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pubblicato il 2.04.06
Enzo biagi sui neofascisti alle elezioni - La lezione inascoltata della storia
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La lezione inascoltata della storia

Ha fatto bene il sindaco Cofferati a vietare la manifestazione dei neofascisti nella mia Bologna

Ho sempre pensato che gli italiani non siano razzisti, invidiosi e violenti, e rimango convinto che, nonostante alcuni esempi dell’ultima ora, non siano né fanatici né intolleranti. Qualche volta cretini sì. Ha fatto bene il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, a vietare la piazza per la manifestazione del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore per proteggere la città da probabili incidenti come è accaduto a Milano l’11 marzo scorso. Sono convinto che il cretino non ha appartenenza e può essere di destra o di sinistra, per questo chi amministra ha il dovere di stare dalla parte di tutti i cittadini e di pensare alla loro incolumità.

L’Ms-Fiamma Tricolore è indagato per apologia di fascismo: ha esibito bandiere e simboli del ventennio del Duce. Non sarò mai d’accordo con quelli che difendono coloro che dicono cose aberranti perché hanno il diritto di esprimere la loro opinione. La Costituzione italiana parla chiaro: l’apologia è un reato, e mai come in questo caso è valido il detto ‘meglio prevenire che curare’.

Negli anni passati, nella mia città, Bologna, medaglia d’oro della Resistenza, i fascisti non potevano manifestare, non c’erano discussioni. All’ultimo momento, i neofascisti hanno deciso, dopo aver tentato di spostare la manifestazione a Padova, di andare lo stesso a Bologna, trasformando l’iniziativa di piazza in una conferenza stampa all’interno di un albergo. Poi, con una adeguata protezione della Questura, hanno fatto un giretto di circa 20 metri e gridato al vento: “Dove siete? Fatevi avanti, conigli”. Ho visto un manifesto elettorale di questi signori, mi è sembrato talmente lontano nel tempo che invece di ricordare gli Arditi, mi fa venire in mente ‘Fascisti su Marte’ del bravo Corrado Guzzanti.

Viviamo anni di grandi contraddizioni. Penso a quanto ha fatto Gianfranco Fini per portare Alleanza nazionale lontana dal suo passato: la visita al museo dell’Olocausto a Gerusalemme, l’intervista al quotidiano israeliano ‘Haretz’ dove, parlando del fascismo, disse che “aveva soppresso i diritti umani, che le leggi razziste hanno istigato alle peggiori atrocità perpetrate in tutta la storia dell’umanità”. Parole che gli fanno onore come la frase che scrisse nell’album dei visitatori di Auschwitz: “Questo luogo è l’inferno in terra”.

Poi gli ordini di scuderia, la paura di perdere le prossime elezioni, mettono da parte tutti i buoni propositi e nella Casa delle libertà, a fianco di Forza Italia, Udc, Lega e la stessa Alleanza nazionale, cosa troviamo?, gli eredi del Duce: dalla Fiamma Tricolore del deputato europeo Luca Romagnoli, alleato con il Fronte Skin-Heads del Veneto e con il Socialismo Nazionale del Lazio, ad Alternativa Sociale nata dall’unione tra Azione Sociale di Alessandra Mussolini, Forza Nuova di Roberto Fiore, per anni latitante in Inghilterra, e il Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher, ex esponente di Avanguardia nazionale, condannato per ricostruzione del partito fascista. Senza dimenticare il tentativo di accordo, fatto dal presidente Silvio Berlusconi, con il Nuovo Msi-Destra Nazionale di Gaetano Saya, in odore di Gladio e arrestato nel luglio scorso per attività eversiva. C’è una foto inequivocabile: il Cavaliere è ritratto mentre tiene sottobraccio la moglie di Saya, Maria Antonietta Cannizzaro, che è vice coordinatrice del movimento.

Quando questi accordi, inevitabilmente, furono portati alla luce, dentro la CdL ci furono parecchi imbarazzi, poi risolti con una dichiarazione ufficiale: accordo elettorale sì, ma nessuno di questi signori sarà presenti nelle liste del centrodestra. Uno squallido espediente.

Quei tanti giovani che vediamo nelle inquadrature televisive durante le varie convention del premier e che si capisce non hanno nulla da spartire con i loro coetanei dalle teste rasate e dalla voglia di nazionalsocialismo e di violenza, vorrei condurli ad Auschwitz, oggi Oswiecim, dentro i ‘Block’, fra l’umido odore del legno che marcisce, far sentire la campana stonata che suonava gli appelli, far vedere il filo spinato che sgocciola sotto la pioggia, la scritta di ferro: ‘Il lavoro rende liberi’, i riflettori che ancora si accendono, il rumore sordo dello sportello del forno crematorio quando si chiude. Le tante fotografie di bambine e bambini prigionieri e sotto i nomi: Marta, Alice, Isacco, Allegra, Isaia, Sara. E poi ancora, ammucchiati, migliaia di pennelli da barba, di occhiali, centinaia di valigie, eleganti, di pelle, con le etichette dei grandi alberghi, e quelle di cartone dei poveri, e i vasini dei più piccoli, e le gamelle di latta e i grembiuli e le vestaglie con la stella di David.

Noi cronisti raccontiamo la storia quando si sta svolgendo e i giornali del nostro tempo parlano di manifestazioni che portano distruzione, di risse negli stadi, di coltellate agli extracomunitari, sintomi di malessere e di cupi sentimenti che vanno ben oltre la cronaca. Il passato, alla luce di questi fatti, è una lezione inascoltata. Come è la storia.

L’Espresso

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