La guerra del GAS
Domenica 12 ottobre la situazione in Bolivia è definitivamente precipitata. La repressione congiunta di esercito e forze di polizia
ha causato in sole 24 ore la morte di nove persone. L'epicentro degli scontri più violenti
è stato la cittadina di El Alto, non lontana dalla capitale La Paz, che si preparava intanto a nuove mobilitazioni e all' accerchiamento dei contadini aymaras. Il governo ha militarizzato l'intera zona intorno a El Alto, affidando all'esercito il compito di reprimere violentemente i blocchi stradali,
i cortei e le manifestazioni popolari.
Il presidente Sanchez de Lozada è stato più volte vicino al ricorrere
al fantasma del colpo di stato, mentre preferiva accusare le organizzazioni mobilitate di "cospirazione". Nelle stesse ore spuntava l'ipotesi di una regia repressiva del governo
boliviano in collaborazione con le forze armate cilene.
La cosiddetta "guerra del gas", proclamata in primis dalla neonata la Coordinadora del Gas è scoppiata nel contesto di agitazioni nazionali provocate dai piani del Presidente, "el gringo" Sánchez de Lozada, di cedere le risorse di gas ad alcune imprese internazionali, per poi esportarlo principalmente verso Stati Uniti e Messico. Dunque dopo lo sciopero generale illimitato convocato dalla Central Obrera Boliviana e le mobilitazioni di minatori, cocaleros, campesinos e settori sociali in lotta, l'assedio al presidente per la difesa delle risorse nazionali e contro le sue politiche neoliberiste economiche e sociali si è fatto sempre più deciso, come le
risposte repressive del Governo.
Il fronte d'opposizione ai progetti di privatizzazione e alla cessione delle risorse di gas ad imprese multinazionali, portati avanti dal Presidente della Bolivia "Goni" Sanchez de Lozada, nonostante la sanguinosa repressione incontrata è cresciuto sempre più dopo che
alla Coordinadora del Gas e ai contadini e ai cocaleros si sono uniti anche i lavoratori della Central Obrera Boliviana.
Tutti insieme hanno dato vita per due settimane a blocchi stradali e scioperi, mantenendo il livello dello scontro sociale nel paese altissimo, soprattutto attraverso l'ormai classica strategia boliviana del Bloqueo de caminos.
La protesta del popolo boliviano non è solo scagliata contro l'obbiettivo di svendere le risorse nazionali ma anche contro le politiche neoliberiste del governo naionale, in nome della realizzazione dei 72 punti
previsti dall'accordo preso con il governo nazionale nel 2001.
La Bolivia è il secondo paese, dopo il Venezuela, con maggiori riserve di
gas: un gran bottino per chi intende controllare e impadronirsi delle risorse
naturali del paese. Chi in passato voleva impossessarsi dell'acqua boliviana ha incontrato una resistenza popolare imbattibile intorno alla zona di Cochabamba.
Ieri era l'oro e l'argento di Potosí, quando i minatori morivano nelle
gallerie e le ricchezze partivano per l'altra parte del mondo. Oggi vogliono andare ancora più lontano e più in profondità, in un paese dove lo scontro sociale è ormai fortissimo da mesi
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