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pubblicato il 15.07.06
Milano Terza e ultima udienza del rito abbreviato per i fatti dell'11 marzo (2)
·

[avvocato Vanni – difesa DP ]
Credo che giunti a questo punto sono gia’ state esposte tutte le ragioni di fatto e di diritto che depongono per una sentenza di assoluzione rispetto alla massima parte dei reati contestati. Il mio compito in questa sede non puo’ che essere marginale. Lei ha tutti gli elementi utili e necessari per decidere, e io mi chiedo dunque, dopo aver ascoltato con attenzione i miei colleghi e avendo imparato molto da loro, quale puo’ essere il mio contributo a questa discussione. io posso presentare al giudice la raccolta’ di dottrina sul reato di devastazione e saccheggio che ho raccolto nel mio studio, sui pochissimi precedenti che si sono susseguiti. O forse meglio posso proporre una riflessione che fornisca o che pretenda di fornire al giudice una chiave di lettura radicalmente diversa e in alcuni punti anche eretica, rispetto a quella del GIP e antitetica rispetto alal lettura che ha dato di questa vicenda il tribunale del riesame. Forse questo e’ il miglior contributo che posso dare come avvocato ormai anziano, visto che ho operato laprima volta 30 anni fa, e anche come cittadino milanese che abita a poche decine di metri dagli scontri. Ero a palazzo di giustizia e non li ho visti, sono tornato a casa mentre gli scontri erano in atto o poco dopo ma non me ne sono accorto. Ho avvertito le reazioni degli abitanti a questi fatti. Mischiero’ le argomentazioni di un avvocato con quelle di un cittadino milanese che abita li’ e che ha figli della stessa eta’ degli imputati che fortunatamente non erano li’. In questa vicenda c’e’ stata da parte di troppi la perdita del senso della misura. In primo luogo quando le autorita’ cittadine decidono di vietare una manifestazione antifascista, nel momento in cui le autorita’ prendono atto dell’avvenire una manifestazione della fiamma tricolore che era stata giustamente vietata dei mesi prima. Sicuramente le autorita’ si sono poste il problema di cosa sarebbe successo con quegli antifascisti che volevano contrapporsi ai fascisti. Questo perche’ e’ sbagliato dire che tutti gli antifascisti erano in piazza quella mattina in quel modo, perche’ ci sono molti piu’ antifascisti di quelli che c’erano in piazza e che hanno strumenti e metodi di azione piu’ efficace. I rischi sarebbero stati minori se l’autorizzazione fosse stata vietata o autorizzata in luogo altro rispetto a dove e’ stata autorizzata. Poi, da parte di alcuni dei manifestanti ci sono stati delle esagerazioni, tant’e’ che tra gli stessi centri sociali ci sono stati riflessioni documentate anche in atti e tratti da indymedia che parlavano delle esagerazoini che si sono verificate nella mattinata. Perdita del senso della misura da parte della magistratura. I provvedimenti in cui si sono ritenuti questi ragazzi in quanto tali pericolosi perche’ erano scesi in piazza per una manifestazione antifascista, sono viziati da un pregiudizio, perche’ la reiterazione del reato si poteva ipotizzare solo nel caso di altre manifestaaioni fascsite, ma era un’ipotesi remota perche’ per nostra fortuna e perche’ i fascisti raccolgono una percentuale di voti da elenco telefonico non sono in grado di organizzare spesso manifestazioni… Le organizzano poco spesso e quando lo fanno devono cammellare truppe in pullman da altre citta’ rispetto a milano dove sono pochi, conosciuti e anche un po’ snobbati. Quindi la valutazione della misura e’ stata fatta in modo politico quasi che la loro eventuale antisocialita’ potesse manifestarsi ordinariamente nella loro vita e non solo nel caso in cui ci fosse una nuova manifestaiozne della fiamma tricolare. Una perdita di senso della misura gravissima da parte della magistratura milanese. Ma la perdita del senso della misura si e’ realizzata non soltanto nella scelta processuale, ma anche con la scelta di contestare il concorso nel reato di devastazione. Primo perch’e non c’e’ stata devastazione a meno che non si dia una lettura incostituzionale di questo reato, e secondo perche’ gli ordinari criteri di valutazione per il concorso nel reato sono stati torti fino al punto da considerare la partecipazione a singoli episodi delittuosi anche condotte che della partecipazione non avevano nnemmeno il fumus. Anche qui anche sul piano sostanziale perdita del senso della misura. La sintesi di questo atteggiamento e’ nella richiesta di pena che viene formulata uguale per tutti dal pm, partendo dal carico di pene per un reato ch enon c’e’ arriva a disegnare per il futuro di questi ragazzi una permanenza in carcere di qualche anno. Dobbiamo ritenere perche’ e’ implicito nella sua richiesta alla richiesta di misure cautelari, perche’ riterra’ he tutti questi anni debbano essere scontati per liberare la citta’ immediatamente dal pericolo che queste persone rappresenterebbero per la nostra vita. E’ un’esagerazione. Trent’anni fa ho messo piede in quest’aula. Ho la sensazione di essere una persona sbagaliata nel posto sbagliato, ma spero sia il posto giusto. Quando qui si celebravano processi per banda armata, reato piu’ grave rispetto ai fatti che stiamo leggendo e che ha avuto conseguenze peggiori, pene cosi’ venivano chieste per persone trovate in possesso di armi con il numero di matricola abrasa. Pene come queste vengono chieste per tentato omicidio, o possesso di sostanze in quantita’ enormi. Per rapina vengono comminate pene assai meno ingenti. Potrei continuare ma non lo faccio perche il giudice conosce queste cose megliio e piu’ di me. Allora se siamo arrivati a questo punto esagerando molto da parte di tutti, significa che in quest’aula oggi sono entrati i fantasmi degli anni 70 che si sono visti in piazza l’11 marzo attraverso la sfilata della fiamma che gia’ esisteva negli anni 70 e anche me lo si permetta senza che nessuno si offenda, per un certo isolamento di una parte dell’antifascismo milanese che riteneva di affrontare i fascisti non su un piano politico ma su quello della violenza di piazza. Un terreno che ha portato molti giovani di destra e di sinsitra alla morte per niente, situazioni dolorose e illogiche allora in cui si agitavano in piazza i torti subiti dagli uni e dagli altri durante la guerra. [...] Si ripresentano come fantasmi oggi quasi che questo paese debba rimanere vittima di un passato che non passa mai. Ma non e’ cosi’, fantasmi di questo passato debbono rimanere fuori dalle piazza e soprattutto dalle aule di giustizia. Non abbiamo bisogno di eroi, ne’ di altri martiri. L’antifascismo milanese non ha bisogno di martiri. La lettura sbagliata che viene fatto dal tribunale del riesame sulla pericolosita’ sociale e sulla possibilita’ di reiterazione del reato e’ sbagliata perche’ parte da una premessa sbagliata, e cioe’ che tutto quello che e’ accaduto l’11 marzo e’ stata il prodotto di una scelta deliberata e preordinata di un esercito unitario. Il tribunale della liberta’ dice “tutti sono colpevoli perche’ tutti portano la stessa divisa”. Siccome questa e’ la radice teorica sbagliata del provvedimento e di questo processo, questa va aggredita. Ci sono numerosi atti che portano a ritenere che quello che e’ accaduto e’ stato il prodotto di una numerosa convergenza di interventi e non il prodotto di una strategia bellica che nessuno poteva avere in testa. Primo elemento: la polizia dice che convergono tre gruppi da tre diversi centri sociali, ne deduciamo con un suo proprio modus e sue proprie intenzioni. Secondo elemento: scopriamo che lo scopo era quello di tenere la piazza fino all’arrivo. Questo sta solo nel documento di indimedia e nella sentenza del tribunale. Nemmeno l’esercito svizzero potrebbe tenere piazza oberdan. Ha 7-8 vie d’accesso alcune delle quali sono dei viale enormi. io non credo di essere uno stratega militare, ma il solo progetto di poter bloccare quella piazza e’ demenziale, perche’ vi possono convergere persone da ogni luogo. Tant’e’ che nessuno lo ha pensato. Se fosse stato pensato la conferenza stampa non sarebbe stata fatta per le 12, cioe’ tre ore prima, ma molto dopo per fronteggiare i fascisti. Significa che si escludeva da parte di tutti che ci dovessere essere un contatto fisico tra i manifestanti e i fascisti. La memoria storica ci aiuta a capire che questo e’ vero oltre alla toponomastica. In 50 anni di manifestazioni a Milano, nessuno dico a memoria d’uomo ha mai pensato di creare degli incidenti in quella piazza li’, perche’ e’ indifendibile. E che cmq non poteva prevedere neanche tra gli elementi piu’ eccitati la possibilita’ di rimanere in quella piazza. [...]

repressione
r_lombardia


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