nemico piu’ acerrimo e’ Fini”.

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