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pubblicato il 15.07.06
Milano Terza e ultima udienza del rito abbreviato per i fatti dell'11 marzo (3)
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Dopo che si e’ realizzata quella caricatura di barricata perche’ le barricate sono altre cose, dopo che qualcuno ha pensato anche di bruciarlo, abbiamo dei baldanzosi giovanotti tra cui il mio assistito che decide di stare li’, non si capisce neanhce a fare cose. In tutti i film c’e’ lui che lancia un singolo sasso non si sa a chi dato che le ffoo sono a piu’ di 100 metri e non sono raggiungibili. Dopodiche’ se ne va’, con il suo zainetto di sassi ancora pieno. Anche la durata della presenza sul posto, una presenza in cui non c’erano fascisti e non c’era la volonta’ di tenere veramente sul posto… Quarto elemento sull’assenza di premeditazione: mancata previsione delle vie di fuga. Non e’ necessario essere teorici per sapere che siccome tutti tengono all’incolumita’ fisica, che si debbba essere pensato alle vie di fuga. Nessuna zona delle citta’ ha piu’ vie di fuga di quella zona li’. Quando dico che non e’ stata preventivata nessuna via di fuga, mi riferisco in particolare a due fatti accertati: il primo che c’e’ un gruppo di manifestanti che cerca di rifugiarsi al nr 15 cioe’ a pochi metri dal posto dove ci sono gli scontri, cosi’ da essere quasi certi di essere identificati e arrestati. D’altra parte il mio assistito che ha 21 anni ed e’ uno studente, ma e’ di bergamo, decide di scappare nell’unica direzione in cui c’e’ un commissariato di polizia. come se non fosse logico che in presenza dell’unico commissariato di polizia necessariamente ci siano poliziotti o li’ convergano delle ffoo. [...] Questo elemento della mancanza di pianificazione, si collega con quell’altro che io chiamerei al gruppo di turisti per caso, cioe’ quel gruppo di persone da fuori che sono arrivati credendo di andare a una manifestazione e si sono trovati in altre cose e si sono trovati a scappare dispersi per la citta’. Settimo elemento che prova l’assenza di premeditazione: l’ignoranza dei filmati. La presenza della televisione viene convocata da un lato con la conferenza stampa, che nel 2006 vuol dire televisione. I partecipanti pur sapendo visto che avevano aaderito a una manifestazione con conferenza stampa, vanno sul posto in maniera tale da essere riconosciuto, tipo un casco con banda azzurra, e non se ne libera neache dopo che la manifestazione e’ finita. Mostrando un livello di impreparazione che non puo’ ascriverssi a premeditazione. Altro elemento che testimonia che in quel luogo ciascuno ha fatto quello che ha voluto, sono i danneggiamenti della vettura. Si sono verificati nella zona a sinistra di corso buenos aires, non quelle bruciate, ma quelle danneggiate dopo gli scontri, verso via palazzi. Incredibilmente anche questi danneggiamenti realizzati da singoli vengono chiamati a rispondere per concorso imputati che sono scappati dalla parte opposta. In quella fase ognuno ha fatto quello che ha voluto. Allora se tutti questi elementi che contraddicono la tesi della premeditazione sono veri, resta da valutare la situazione non dal punto di vista del senno di poi, ma dal punto di vista di un ragazzo di 20 anni che si trova li. Cosa puo’ sapere di quello che succedera’, se puo’ prevedere cosa succedera’, o se come succede sempre nelle situazioni di massa, ciascuno puo’ prevedere qualcosa ma non tutto. Questo per dire che anche negli anni 70 esistevano manifestazioni in cui si commettevano dei reati anche molto gravi. Ma che alla retata successiva seguissero misure cautelari per 4 mesi di carcere non e’ mai successo. Questo non solo per gli estermisti di sinistra che esistevano gia’ allora, ma anche a destra. Io ricordo che nel 1973 nel corso di una manifestazione dell’allora fronte studentesco dalle cui fila poi nacque il movimento fiamma tricolore, dalle cui file parti’ una bomba a mano che uccise l’agente Marino. Allora condannarono Ignazio La Russa che era nelle prime file di quel corteo negli stessi cordoni da cui parti’ la bomba a mano per tentato omicidio? No. Allora se chi e’ in un corteo risponde di tutto quello che accade avremmo meno onorevoli e piu’ carcerati. Io non dico che quella decisione fu giusta anche se probabilmente si’ perche’ si dimostro’ che era una scheggia impazzita che aveva portato le bombe a mano in corteo e non un piano condiviso. Torniamo alla mancanza del senso di misura: qui tuti sono ritenuti responsabili di tutto con un estensione dell’articolo 110 del c.p. esagerata. Come se tutti potessero essere responsabili di tutto cio’ che e’ accaduto non solo li’ ma anche nelle vie vicine e due ore dopo. Le richieste del pm sembrano richiamare la legge francese sui casseur che in Italia non c’e’ e non vedo perche’ dovremmo richiamarci alla legislazione di un altro paese. Torniamo a valutare il minimo comune denomitatore di chi era in manifestazione. Lo scopo non era lo scontro con fiamma tricolore, ne’ quello di tenere la piazza come abbiamo visto. Lo scopo non poteva neanche essere l’AN point, perche’ quel gruppo di manifestanti che e’ partito da Lima verso piazza Oberdan poteva essere fermato ovunque lungo quel tragitto. [...] Non poteva quindi essere premeditato perche’ nessuno poteva pensare di arrivare fino li’ (come anche i tre spezzoni potevano essere fermati ai punti di partenza, ma e’ un altro punto che affronto dopo). Faccio un inciso sull’AN point: non sara’ sfuggito che AN non si e’ costituito parte civile in questo processo. Non si e’ immischiata nel processo come hanno fatto tutte le forze di sinistra. Le forze istituzionali di Milano hanno deciso di restare fuori da questa cosa considerandola un fatto di minoranze, senza neanche la volonta’ di infierire. Per me AN in realta’ ha preso piu’ le distanze da Fiamma TRicolore che da altro. ALlora quale era lo scopo? Escluso che ci fosse una logica militare, l’unico collante era un appuntamento mediatico dimostrativo per dimostrare che esistono gruppi antifascisti cosi’ determinanti da tentare di occupare piazza Oberdan per impedire una manifestazione fascista. Un evento mediatico che si sarebbe concluso con quella caricatura di barricata se non si fossero inseriti delle persone che venivano da Marte e che non so come siano arrivati con bombe carta con i chiodi e razzi. Esiste una qualita’ mediatica dell’iniziativa politica, esiste anche la volonta’ di alcuni di usare questi momenti per mettere in mostra qualcosa di piu’. La barricata era simbolica, come anche la prima carica delle ffoo, poi qualcuno ha fatto quello che ha voluto. Costoro non sono tra gli imputati qui. Chi va con bombe carta non si fa pesacare. La mancanza di prova della preordinazione e tutto questo provano che non tutti hanno fatto tutto. Gli imputati devono essere assolti Concludo consentendomi ancora qualche riflessione politica: il giorno 11 marzo questi ragazzi sono stati lasciati soli dall’ANPI, dai partiti della sinistra e dai sindacati che non hanno svolto quel ruolo di ammortizzatore sociale, non hanno preso posizione, mentre a Milano sono sempre stati un cuscinetto tra le posizioni piu’ estreme. Qualcuno ha scelto di andare in piazza, qualcuno ha scelto il gesto esemplare, qualcuno ha scelto in assenza dei fascisti di aggredire ffoo [...] che avevano l’unica colpa di stare nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Quindi questi ragazzi, molti di loro fuori citta’, si trovano da soli, realizzando quella condizione innaturale di isolamento dell’antifascismo che o e’ collettivo o non e’. Realizzano una situazoine che giova alle destre milanesi che cavalcano la cosa, convocando addirittura una manifestazione dei commercianti. E mi sia consentito un inciso: io vivo li’. La manifestazione dei commercianti non c’e’ stata. Era un gruppo di 100 militanti della casa delle liberta’ sotto uno striscione “Basta coi Prodi autonomi” a uso delle telecamere. I cittadini della zona non c’erano, io non ne ho visti. Un isolamento che precede l’11 marzo, che dura durante i fatti e che li segue. La riflessione e’ che sul piano morale questo non deve piu’ accadere: non si devono lasciare soli ragazzi nd’ in piazza ne’ in galera. Nessuno si deve arrogare il monopolio dell’antifascismo. Non si devono esporre per ricordare l’antifascismo a Milano e la citta’ non deve lasciarli esporre. Non mi sembra sensato lasciare a marcire in carcere ragazzi che se hanno sbagliato non lo hanno certo fatto per fini egoistici. Se loro hanno perso il senso della misura, uesto non giustifica la perdita del senso della misura da parte della citta’. Concludo dicendo che una adeguata opera di persuasione e di controllo dei funzionari PS che conoscono questi ragazzi uno per uno o da parte delle istituzioni di sinistra di Milano avrebbe evitato l’11 marzo e quello che e’ successo. Si sapeva da giorni e non si e’ fatto nulla per evitare che accadesse, che quella esperienza mediatica che volevano realizzare potesse svolgersi senza problemi [..] In questo contesto resta il punto interrogativo sulla scelta di autorizzare manifestazioni di estrema destra e vietare quelle di sinistra. Concludo che se questo e’ anche il contesto politico di questa storia e che questa storia e’ stata enfatizzata a dismisura, mentre nel pomeriggio di sabato lo shopping e’ continuato senza problemi, con la gente che commentava serena ai lati della strada, il progetto di risolvere il problema con 150 anni di carcere e’ smisurato e senza senso. Non esiste responsabilita’ collettiva per quello che si e’ verificato, il processo ci offre solo prove contrarie agli accordi previ; non sappiamo perche’ le indagini non ci dicano chi ha fatto cosa, ma non si puo’ per questo dire che allora tutti sono responsabili di tutto. Il reato di devastazione tiene insieme tutta questa operazione, ma non e’ un collante presa da scaffali non piu’ utilizzati, ne’ utilizzabili. Mi limito a citare una sentenza del 1960, anno del governo Tambroni e delle sommosse popolari per farlo cadere. Il tribunale di Palermo ha un rilievo quantitativo: a Palermo si era spaccato tutto, assalendo banche, il municipio e i negozi, di tutto. Ci furono 144 feriti non gravi tra le ffoo. Furono fermate 364 persone, di cui 55 andarono a processo. Dei 55 solo 2 furono condannati per devastazione e saccheggio, ma a entrambi furono garantite le attenuanti di alto valore morale e sociale “per aver combattuto per migliorare e progredire le condizioni sociali dei lavoratori”. Per capire perche’ questa sentenza e’ parametro seppur negativo vorrei leggere i rilievi per dare atto della siderale distanza: “si trovano bombe ovunque; molti manifestanti erano armati; tutti i semafori e le aiuole sono state distrutte; piu’ di cento tra agenti e carabinieri sono stati feriti”. E’ successo di tutto ma le conseguenze sono state molto piu’ esigue di quelle che si propongono oggi. Devo ripetere che la sentenza non sia neanche arrivata in cassazione e quindi ritengo sia stata annullata. Mi sono permesso di copiare le righe dei manuali sul 419 c.p. “Si segnalano gli eventi dopo i bombardamenti di Benevento (1942), si puo’ dire che l’associazione del 419 c.p. a calamita’ sociali e’ immediata perche’ sonon relativi a fatti successi sul finire della seconda guerra mondiale”. [...] Precedenti remoti che nulla hanno a che vedere con l’11 marzo., ma quando dio che qui si rischiano di rievocare i fantasmi della storia mi riferisco proprio a questo. [...] Nel 2000: “Il 419 c.p. non e’ una pluralita’ di danneggiamenti ma qualitativamente diverso”. Virisparmio il resto perche’ e’ dottrina. [...] Per reati di cui nessuno sente il bisogno di rievocare. Che lo si voglia o no la guerra e’ finita. Chiunque pensi di riportare l’antifascismo a un conflitto minoritario per bande ignora che la guerra e’ finita. Allora solo se non si impara dalla storia si ripetono gli errori. Se la guerra e’ finita non ha senso rievocare certi reati. Signor giudice, io non la invidio in questo momento, perche’ lei e’ solo. Non ha neanche i colleghi della corte d’assise a fianco. Ha la certezza che con qualsiasi decisione lei scontentera’ qualcuno. Lei e’ solo con i suoi codici e con la sua coscienza a cui mi appello, perche’ non posso immaginare un futuro da martiri dell’antifascismo per 20 ragazzi che si sono trovati in un luogo in cui altri facevano altro. [...] Per questo non sviluppo neanche il tema delle subordinate. Solo perche’ un aparte minoritaria della citta’ gode a vedere questi ragazzi in carcere, questa minoranza che qui non ha rappresentanza, non possiamo condannare questi ragazzi.

[ istanze di scarcerazione ]

[ istanza Mazzali ]
Io credo che tutti siamo convinti che questa situazione debba terminare. Le istanze precedenti hanno gia’ avuto torto a reiterrare le misure cautelari. A maggior ragione non ci sono ora, ne’ per inquinamento delle prove, ne’ per reiterazione del reato, per i motivi che immaginera’. Non mi venga a dire che e’ perche’ hanno denunce perche’ l’art. 17 della Costituzione e’ chiaro. [...] Credo che anche solo per lasciarli ai domi iliari lei debba usare iperboli per giustificare la decisione. Ho preparato delle cartellette con tutta la documentazione, anche per l’eventualita’ remota dei domiciliari [...]
[ istanza Fuga, Burani, Cattalini, Sassi ]
[ Repliche del pm Basilone ]
Io confermo tutta la mia requisitoria. Esprimo parere favorevole ai domiciliari per tutti gli imputati.

[ Dichiarazioni spontanee di FW ]
[ Dichiarazioni spontanee di MC, KA, JM, MC ]
[ VV si associa alle dichiarazioni di FW ]

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repressione
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